Letteratura
“Giornalisti Italiani”:un viaggio nel giornalismo attraverso i suoi protagonisti
Il giornalismo, i giornalisti. Disprezzati, criticati, irrisi, considerati o effettivamente diventati superflui e servili. Eppure, poche categorie di lavoratori sono “sulla bocca di tutti” come, appunto, i giornalisti. In molti li criticano, e spesso si parla del loro lavoro come se fosse un non-lavoro, o un lavoro qualsiasi che può fare chiunque. Eppure, la critica più feroce che viene mossa alla categoria e al suo lavoro parte proprio dalla coscienza della loro indispensabilità, dal sapere che il giornalismo è uno dei termometri più affidabili sul funzionamento di una democrazia. Proprio chi più li disprezza e critica, non di rado con qualche ragione, con quel sentimento negativo dichiara di volere più giornalismo, di volerne di migliore: più critico, più preciso, più libero.
Con queste parole inizia la prefazione di Jacopo Tondelli, Direttore di questo giornale, al libro “Giornalisti Italiani“, scritto da Massimo Ferrarini, anch’egli una delle più apprezzate firme de “Gli Stati Generali“.
Il libro, in commercio dal 4 aprile 2024, è stato pubblicato da Luca Sossella Editore all’interno della collana Numerus, e oltre ad essere di piacevole lettura, è un vero e proprio libro di testo per chi vuole fare questo mestiere.
Le storie avvincenti che l’autore riesce a farsi raccontare dai protagonisti del libro, tessono la trama della storia italiana e raccontano molto di un mestiere che, come dice Tondelli, è spesso criticato, ma rimane senza dubbio indispensabile all’interno di una democrazia che voglia rimanere tale.
Il libro raccoglie le interviste (alcune pubblicate proprio su questo giornale e altre inedite) che Massimo Ferrarini ha fatto ad alcuni tra i più importanti giornalisti italiani, e presenta racconti che si intrecciano con l’ampia esperienza degli intervistati, attivi in ambiti che spaziano dall’editoria tradizionale al mondo digitale, compreso il podcast e le nuove forme di comunicazione sui social media. L’evoluzione del giornalismo richiede infatti una trasformazione dei mezzi e dei modi di fruizione, ma anche una profonda comprensione delle comunità che si formano attorno a una testata e dei metodi più efficaci per iniziare a comunicare con esse.
Le interviste scorrono secondo un filo logico che permette di approfondire le esperienze dei protagonisti nei vari settori e nei vari media, e presentano i giornalisti nelle loro peculiarità, professionali e personali, ma anche nei punti in comune che servono da indicazione per chi vuole apprendere un mestiere che in fin dei conti è ancora “il più bello del mondo”.
Se volessimo dividere il libro in categorie potremmo dire che alcuni giornalisti hanno raccontato la Carta stampata, altri la Rete e altri ancora la Televisione e la Radio. La verità è però che giornali, radio, tv e rete, spesso si sono accavallati e sono diventati complementari, con giornalisti che si sono occupati persino contemporaneamente di tutti questi mezzi. Non bisogna dimenticare poi che alcuni di loro rivestono ruoli accademici di grande rilievo.
I giornali di carta e le loro redazioni sono stati raccontati da Ferruccio De Bortoli, storico Direttore del Corriere della Sera, Gianni Canova, che parte dalla carta per diventare Rettore dell’Università IULM e volto di Sky, Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri, storici direttori di Libero e Il Giornale, ma anche volti noti in Tv, Goffredo Buccini e Tommaso Labate, grandi firme del Corriere della Sera con esperienze televisive e radiofoniche, e Claudio Cerasa, giovane Direttore de Il Foglio fondato da Giuliano Ferrara.
La rete è protagonista nelle esperienze di Peter Gomez, Direttore de IlFattoQuotidiano.it, Francesco Cancellato, Direttore di FanPage, Luca Sofri, Direttore de Il Post e Mattia Feltri che dirige L’Huffington Post.
