Letteratura
Errore 404, il nuovo romanzo di Sacha Naspini è un thriller perfetto sul gusto
Il nuovo romanzo di Sacha Naspini, ‘Errore 404’, edizioni e/o, non è solo un’opera di immaginazione, è anche un ottimo esempio di immaginazione descrittiva. Ricorro a questa categoria per entrare dentro uno dei meccanismi che rendono il libro di Naspini estremamente interessante. L’autore, infatti, eccelle nel tentativo di rendere il mondo da lui immaginato rispondente ad alcune logiche ferree, come possono essere i meccanismi che governano le lancette di un orologio. È in virtù di questa sapiente immaginazione descrittiva che Sacha Naspini riesce a rendere presente, tattile e a noi vicina la storia di Andrea Acardi, il personaggio principale del romanzo, affetto da un problema non da poco, quello di riuscire a instaurare un rapporto molto particolare con il cibo. Ogni volta che mangia qualcosa per la prima volta è come se mettesse un paletto sulla linea del tempo, e ogni volta che nella bocca del protagonista entra qualcosa che ha già assaggiato torna emotivamente a rivivere il momento in cui quel gusto si è fissato nella sua memoria.
Il mezzo che consente al protagonista di fare questi rapidi passaggi da un tempo ad un altro è appunto il cibo. Una spremuta d’arancia si trasforma in una macchina del tempo riportando Acardi al momento esatto in cui l’ha bevuta per la prima volta. Una situazione che Acardi riuscirà a sfruttare anche a suo vantaggio per tentare di correggere alcune traiettorie che nella sua vita non sono andate esattamente nella maniera auspicata. E si aprono qui i multiversi di cui è pieno il libro. E per tenere traccia di tutte le esistenze da lui vissute, e forse sarebbe meglio parlare di frammenti di esistenza, Acardi tiene un diario dentro cui annota tutto. È questo lo strumento che gli consente di ritornare a quel punto della sua esistenza in cui provare a deviare il corso degli eventi. Il tema, quindi, del multiverso è l’altra milestone del testo, uno sliding doors letterario costruito con estrema abilità e maestria.
L’evento scatenante della storia è un omicidio, e la conseguente accusa nei confronti di Andrea Acardi. La sua sarebbe un’esistenza perfetta, è un uomo di successo nel lavoro e nella vita. Stravede per il figlio Michele per la cui felicità è disposto a mettere a repentaglio anche la propria sicurezza. In fondo il suo rapporto con il cibo è sempre stato particolare, fin da bambino, quando cominciarono per lui le prime manifestazioni del disturbo della memoria del gusto con cui ha dovuto imparare a convivere. Da qualche parte però, questa andare e venire di linee parallele, questo gioco continuo di rimandi e di ricerca della perfezione, sembra comunque incontrare il territorio dell’imprevisto. E Acardi si trova a dover raccontare alla polizia come sia potuto succedere quel che è successo. Lo interrogano sull’uccisione di Sonia Trevisan, le prove ci sono, è stato tutto ripreso dalle telecamere. La deposizione si trasforma nel moltiplicarsi di numerose linee parallele, di tantissimi possibili presenti con cui Acardi ha dovuto misurarsi ogni volta, fino al manifestarsi di un nuovo lampo bianco.
In un susseguirsi continuo di flashback Acardi racconta come si è presentata la patologia da cui è affetto. Metteva in bocca delle cose e ogni volta succedeva qualcosa, il suo corpo reagiva sempre diversamente e inaspettatamente. Da un certo punto in poi è riuscito a domare quella stranezza legata al cibo, arrivando quasi a governarla, a pilotarla, e sembra che in quel punto si sia cominciato a rompere qualcosa, quando si è trasformato da spettatore del destino in suo manipolatore. Cultore in ingegneria alimentare, questo diventa il paziente A.A., Andrea Acardi, preso in cura dal dottor Manlio C. Sastri, abilissimo a smontare le connessioni di intere catene alimentari. Negli interrogatori degli inquirenti emergono sempre più particolari, fino al disvelamento del meccanismo che consente al protagonista del libro di intervenire sulla realtà alterandola. La soluzione potrebbe essere quella di provare a sbloccare alcuni cibi, annullandone il ricordo, in modo che per alcuni di essi si possa ripartire da zero riportando il protagonista in un passato migliore, in un punto della sua vita in cui esiste ancora un futuro degno di questo nome.
Sacha Naspini con questo libro ha costruito un’iperbole eccezionale, trasformando il tema del gusto e del ricordo del gusto in una dimensione esistenziale. Ciascuno di noi ha nella cassetta della memoria dei pezzi di vita legati a qualcosa che ha assaggiato per la prima volta. E su ciascuno di questi gusti è possibile costruire delle traiettorie, tornare indietro nel tempo, oppure fuggire in avanti. Basta chiudere gli occhi e sulle papille gustative tornano almeno un paio di sapori con la caratteristica di farci fare un viaggio nel tempo. Sacha Naspini attorno a questa nostra dipendenza gastronomica e astronomica ha saputo costruire un filo narrativo, inventando un mondo diverso, forse parallelo al nostro. Nel farlo è stato talmente bravo da farci venire il dubbio che esista davvero una dimensione come quella di Errore 404, oppure che sia esistita insieme al suo protagonista, magari poco prima che un virus arrivasse a toglierci gusto e olfatto.
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