
Letteratura
Iper-specializzazione e leggi di mercato: così nessuno prova più a scrivere il capolavoro
In questi millenni è avvenuta un’evoluzione culturale ma non cerebrale. Abbiamo le stesse capacità intellettive dei cavernicoli Sapiens. Si pensi a come sarebbe difficile per noi vivere su un’isola deserta (creare attrezzi, pescare, cacciare, accendere il fuoco, insomma sopravvivere). Alcuni ricercatori hanno dimostrato che studenti universitari impiegavano delle ore a creare gli utensili dei primitivi. Ma basterebbe pensare al reality L’isola dei famosi, in cui vip si trovano molto in difficoltà ad accendere il fuoco nelle stesse identiche condizioni dei primitivi. Insomma nessuna evoluzione cerebrale!
L’evoluzione in questi millenni è stata soprattutto culturale. H.Spencer scriveva che tutto ciò che è a posteriori per la specie è a priori per l’individuo. Ma aveva totalmente ragione?!? Si può comunque parlare di progresso scientifico che è sotto gli occhi di tutti. Le conoscenze scientifiche sono cumulative. Questo è indubbio. Per quanto riguarda il progresso etico ci sono state tante conquiste civili, però vanno considerati anche orrori, guerre, nefandezze varie. Si potrebbe discutere per anni e non ne verremo mai a capo se ci sia stata un’evoluzione morale o se da qualche secolo stiamo utilizzando la tecnologia per ammazzarci più di prima. Ma si può parlare ad esempio di evoluzione poetica? Nel caso di un poeta singolo è ammissibile. Leggendo le sue opere la critica può rintracciare evoluzione o involuzione, ma a livello generale è molto più azzardato, per alcuni improponibile. Bisognerebbe conoscere la letteratura di tutti i millenni in modo approfondito e non approssimativo per rispondere. Ma persino gli studiosi più attrezzati, più capaci, più colti hanno degli interessi e la loro specializzazione. C’è chi studia la Neoavanguardia e chi la poesia francese del Duecento.
Per giudicare bisognerebbe avere un quadro d’insieme che è quasi impossibile avere, anche per gli italianisti migliori. C’è chi sostiene che siamo dei nani sulle spalle dei giganti e non commettiamo più certi errori, certe ingenuità degli antichi. C’è chi invece sostiene che non ci siano più grandi capolavori e che stiamo vivendo un declino culturale. Oggi forse tutto è riscrittura o al massimo si possono solo scrivere postille, note a margine, frammenti. Oggi non ci sono più nuovi Dante, nuovi Proust e nemmeno nuovi Montale e Pasolini. Perché? Si potrebbe affermare che il mondo è diventato troppo complesso da rappresentare. Si potrebbe dire che in questa civiltà dell’immagine sono altre le cose che contano. Chi perderebbe anni e anni a scrivere capolavori come Dante e Proust? Ci sono le esigenze editoriali. La cosa non sarebbe remunerativa. Non esistono neanche più mecenati, re, imperatori e i poeti non possono più essere cortigiani nel vero senso della parola. Che io sappia nel secondo Novecento italiano l’unico che ha impiegato anni e anni a scrivere un capolavoro è stato D’Arrigo con Horcynus Orca. È rimasto nella storia della letteratura italiana, ma se chiedete a mille persone chi sia stato D’Arrigo, pochissimi saprebbero rispondere. Chi è quel folle o quella folle che oggi si rinchiuderebbe per anni e anni a cercare di scrivere un capolavoro? Sarebbe troppo rischioso! Meglio andare sul sicuro.
Meglio scrivere una raccolta poetica o un romanzo, impiegandoci un anno o al massimo due anni, che rischiare di perdere tempo infruttuosamente (che poi è statisticamente improbabile il capolavoro). L’editoria, la comunità letteraria richiedono prolificità, anche a discapito della qualità. Bisogna essere presenzialisti, sia nei festival, ai premi, ai convegni che sui social. Oggi un poeta o uno scrittore che si rispetti, almeno sui social o sui literary blog, deve fare la sua esternazione quotidiana. Bisogna sempre aver qualcosa da opinare giornalmente, altrimenti non si esiste. Bisogna battere il ferro fino a quando è caldo, strafregandosene dell’evoluzione poetica. La verità è anche che siamo in altre faccende affaccendati, come ad esempio leggere le ultime dichiarazioni di quell’influencer, di quel politico, di quella popstar, di quella onlyfanser, di quel calciatore. Anche scrittori e poeti hanno tante distrazioni. È forse per questo che non c’è alcuna evoluzione poetica collettiva? È così che va il mondo e noi non ne siamo esclusi. Bisogna solo prenderne atto e forse rassegnarsi.
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