Paolo Del Debbio racconta il giornalismo nei talk show televisivi, mentre Alessandro Milan, Sebastiano Barisoni, David Parenzo (che contemporaneamente conduce L’Aria che tira su La 7) e Simone Spetia raccontano la Radio ed in particolare Radio24.
Mario Calabresi, passato dalla carta stampata ai podcast, racconta l’esperienza di Chora Media, e Aldo Cazzullo, grande firma e ormai affermato volto televisivo, racconta la sua esperienza di scrittore attraverso l’analisi storica di Mussolini (“era molto peggio dell’idea che abbiamo di lui“).
Il libro si chiude con Giampiero Mughini, che ripercorre la sua carriera giornalistica e culturale sino alle ultime esperienza televisive.
“Giornalisti Italiani” racconta il mestiere e i maestri di giornalismo, da quelli famosi e controversi come Montanelli, a quelli meno noti e altrettanto meritevoli.
In chiusura voglio utilizzare le parole di Jacopo Tondelli, che sintetizzano il senso del libro e il futuro di un progetto che ha tutte le carte in regola per essere portato avanti.
La carrellata di interviste firmate da Massimo Ferrarini, pubblicate su “Gli Stati Generali”, il giornale online che dirigo, e che qui trovate raccolte, con l’aggiunta di tre preziosi inediti – De Bortoli, Sofri, Mughini- sono un viaggio particolarmente prezioso perché ci traghettano tra un tempo e l’altro del giornalismo italiano e quindi della storia nazionale. Ci ricordano, restituendo il punto di vista di giornalisti e personalità diverse tra di loro, che il mestiere più chiacchierato e discusso è e resta un lavoro artigiano, che ha una sapienza “tecnica” e insieme la possibilità di valorizzare le peculiarità di penna e sguardo di esseri umani diversi. Ci mostrano, ancora, il tempo nel quale fare il giornalista era privilegio, e quello odierno, che invece è molto diverso.
Arrivando alla fine del libro vi chiederete, infine, come mai non ci sono donne. La domanda è molto pertinente. La risposta dolorosa e semplice. Per decenni le colleghe, magari bravissime, non hanno avuto accesso ai piani alti del giornalismo italiano, e anche oggi, se c’è un mondo refrattario a questo cambiamento è proprio quello dell’informazione. Meritoriamente, l’editore e l’autore guardano avanti e si danno l’obiettivo di un prossimo lavoro, che raccolga le voci di giornaliste che raccontino, da dentro, l’esperienza di questo mestiere al femminile. Anche in questo, dunque, si vede quanto il giornalismo sia specchio preciso del suo tempo, di una società, dei suoi pregi, dei suoi vizi. Che è esattamente la ragione per la quale questo libro andava fatto, e merita di essere letto.
L’autore
Massimo Ferrarini è nato a Milano nel 1963 ed è da sempre un imprenditore con un forte spirito associazionistico. Gestisce un’azienda che opera nel settore del Vending ed è esperto di dinamiche imprenditoriali. Presidente di un consorzio di categoria e di un’associazione culturale che si occupa di comunicazione audiovisiva per le imprese, è sostenitore delle strategie aziendali che includono la sostenibilità sociale e ambientale come leva di sviluppo del business.
Scrive una rubrica su DA, rivista di settore del mondo del Vending, in cui racconta il suo punto di vista sull’evoluzione del fare impresa, ma è anche e soprattuto una firma di Libero e de Gli Stati Generali.
Appassionato di bicicletta (passione che lo accomuna ad uno dei protagonisti del libro) e di musica jazz (è diplomato ai civici corsi di jazz di Milano e suona la tromba nell’orchestra di Enrico Intra), è da più di 20 anni donatore di sangue e oggi anche Presidente di Avis Comunale Milano.
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