Costume
“Il delitto di Giarre”. Una vicenda che continua a parlare
Il 31 ottobre 1980 avevo quattro anni e dunque non ho ricordi diretti del duplice omicidio di Giorgio e Toni, mi ci è voluta una vita intera per scoprire quel che avvenne quel giorno a Giarre e soprattutto quel che è successo a partire da lì. E c’è voluto un libro, “IL DELITTO DI GIARRE” di Francesco Lepore (ed. Rizzoli) per entrare nelle dinamiche, negli sguardi, nei silenzi della cittadina siciliana e incontrare questi due ragazzi innamorati, crocefissi da un odio che – prima della vita – aveva tentato di privarli di sé stessi, dell’intima tensione all’autenticità e all’amore che ci rende ciò che siamo.
Il libro di Francesco Lepore parte come un’inchiesta giornalistica e pian piano diventa il racconto corale di una comunità che si compatta, crea spazi pubblici per affermare di esistere e prendere parola; così anche chi – come me – conosceva pochissimo del movimento LGBT in Italia ha occasione di scoprirlo, nelle sue articolazioni, differenze, ma anche e soprattutto in quella capacità assolutamente unica di fare dell’amore un oggetto politico.
C’è tutto dentro: la cronaca, la tragedia, l’epica, ma soprattutto l’enorme rispetto dell’autore verso tutti gli interlocutori con i quali ha interagito, anche quelli che più faticavano a ripercorrere la vicenda.
Lo scopo dichiarato è quello di “fare di questo libro un memoriale della vita, morte e risurrezione di Giorgio e Toni: è quanto mi sono prefisso di fare, e spero di esserci riuscito, almeno in minima parte. Risurrezione, non già nella loro propria carne – ci mancherebbe pure –, ma nei cuori delle persone Lgbt+, che ai due ziti, colpevoli solo di essersi amati alla luce del sole e di aver svelato così l’ipocrisia di una società «tollerante» oltre quarant’anni fa, sono debitrici.”
Il memoriale è più di una celebrazione e senz’altro più di un ricordo, è un rivivere un evento del passato per ricevere una grazia nel presente e sappiamo bene a quale presente pensare. In questi giorni in cui è in discussione al Senato il DDL Zan, alcune parole che risuonano nell’aula sembrano arrivare direttamente dal 1980, se non prima, ma “Il delitto di Giarre” ci racconta che anche se alcune forze politiche sono ferme, la società è andata avanti: le lesbiche, i gay, i trans non sono più disposti a fare da bersaglio mobile all’odio e alla violenza patriarcale. Per questo è necessario che il disegno diventi legge, che chi ci rappresenta sappia guardare davvero al bene, al bene dei tanti Giorgio e Toni che ancora aspettano di sentirsi pienamente riconosciuti e tutelati.
Ci sono libri belli, libri buoni e libri buoni e belli, “Il delitto di Giarre” è fra questi: si legge d’un fiato e ti cambia lo sguardo per sempre.
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