Letteratura
Gin tonic a occhi chiusi di Marco Ferrante
“Gin tonic a occhi chiusi”, romanzo scritto da Marco Ferrante, vicedirettore di La7, e pubblicato dalla casa editrice Giunti è lo specchio realistico di una società in netto declino.
La narrazione, articolata in più parti che mostrano via via la complessità della storia raccontata, è caratterizzata dalla presenza di personaggi con delle personalità radicate nei loro vizi e nelle loro virtù che, man mano che vengono alla luce, mostrano le debolezze tipiche di chi è solito portare una maschera costruita ad hoc per alimentare la società dell’apparenza.
Il romanzo, di pirandelliana natura, evidenzia ed esaspera il lato pubblico di questi protagonisti che sono costretti ad utilizzare determinati comportamenti pur di essere ben accetti all’interno di un sistema che vuole vederli vincenti a tutti i costi.
Ci viene presentata una famiglia capeggiata da una madre ingombrante, Elsa Misiano, madre di Gianni, Paolo e Ranieri che sono stati educati sin da piccoli ad essere in competizione fra loro. La famiglia, composta anche dal marito Gianni, grande avvocato, si regge sulla cospicua rendita di denaro amministrata da Elsa che gestisce, come un generale d’armata, il personale di servizio sottomesso al suo volere.
I tre fratelli, cresciuti senza amore, ma a suon di lezioni formali dove il potere era uno dei capisaldi, sono il ritratto di uomini legati ad un infallibile immagine di sè. Gianni, il primogenito, è un fiscalista egoista e freddo nelle sue manifestazioni d’affetto, “un cinico inarrivabile“. Paolo, il secondogenito, deputato, ha un carattere più emotivo tanto da non riuscire a tenere in piedi il suo matrimonio ed avere un’amante che lo coinvolgerà in uno scandalo pubblico. Ranieri invece è il terzogenito, fa il giornalista narcisista ed è il cocco di mamma definito come “un terribile arrampichino professionale” capace di sedurre le donne preparando un gin tonic ad occhi chiusi.
Intorno vi è un corollario di amicizie benestanti che si basano su finti moralismi tipici di una società borghese che bada più all’apparenza che alla sostanza.
I Misiano diventano dunque un archetipo della dissolutezza maschile nell’età adulta incapaci di mantenere relazioni stabili ed essere vittime inconsapevoli di una madre anaffettiva che non gli ha saputo insegnare cosa sia l’amore.
Sullo sfondo una Roma, che seppur bellissima, svela fondamenta costruite sull’argilla che ne fanno una città simbolo di una società corrotta e in totale decadimento.
Marco Ferrante ha saputo scrivere un romanzo dalla natura complessa svolgendo l’arduo compito di delineare, con perfezione chirurgica, la natura psicologica dei suoi personaggi che tendono a stare aggrappati al denaro perché è questa l’unica cosa che li spinge a proseguire. In questa presa di coscienza che ci vuole tutti spettatori e a volte protagonisti di un mondo alla deriva emerge il desiderio di guardarci dentro e di fare i conti con ciò che siamo.
Il linguaggio del romanzo è arricchito da vocaboli scelti sapientemente che rendono la lettura coinvolgente e mostrano sublimi esercizi di stile di un abile paroliere che rende il romanzo affascinante.
Valutazione complessiva: 9
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