Letteratura
Folgorato da Grillo sulla via di Damasco
Dopo giorni di fastidiosa pioggia, pare che il tempo si sia messo al bello: splende perfino il sole.
Mi incammino, come ogni giorno, in direzione del vicino bar San Michele dove, come ogni mattina, incontrerò i soliti amici per le solite quattro chiacchiere in libertà, naturalmente accompagnate dal solito caffè.
Svoltando l’angolo, inaspettato, mi ritrovo davanti un vecchio conoscente, che non vedevo da anni. E’ uno di quegli individui che non ridono mai e che, perfino, ti mettono a disagio. Oggi, però, sembra avere dismesso la sua lugubre aria controriformista e, meraviglia delle meraviglie, perfino accenna ad un sorriso.
Dopo i soliti convenevoli, mi annuncia con soddisfazione che lascia la Sicilia, che va a Roma a lavorare. Senza che glielo chiedessi, aggiunge anche che andrà al ministero per un incarico politico: dovrà stare accanto al ministro della pubblica istruzione.
Lo osservo stupefatto – lo sapevo assiduo frequentatore di meeting di Comunione e liberazione, conoscevo i suoi trascorsi cuffariani, ero al corrente dei tanti incarichi lucrosi di cui il poverino, malgrè lui, era stato onerato dai potenti amici che aveva fino ad allora frequentato, mi sembrava, dunque, improbabile che l’attuale ministro, per di più, in questo momento in cui il governo di centrosinistra dopo la batosta elettorale si apprestava a lasciare le stanze del potere, l’avesse chiamato al suo fianco.
Mi assale un sospetto, ma non attendo molto perché il sospetto di un malpensante, mi definisco tale, si tramuti nella più banale delle realtà.
Ecco; al frequentatore di segreterie politiche post-democristiane e di sacrestie odorose d’incenso, allo stakanovista dei baciapile era apparso miracolosamente Grillo sulla via di Damasco convertendolo al verbo pentastellato.
Non ho parole.
Un sorriso di circostanza, una stretta di mano e l’amara constatazione che così va il mondo anche nell’anno del Signore 2018.
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