Letteratura

“Il perturbante” di Giuseppe Imbrogno: Big Data, Little Life

22 Gennaio 2018

Quando scrivo post di libri ci tengo a dire che le mie non sono recensioni. Primo perché non ho gli strumenti per recensire, poiché l’atto del recensire chiede un giudizio critico strutturato; secondo perché – come in questo caso – parlo del libro di un amico. E, come lessi in un’intervista a Michiko Kakutani, colui (o colei) che scrive di libri di amici, non ha alcuna credibilità come recensore. Ecco dunque due semplici  ragioni che dimostrano come i miei non siano altro che  semplici “consigli di lettura” di uno che legge libri.

Esaurita la premessa, arrivo al punto: il libro di Giuseppe Imbrogno, dal titolo freudiano “Il perturbante”. Si tratta dell’opera prima dell’autore, arrivata alla selezione finale del premio Calvino dove è stata premiata con una menzione speciale della giuria.

Per quanto mi riguarda, definire “Il perturbante” semplicemente come un thriller è limitativo. Se è vero che si tratta di un racconto in cui la storia e lo stile della narrazione – serrato, asciutto e incalzante – conducono a una sorta di climax tensivo che incolla il lettore alla pagina, è altrettanto vero che il sottostante generativo della storia – l’inquietante pervasività del monitoraggio dei dati che disseminiamo in rete – è tanto attuale, quanto documentato; per questo “Il perturbante” è anche un romanzo-saggio.

La storia è la narrazione in soggettiva dell’esistenza di Lorenzo, un analista che si occupa di esaminare il petrolio psicoeconomico – e psicopolitico – di questa nostra perturbante contemporaneità: dati – enormi, smisurate, precise – quantità di dati. Estratti dalle scie che ogni individuo lascia in rete o negli archivi digitali che ormai sottendono quasi ogni aspetto della nostra esistenza.

Lorenzo ha un talento mercuriale nell’osservazione di ciò che lo circonda; è un single milanese, solitario e tendenzialmente sociopatico, abituato a dissezionare ogni cosa secondo criteri analitico quantitativi, determinando da ciò possibili interpretazioni di senso. Vive un’esistenza anodina, in cui il lavoro piano piano occupa ogni interstizio esistenziale. Il punto di rottura del suo precario equilibrio avviene quando incontra Sergio a una festa e – da quel momento – Sergio diviene la sua ossessione.

Perché attraverso la spasmodica osservazione della vita di Sergio tramite l’accesso continuo a tutti i suoi (big) dati, Lorenzo inizia a vivere non più la sua vita, bensì quella del suo oggetto di analisi. Le sue vacanze, i suoi cibi, la sua palestra, i suoi affetti e tutto ciò che – dall’incognito buco della serratura virtuale da cui Sergio, che è metafora di noi tutti utenti del web – è osservato, divengono la linfa tossica di cui si nutre Lorenzo, vivendo sdoppiato nella vita dell’altro. Sino a che, passato il confine tra reale e virtuale, perde se stesso.

“Il perturbante” è un ottimo libro. Si legge senza fatica, grazie alla rapidità della parola. E la storia, perfettamente calata nell’attualità della Milano da bere 2.0, aggancia il lettore con forza. Si tratta di un libro che mi ha richiamato alla memoria gli echi della narrativa contemporanea di alcuni autori americani, Jason Starr su tutti, che narrano di sbandate e anonime esistenze metropolitane, in cui la “solitudine senza l’isolamento” conduce allo spaesamento. In questo senso il libro di Imbrogno è a mio avviso molto originale e profondamente contemporaneo.

Oltre a ciò non nego che (pur trattando temi differenti) nel leggere il libro ho sentito sensazioni simili a quelle provate vedendo il film “Shame” di Steve Mc Queen: personaggi normali nella dimensione pubblica quotidiana che nascondo indicibili voragini psichiche nel loro solipsistico privato.

Infine “Il perturbante”, nella sua dimensione saggistica, è un necessario monito per tutti noi che usiamo – più o meno coscientemente – social network, tessere fedeltà o cookies: non c’è nessuna innocenza, al di là del doppio specchio virtuale. Siamo “psiche da macello”. E Giuseppe Imbrogno, attraverso questa storia, ce lo ricorda spietatamente.

In sintesi: questa opera prima merita i riconoscimenti avuti e merita la lettura. Perché arrivati in fondo, seppur avvinti dalla storia, si resta salutarmente perturbati. Divenendo più vigili e, forse, più vivi.

Autore: Giuseppe Imbrogno
Editore: Autori Riuniti, Torino
Pagine: 149
Prezzo: € 14,00  (cartaceo)
Data di pubblicazione:  2017

@Alemagion

www.facebook.com/alessandro.maggioni.792

 

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