Letteratura

Eshkol Nevo con il libro ‘Legami’ gioca con l’immaginazione e l’immedesimazione

26 Giugno 2024

Il 7 ottobre 2023 è una brutta data recente, destinata a rimanere nella storia, come tante altre brutte date recenti, a partire dall’11 settembre 2001. I giornali raccontano che la mattina del 7 ottobre 2023 Hamas ha lanciato un attacco contro Israele, prendendo di mira contemporaneamente la città di Sderot, una ventina di villaggi del Sud del Paese, due installazioni militari e un festival di musica che si svolgeva nell’area.  Migliaia di miliziani provenienti dalla Striscia di Gaza sono entrati nel Paese. Il bilancio della giornata è stato di circa 1.400 morti: 823 civili, 321 soldati. Le vittime, comprese donne, minori e anziani, sono state oggetto di torture e abusi. In molti casi i corpi sono stati bruciati. Circa 240 persone sono state portate a Gaza con la forza, e fatte ostaggio nella Striscia. Più di 3.000 sono state ferite. Questo è il racconto del 7 ottobre 2023.

C’è un autore che con gli eventi di quel 7 ottobre 2023 ha sviluppato un legame davvero particolare. Si tratta di Eshkol Nevo, autore isrealiano, che ha riassunto così la sua situazione di scrittore: “Il destino dei libri è misterioso”. La parabola del suo ultimo libro, “Legami”, una raccolta di racconti, edita come prima pubblicazione del nuovo marchio Gramma di Feltrinelli, è decisamente interessante. Il libro è stato scritto e pubblicato prima del 7 ottobre 2023, dopo una gestazione di circa tredici anni. E gli israeliani hanno trovato nel suo libro una medicina contro la paura. “E’ come un abbraccio”, spiega Nevo, che ha passato gli ultimi anni ad approfondire la sua figura di scrittore in senso psicologico. Un percorso da lui fatto anche grazie alle lezioni in scrittura creativa che tiene alla Scuola Holden di Torino.

Come ha affermato l’autore, intervistato dai microfoni di SkyTG24, negli ultimi mesi il suo lavoro di insegnante di scrittura creativa e scrittore si è concentrato su questo: sulla possibilità di essere empatici nei confronti degli altri. Durante le guerre bisogna aggrapparsi con tutte le proprie forze ai valori umani, ha detto. E ha affermato di aver trovato nell’incontro con le persone, nell’ascolto e nello scrivere la chiave di tutto. Si impara così a capire il dolore degli altri e dell’altra parte. E ha sottolineato che ci vuole tempo per ricostruire la fiducia e la capacità di essere empatici, capacità che non è mai scontata. È questa la cifra caratterizzante il suo ultimo libro: la scrittura come mezzo di cura per tutti quei legami che hanno bisogno, in qualche punto, di essere sanati.

Nell’ultimo libro di Eshkol Nevo c’è tutta la vita che fiorisce sotto il cielo di Israele. C’è una fervida immaginazione concentrata sulle mille storie che creano legami, che possono essere risanate dai legami, oppure torturate dai legami. Con uno stile diretto e una lingua efficace Eshkol Nevo accende il riflettore sulle storie che ha incontrato nella sua fantasia, raccontando nel dettaglio stati d’animo, sentimenti e risentimenti di tante persone come lui, come noi. Racconti a volte di poche pagine, altre volte più lunghi, che lasciano sempre acceso un punto interrogativo: io come mi sarei comportato in questa situazione? Perché uno dei pregi di Nevo è saper giocare benissimo con il processo di immedesimazione, catapultandoci al posto dei suoi personaggi, lì, nel punto esatto in cui le vicende narrate hanno avuto origine.

“L’immaginazione è la migliore via di fuga, e libertà non è il contrario di amore”, fa dire Eshkol Nevo al personaggio del suo racconto ‘Escape Room’. In questa frase è sintetizzata la missione che l’autore si è voluto dare scrivendo questo libro, arrivato, come già detto, alla vigilia di uno dei momenti peggiori per la storia del suo paese e del suo popolo. Quattro anni prigionieri in Egitto, dal 1970 al 1973, dopo la guerra del Kippur. È questa la sorte che è toccata ai personaggi di ‘Escape room’. E se si sono salvati lo devono al fatto di essersi messi al lavoro su ‘Lo Hobbit’, sforzandosi di tradurre questo libro in ebraico. Questo sforzo ha impedito a quei prigionieri cadere vittime della pazzia. È emblematico questo racconto, sembra la nave perfetta con cui uscire da una quotidianità che, a volte, rischia di essere fatta solo di tormenti. Esattamente, tormenti, crucci, gravi preoccupazioni. Perché, si deve considerare anche l’Olocausto, racconta Nevo. “Quando sei ebreo lo porti nel Dna”. Gli israeliani dopo il 7 ottobre sono in uno stato di stress post traumatico perché si somma a tutti quelli della storia. E ci ricorda ancora la sua missione Eskol Nevo: “Quello che sto facendo è cercare di aiutare le persone a esprimersi, perché, se sei in grado di trovare le parole per descrivere quello che provi, tutto fa meno paura”. E quando la paura passa fioriscono legami positivi.

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