Letteratura

Gli spazi reciproci

28 Dicembre 2022

 

Le due donne, si siedono, ordinano un caffé e per qualche minuto danno un’occhiata ai rispettivi cellulari. Poi una delle due chiede: “Com’è che avete deciso di mollarvi?”

“Troppa distanza tra caratteri e abitudini. E poca volontà di venirsi incontro…Ci siamo illusi solo all’epoca dell’innamoramento…”, risponde l’amica.

Difficile che due che stanno insieme siano fatti con lo stampo” – risponde l’altra – “Prendi la mia storia con Giorgio. Tra me e lui è sempre andata così: io faccio la mia vita, lui la sua. Poi, certo, abbiamo gusti e abitudini comuni, progetti di vita e di divertimento condivisi. Ma mai vorrei che lui rinunciasse a qualche sua abitudine per assecondarmi. Nè accetterei che lui pretendesse da me chissà quali cambiamenti. L’idea del rapporto amoroso come qualcosa di “contrattualizzato” con i due protagonisti della “trattativa” che rinunciano ognuno a qualcosa prima di “firmare”, non fa per me”

Pronta – e accorata – la replica dell’amica:

“Legittima ‘sta visione, e magari anche suggestiva, ma a me fa un po’ girare le scatole questa storia che “l’altro non si cambia, mai”! Ma chi l’ha detto? Adesso… con questo birignao del rispetto, dello “spazio mio che non si tocca”, del “sono fatto così e non ci posso far niente”, dove la mettiamo la perfettibilità dell’essere umano? O la crescita reciproca? Oppure la possibilità di riconoscere ogni tanto di essere stati magari dei cialtroni inverecondi e chiedere scusa?  A me, quelli che ripetono spesso “io son fatto così” mi sembrano candidati alla statua del pirla di Porta Cicca. Non sarebbe meglio far prevalere una più modesta e salvifica ammissione del potere positivo dell’Amore?”

La conversazione va avanti a lungo: le due opposte tesi (quella del “vivi e lascia vivere” e quella del “crescere insieme grazie al potere salvifico dell’amore”) sono esposte con calore e ricorrendo ad esempi e argomentazioni prelevate dall’esperienza personale delle due donne.

Io, dopo un po’, penso di aver ricevuto un ottimo spunto per le mie “annotazioni da passeggio”, infilo quindi in tasca il giornale, pago il caffè e vado a fare la spesa.

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