Letteratura

Fiamme d’autore

23 Settembre 2022

Le ragazze di oggi sembrano prefiggersi come unico scopo nella vita quello di giocare continuamente col fuoco.
Oscar Wilde, Una donna senza importanza, 1893

Dedichiamo alla Sor(al)ella d’Italia una poesiola che è stata un monito trucissimo per i bambini dall’Ottocento fino agli anni Quaranta del secolo scorso. Fa parte di una raccolta di filastrocche intitolata Der Struwwelpeter. In questo libriccino educativo (secondo i criteri pedagogici ottocenteschi e, soprattutto, e lo facciamo notare, tedeschi) del 1844, di Heinrich Hoffmann, tradotto in italiano nel 1882 da Gaetano Negri come Pierino porcospino, si raccontavano le avventure di un bambino ribelle e pieno d’iniziative, ovviamente sbagliate, per cui tutto finiva assai male. Ciò serviva per spaventare gli infanti particolarmente vivaci per evitare loro di fare la stessa fine. Molti non seguivano i buoni consigli e ne pativano le conseguenze anche perché non c’è niente di più eccitante che il fare le cose proibite. Anche Cuore, del mai troppo apprezzato Edmondo De Amicis, è costellato di infanzie difficili. L’infanzia era spesso oggetto della poesia ottocentesca, come i due poemetti speculari Amor di madre e L’amor di una bambina di Arnaldo Fusinato, sì, quello dell’Ultima ora di Venezia.

Pierino non è il solo bambino temerario del libriccino edificante, naturalmente, al quale le cose non vanno per il meglio. Nella filastrocca La tristissima storia degli zolfanelli la protagonista, che noi abbiamo ribattezzato Giorginetta in onore della sor(al)ella, ama giocare colle fiamme, come la nostra probabile prossima Presidentessa del Consiglio. La fiamma è bella, si sa, e Giorgissima ne subisce il tremendo fascino. Nella filastrocca, però, e giustamente, scherzare colle fiamme può portare a risultati non proprio gradevoli. Potrebbe succedere nei prossimi mesi o anche subito dopo il trionfo, chi lo sa. Godi, popolo d’Italia, questa poesia è dedicata agli amanti della Fiamma, tutti orgogliosissimi di essere italiani.

 

Di sala in sala, la Giorginetta
Gira e rigira, sola soletta.
Di casa uscendo la sua mammina
Disse: «Ricordati di star bonina»,
Ma, se non teme d’esser sgridata,
Grida, fa il chiasso quella sventata.

Ecco essa vede sul tavolino
De’ zolfanelli lo scatolino.
«Oh, che grazioso bel giocherello!
Io voglio accendere lo zolfanello.
La mamma accenderlo veduto ho spesso,
Io vo’ ripetere quel gioco istesso».

E Minz e Maunz, i due gattini,
Alzano al cielo i lor zampini.
Gridano: «Il babbo questo non vuole,
Più non rammenti le sue parole?
Miao, miao, miao.
Suvvia, finiscila con questo gioco,
Che c’è pericolo di prender foco».

Ai due gattini la Giorginetta,
Intenta al gioco, non può dar retta.
Ecco la fiamma s’accende e brilla,
Crepita il legno, scoppia, scintilla.
Tutta contenta la pazzerella
Agita il foco, ride, saltella.

E Minz e Maunz, i due gattini,
Alzano al cielo i lor zampini.
Gridan: «La mamma questo non vuole.
Più non rammenti le sue parole?
Miao, miao, miao!
Suvvia, finiscila con questo gioco,
Che c’è pericolo di prender foco».

Ahimè! la fiamma la bimba investe,
Ardon le trecce, arde la veste.
Corre la misera di loco in loco,
Non c’è più scampo, è tutta in foco.
E Minz e Maunz inorriditi
Mandano acuti urli infiniti.

«Miao, miao, miao!
Qui, qui venite, venite in fretta
Muore bruciata la Giorginetta».
Brucia in un soffio, sfuma in un punto
Veste e persona, tutto è consunto.
Un po’ di cenere e due scarpini,
Cara memoria de’ suoi piedini,
È quel che resta! Non c’è più nulla
Di quell’indocile, vispa fanciulla!

E Minz e Maunz, i due gattini
Tergon le lagrime coi lor zampini,
«Miao, miao, miao!
Ahi, babbo e mamma, ahi, dove siete?
Ahi, vostra figlia più non vedrete!»
Come un ruscello che irriga i prati
Scorron le lagrime dei desolati.

 

Tanti auguri, Giorgia.

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