Letteratura
I libri
Jorge Luis Borges, raffinato scrittore argentino, si vantava di aver scritto poco e di aver letto tantissimo.
Scriveva: “vedo me stesso essenzialmente come un lettore. Mi è accaduto di avventurarmi a scrivere, ma ritengo che quello che ho letto sia molto più importante di quello che ho scritto. Si legge quello che piace leggere, ma non si scrive quello che si vorrebbe scrivere, bensì quello che si è capaci di scrivere.Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto, io sono orgoglioso di quelle che ho letto”.
La lettura è un momento edificante, che non rende la nostra vita banale.
La mente quando apprende si allarga, si amplia, è come un mare che accoglie il fiume, come il vento che spazza via la polvere e rende fresca l’aria.
“Considerata la vostra semenza fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza “fa dire ad Ulisse Dante.
Perché l’uomo progredisce dal suo essere bestiale,la lettura alimenta il processo razionale: Kant dice che l’uomo esce dalla sua condizione di minorità e domina la realtà.
La lettura è potere, perché sconfinata è la fede nella conoscenza, la libertà più bella ed assoluta che rende l’uomo un artista nella natura.
Chi legge medita, riflette, pensa prima di agire, aborrisce la violenza, cerca il dialogo nelle relazioni umane. È di per se’ un mite.
La lettura provoca l’amore, perché è come una scavatrice che butta via il terreno incolto e brullo e lascia i semi dai quali nascono frutti prelibati: le parole che rendono il nostro linguaggio una musica, riempiono la poesia.
Diceva Petrarca: “interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.”
Le ore passano e la lettura di un romanzo rimuove la futilità della vita, il tedio e la noia della giornata. Togliere gli occhi dal libro e sollevare il capo e guardare le cose che ti circondano, è come essere un gigante, sentire di essere cresciuto di altri centimetri, di aver compreso quale sia il cammino che porta alla verità, anzi di discuterla: perché chi legge è un dubbioso, un eretico che vuole capire meglio, non è affrettato nelle conclusioni, tranciante nei giudizi, superficiale nelle definizioni. È di per se’ un critico, che spaccherà il capello in quattro, non cede a processi di semplificazione.
Chi legge impara a parlare,è portato a conoscere altri vocaboli, diventa un ossesso della ricerca semantica: intende colorare il suo linguaggio, farlo diventare abbondante di frutti rigogliosi. E dunque si potrà dire che la lettura, alimentando il ritrovarsi della parola, rende una nuova grammatica, capace di far fiorire il costrutto del pensiero, il concetto che infine,come diceva Hegel, è in fondo la spiegazione della nostra vita, dove bisogna rincorrere e rinvenire il travaglio del negativo e superarlo per agguantare la luce .
Si,perché chi legge ha la vista acuta, è come la nottola di Atena che di notte vede quello che gli altri non possono vedere.
Chi legge è profondo, è capace di scendere nell’anima altrui, nei recessi del cuore e rendere fecondo anche il linguaggio dell’amore.
La lettura fa partorire anche l’ironia che attutisce e mitiga le vicissitudini della vita,le rende fatue e spegne la fiamma della tensione.
Chi possiede una biblioteca è ricchissimo,perché il lusso delle cose è degli spocchiosi e sovente trascende nella volgarità: l’uomo che ama i libri è semplice, frequenta trattorie ed alcove e parla con la nitidezza del sapiente,che sa raccontare storie per allontanare la notte o anzi renderla un preludio, che stringa amicizie o ritrovi un amore perduto: i libri che ami sono come vecchi amici.
Toccare un libro, possederlo, colorarlo con matite di diverse sfumature e cromature , è come rubare parole, frasi, concetti che aiutano la scrittura rendendola nobile e comprensibile, oltreché godibile per chi si appresta a leggere.
“Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi” ci ricorda Pietro Citati.
Toccare vecchi libri prende una fitta al cuore: ti ricordano anche la tua giovinezza.
Biagio Riccio
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