Letteratura
Europeana di Ourednik, uno straordinario libro
E’ un libro i cui contorni son difficili da fissare, un non libro, come appunti sparsi, che si fa libro ed acquista ritmo e consistenza man mano che si svolge. Si potrebbe sintetizzare in questo modo “Europeana, Breve storia del XX secolo” dello scrittore ceco Patrik Ourednik ripubblicato, in questi mesi, dalla Quodlibet Compagnia Extra. Ed in effetti, leggendo le pagine dense e appuntate da corsivi puntuali ed esemplari, si ha l’impressione di infilarsi in un tunnel del vento dove vorticano brandelli di narrazione di diverso valore e peso magari slegate e, tuttavia, disponibili a ricomporsi nella mente del lettore in un disegno organico. Un susseguirsi, dunque, di notizie insignificanti, cariche di effetto, gossip spregevoli e drammatiche verità come quelle dei lager e dei gulag, per ricomporre la storia di un novecento, quel secolo breve, che appare schiacciare i protagonisti riducendoli a marionette immerse nella banalità della vita corrente. Una sintesi straordinaria sulla quale l’autore volutamente si astiene dall’arrischiare giudizi perché, sembra dirci, i fatti vanno comunicati e non giudicati. Il giudizio infatti resta nella disponibilità del lettore a cui sono forniti materiali utili anche se apparentemente incoerenti. Guerre, stragi, drammi, mode, scoperte scientifiche, pregiudizi, meraviglie, sentimenti, passioni e ingiustizie, una deliberata e fredda raccolta di frammenti paradossali del tipo “I tedeschi soprannominarono i francesi mangia lumache e i francesi soprannominarono i tedeschi teste di cavolo” o, ancora, “nel 1986 fu creata una bambola Barbie con la divisa a righe dei campi di concentramento con un piccolo copricapo a righe.” Dentro Europeana, il cui titolo ricorda il progetto della grande biblioteca digitale che l’Unione Europea ha varato qualche anno fa, c’è dunque tutto e il contrario di tutto, ma a spezzoni , tanto da fare correre il rischio all’incauto lettore di fare una vera e propria indigestione mentale man mano che si inoltra nella lettura del testo. Ed allora, a conclusione, tralasciando gli indubbi pregi di una lettura originale e forse mai sperimentata della storia, si può ben dire che l’autore sia riuscito a offrici tutto sul secolo in questione lasciando al frastornato lettore non solo la possibilità di farsi un’idea fondata di quanto accaduto ma anche di potere prelevare e ritagliare dall’immensa mole quanto lui stesso possa ritenere necessario per confermare o negare questo o quel convincimento.
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