Letteratura
I numeri del lotto
Coda alla rivendita di giornali e sigarette qui a Pinzolo, in Val Rendena.
Le persone fanno la coda, davanti all’entrata del negozio, nella piazzetta, ben distanziate e tutte bardate con la mascherina. Il gestore le fa entrare una alla volta. Si può accedere in due solo se si fa parte dello stesso nucleo familiare.
Mentre sono in attesa del mio turno, insieme alla mia compagna, esce dal negozio una anziana villeggiante che si ricongiunge con un’amica rimasta fuori ad aspettarla.
“Vieni, ho fatto, possiamo andare a berci un caffè!”, le dice.
“Fatto cosa?”, chiede l’amica.
“Giocato al super-enalotto!”
“Non sapevo che fossi una giocatrice!”
“Macché, gioco ad ogni morte di papa, giusto quando mi viene l’estro! E sempre gli stessi numeri!”
“Si può sapere quali?”
“Gioco il 3, il giorno della morte di mio padre, il 6, la morte di mia madre, il 21, la morte di mio marito, il 10, gli anni che ci ha messo mio marito a morire d’un brutto male…”
Non riesco a sentire il numero successivo, é arrivato il mio turno e il gestore della tabaccheria mi fa cenno di entrare.
Mentre mi cospargo le mani con l’apposito gel disinfettante, sussurro alla mia compagna: “Hai sentito? Quando ero in azienda, di uno che ragionava così, sai che si diceva? Che era un buon manager!”
“Perché?”
“Perché il buon manager, ci dicevano continuamente, é quello che cerca sempre di trasformare le minacce in opportunità!”
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