Letteratura
Il mausoleo di un grande intellettuale
MAUSOLEUM. TRENTASETTE BALLATE TRATTE DALLA STORIA DEL PROGRESSO, pubblicato da Hans Magnus Enzensberger nel 1975, uscito per la prima volta in Italia nel 1979, è stato riproposto nel 2017, sempre da Einaudi e sempre con la traduzione di Vittoria Alliata, ma con la novità del testo tedesco a fronte. Quarant’anni fa il libro fu salutato da pubblico e critica come opera innovativa e stimolante nella produzione poetica occidentale, e mantiene tuttora una sua carica provocatoriamente vitale e ideologicamente corrosiva.
Enzensberger è stato uno degli intellettuali europei più prolifici e lucidamente critici, nella sua vastissima produzione che comprende saggi, pamphlet, romanzi, pièce teatrali, che tuttavia si caratterizza soprattutto per l’originalità della scrittura poetica.
Mausoleum è, come indica il sottotitolo, una raccolta di 37 medaglioni biografici dedicati ad altrettanti protagonisti (agenti, promotori, fautori, ideatori, e talvolta vittime) del progresso – civile ideologico, scientifico, tecnico, medico, artistico, politico – dell’umanità nell’ultimo millennio. Un elenco di scienziati, musicisti, inventori, architetti, filosofi disposto in ordine cronologico: a partire dal padovano Giovanni de’ Dondi, orologiaio del Trecento (“Un meccanismo plurimo, di ruote / ellittiche e dentate, / connesse ad ingranaggio / … In codesto medioevo / oggi ancora viviamo”) per finire con Ernesto Che Guevara (“Un delicato perdente, pane / per i servizi segreti”). Trentasette uomini (nessuna donna, infatti) che hanno fatto la Storia. Nell’immaginario di Enzensberger non sono le masse che permettono alla civiltà di evolversi, favorendo le “magnifiche sorti e progressive” di quello che i tedeschi chiamano “Die Forschung”: sono gli individui – geniali, coraggiosi, bizzarri, sfortunati, sbeffeggiati, perseguitati, sempre controcorrente.
Sei ballate sono dedicate a italiani: il già citato de’ Dondi, e poi Campanella, Machiavelli, Spallanzani, Piranesi e lo psichiatra Ugo Cerletti, inventore dell’elettroshock. Di quest’ultimo e di Spallanzani vengono sottolineate l’asetticità scientifica e una sorta di sadica morbosità nel sottoporre animali e persone a esperimenti dolorosi e disumani, in nome di un opinabile progresso della medicina.
L’esaltazione di un illuminismo utopistico e mendace viene ironicamente inficiata attraverso la rappresentazione delle caratteristiche fisiche e comportamentali dei personaggi raccontati, spesso bruttini, piccoli, malaticci, in preda a ossessioni e tic maniacali, nati e cresciuti in ambienti viziati o corrotti. Un piccolo mausoleo degli orrori, quindi: nessuna malinconica Spoon River, in questa antologia sepolcrale che si vieta qualsiasi partecipazione emotiva, qualsiasi empatica solidarietà con i protagonisti dell’evoluzione e dello sviluppo umano, perseguito a prezzo di sofferenze individuali e collettive troppo spesso minimizzate o addirittura negate.
La preferenza intellettuale di Enzensberger sembra indirizzata verso ingegneri, urbanisti, matematici, soprattutto dell’ottocento. Ma troviamo nell’elenco anche un musicista (Chopin: “L’implacabile foga con cui, vita natural durante, / parteggiò per il superfluo, difficilmente si spiega”). E un mago (Houdin: “Indistinguibile / il progresso dell’inganno dall’inganno del progresso. / Il pubblico è in estasi, gli applausi non finiranno / mai”). Dei molti filosofi e rivoluzionari politici si schernisce l’inconsistenza pratica, l’incapacità di comprendere il reale, il crudele destino di venire disattesi, traditi e superati dal trascorrere del tempo e dalla trasformazione delle ideologie: superati e dimenticati Condorcet, Fourier, Malthus, Leibniz, Taylor; Guevara ridotto a gadget nei manifesti e nelle T-shirt degli adolescenti, Bakunin divenuto un forsennato e innocuo fantasma rivoluzionario (“E poiché sei sempre / lo stesso, / e poiché non ci puoi comunque aiutare, Bakunin, / rimani laddove sei”).
Enzensberger scrive poesia prosastica, utilizzando diverse tecniche tipografiche: il tondo per la descrizione, il corsivo per gli inserti tratti da citazioni, articoli, memorie, commenti e sottolineature personali. Alcune ballate sono veri e propri brani narrativi, e anche tale tecnica di scrittura contribuì a rendere particolarmente originale il suo Mausoleum: ma fu e rimane soprattutto il caustico messaggio di disincantata polemica nei riguardi dell’illusoria pretesa umana di un inesauribile e vincente avanzare del progresso, a rendere ancora molto attuale il suo messaggio poetico.
HANS MAGNUS ENZENSBERGER, MAUSOLEUM – EINAUDI, TORINO 2017, p. 279
(recensione pubblicata su SoloLibri il 20 marzo 2017)
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