Letteratura
Il libro scritto dalla guardia del corpo degli Oasis
“What’s the story? Oasis” (Mondadori) è un libro del 1997, scritto da Ian Robertson detto Bonhead – slang british per skinhead nazi -. Robertson è un ex parà e guardia del corpo degli Oasis, band rock di Manchester. Banhoff ve lo consiglia perché “è stupendo” e perché è davvero un libro dirompente, fatto di riflessioni sul rock e sul mondo dei Gallagher.
Questo pezzo è scritto per un libro speciale che ho comprato nel 1997 e che mi ero completamente scordato di avere ovvero What’s the story? Oasis di Ian Robertson edito da Mondadori e fuori stampa e introvabile come la maggior parte dei libri decenti oggi giorno. Ian Robertson è un ex paracadutista scelto dell’esercito inglese che una volta in congedo ha cominciato a lavorare nel settore della security delle rock band, esperienza che ha avuto il suo culmine nel periodo in cui ha seguito gli Oasis. Il libro parla dei diciotto mesi (esattamente dal tour di Definitely Maybe alle registrazioni di What’s the story) in cui è stato capo della sicurezza, road manager e sesto membro del gruppo a detta di tutti, col plauso di Liam.
Perchè ne parliamo? Perché è stupendo.
Questa è la frase che lo chiude: Mi rendo conto perfettamente che il canovaccio su cui il mondo rock and roll si dipinge non può essere paragonato in alcun modo all’orribile realtà della guerra, ma per alcuni versi, un anno on the road con gli Oasis è come la guerra. È “noi e loro”; io ero noi e adesso sono loro. Ora quando sento una canzone degli Oasis alla radio, o la loro immagine virtuale appare sulle tv musicali, la sensazione di vergogna è la stessa, e non posso tollerare di guardarli o ascoltarli, devo cambiare canale. Mi vergogno di non aver tenuto duro, per non essere stato all’altezza del mio compito.
L’introvabile edizione italiana
Non fate l’errore di prendere questa confessione come il lamentino isterico di un perdente, questa frase arriva dopo 250 pagine di libro scritte a palle in mano, da un uomo di acciaio, che ha amato questa band e l’ha seguita con la dedizione di una missione. Il libro poi ha uno stile narrativo un po’ ridicolo, ci sono metafore da bar, sciocchi giochi di parole e stereotipi sul mondo del rock visto come un Parnaso superganzo, ma gli si può perdonare.
Partiamo dall’inizio, Ian è un ragazzaccio inglese, ha un senso dell’humor patetico e ascolta solo il rock and roll. Il collegio militare dura fino a 21 anni e a quel punto è un uomo fatto e finito. Gira in paesi di merda lontani dall’Inghilterra (che per gli inglesi sono un po’ tutti gli altri paesi appena fuori dall’Inghilterra), tra un conflitto e una base militare.
La sera al Wetlands, quella dell’incontro tra Ian e la band. Su YouTube c’è TUTTO
Durante un tour di supporto a una band scadente Ian in America, al Wetlands di NY per essere precisi, si trova a fare la sicurezza in un locale dove suonano anche gli Oasis. Sono solo al primo album, negli Usa non li conosce nessuno ma in Inghilterra già se ne parla bene. Al sound check la band si presenta con il consueto ritardo, con quell’aura mistica di grandezza, quel noi possiamo fare tutto che non è un atteggiamento studiato a tavolino ma una spavalderia dovuta dalla consapevolezza. Ecco in questa scena c’è già tutto, la grandezza e la disfatta, l’imprevidibilità, l’incapacità di contenersi di di cinque ex ragazzini poveri che stavano per diventare milionari. Questo libro è utile per entrare nell’ottica Oasis, nella dinamica assurda del loro carrozzone di traumi familiari e affinità con la droga. La fortuna di Ian è che con gli Oasis lavora un personaggio con cui fa subito amicizia, tale Mark il loro manager e quella sera a NY, Ian rimane così stregato dalla performance del gruppo che vuole solo una cosa: andarsene con loro. Non è una questione di lavoro, anzi per lui sarebbe pure un passo indietro professionale visto che loro hanno bisogno al massimo di una security guard, ma dal momento in cui lui viene esposto al sogno, nessun altra cosa può contare più.
Viene assunto e vive con la band forse il periodo migliore della band. Ma erano già gli Oasis, quindi aspettatevi pagine su piste e piste di coca, risse, Liam che esplode e picchia un francese, poi picchia Bonehead, poi picchia Noel, poi picchia suo fratello più grande per cui aveva chiesto espressamente che fosse vietato l’accesso al camerino. E poi soldi, soldi e soldi sperperati, carte di credito che tagliano piste di coca e strisciano ovunque a prezzi folli. Sul set del video di Whatever la band ci è dovuta andare tre giorni di fila perché per i primi due Liam ha paccato. L’orario era sempre per le tre del pomeriggio perché prima sarebbe stato impossibile che qualcuno di loro si alzasse dal letto e questo non solo per la spavalderia da megagruppo rock, ma per una vita vissuta sui tourbus, a percorrere distanze interminabili, tra un sound check e un impegno promozionale (che gravava solo sulle spalle di Liam e Noel). Ian diventa sempre di più quello che si occupa della salute personale dei ragazzi, quello che li va a ripescare in qualche camera d’albergo strafatti in mezzo a donne nude per non perdere un volo e pagare una penale, quello che porta Liam da dottori specializzati al momento in cui lui perde la voce e piange, quello che ci pensa lui a togliere a loro ogni grana.
Diventa il loro coach, il sesto membro appunto, ci sono notti che passa al bar a farsi e a bere con Noel che gli dice che a Manchester non ci vuole tornare, che c’è stata una ragazza tanto tempo fa e fa ancora male, oppure con Liam che ammette di notte in Giappone di essere un ragazzotto viziato perchè è cresciuto senza padre. La pagina più bella è quella di Noel sul tour bus in America, quando la band è ormai a pezzi, Bonehead è stato preso a pugni nella follia tossica di Liam, Tony lo stanno cacciando, Ian ha le ore contate con la violenza di Liam di cui vedete una pagina sotto. tutti sono scazzati ma sobri, nessuno è fatto e Noel si mette a suonare nell’autobus i pezzi del futuro What’s the Story? Morning Glory. Su Champagne Supernova Bonehead piange. Non lo fecero scendere dal bus fino a che non ebbe suonato tre volte ogni singolo pezzo. Gli mancano tanto a Ian gli Oasis e anche a noi.
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