Costume
ELEZIONI A SWITCHLAND – PARTE III DI IV
Il testo che segue è la terza parte di un racconto satirico ambientato nello stesso contesto del romanzo di fantascienza “Switchland – Dove l’evoluzione cancella l’identità di genere” https://bookabook.it/libri/switchland-levoluzione-cancella-lidentita-genere/
Le sezioni precedenti si possono leggere ai link:
https://www.glistatigenerali.com/costumi-sociali_letteratura/elezioni-a-switchland-parte-i-di-iv/
https://www.glistatigenerali.com/costumi-sociali_letteratura/elezioni-a-switchland-parte-ii-di-iv/
Discutiamo dell’insuccesso. Dobbiamo cambiare strategia, ma come? Secondo i cinque studenti, l’ascolto è importante, ma sarebbe necessario introdurlo tramite un comizio vecchio stile, dove si mettono sul piatto i problemi che si intendono risolvere e si annuncia il programma elettorale.
Provo a spiegare che è praticamente impossibile redigere un programma elettorale, a meno che non vogliamo fare proposte difficilmente comprensibili, come ridurre ulteriormente l’orario di lavoro, o innalzare le punizioni per chi sgarra. Oppure possiamo proporre un nuovo cinema, ma ce ne sono già due, semivuoti.
Credo che possiamo insistere solo sulla pacificazione nel rapporto con i sapiens, rimarcando l’impossibilità dello scontro totale. Alla lunga rischiamo un blocco commerciale che farebbe saltare gli approvvigionamenti di tutto ciò che non può essere prodotto a Switchland. Visto che la nostra piccola comunità non può vivere in autarchia, dobbiamo adottare un profilo più basso, senza ricordare incessantemente le barbarie dei sapiens. Loro rispondono che ho ragione, ma i membri della comunità ormai pensano che i sapiens siano la causa di tutti i mali.
Betty sorride, chiede di lasciar fare a lei, troverà un modo, noi occupiamoci pure di contattare le associazioni per continuare la campagna. Dietro il suo sorriso si cela il ghigno beffardo di chi crede di aver trovato una soluzione. Un brivido freddo mi scorre dietro la schiena.
Nel pomeriggio ci rechiamo ai bagni pubblici per incontrare il dirigente. Dopo le solite storie e sentiti i suoi superiori, ci concede venti minuti con i lavoratori. Betty si presenta salendo in piedi sulla cattedra. Si toglie il giaccone e si mostra con pantaloni trasandati, anfibi neri ai piedi e al collo un lungo maglione colorato. I partecipanti la guardano incuriositi, con una certa aria interrogativa.
Inizia un comizio vecchio stampo in cui include tutto, dall’importanza della condizione operaia, agli eccessi del capitalismo. «La classe disagiata è motore della storia, delle grandi imprese che hanno fatto progredire l’umanità. I proletari hanno spodestato i sovrani assoluti, hanno innescato la rivoluzione d’ottobre e hanno fermato l’imperialismo americano in Corea e in Vietnam! Switchland è nato grazie all’argine della classe operaia al grande capitale, grazie all’emancipazione sociale delle donne, degli afroamericani e della comunità LGBT+. Il pacifismo nei confronti dei sapiens è importante, perché anche loro sono vittime del capitale. I sapiens sono persone, magari inferiori, ma disastrate e afflitte dai capitalisti.
Switchland deve cercare il dialogo con chi sta fuori, per preservare la pace. Smettiamola di celebrare la nostra superiorità e impariamo a convivere su questa terra, perché il pianeta è uno solo. Kim vuole esasperare i contrasti, rimarcare la nostra superiorità per farci sentire più intelligenti. Ma ciò rischia di affossare il nostro progetto. Switchland deve crescere facendo convertire i sapiens alla nostra causa. Per questo non possiamo scagliarci contro di loro come se fossero spazzatura. Anzi, dobbiamo imparare a promuovere il nostro modello di società senza offendere gli altri.
Dobbiamo credere in tutta l’umanità! Prima di tutto in noi stessi, instaurando meccanismi di partecipazione popolare. Oggi decide tutto HAL, domani potrebbe farlo Kim con un manipolo di uomini fidati. Potrebbe diventare qualcosa di simile a un’oligarchia o peggio a una dittatura. Kim è una persona intelligente, ma chi ci garantisce che dopo di lei non ci sarà un farabutto che vuole esercitare un potere assoluto? Siamo sicuri di avere i necessari anticorpi democratici?
Noi crediamo che i decisori devono consultarvi a scadenze regolari per migliorare la vita nella comunità. Noi promettiamo ascolto continuo e una politica di pacificazione nei confronti dei sapiens. Io e il mio gruppo vogliamo percorrere questa strada insieme alle vostre esigenze, le vostre passioni e i vostri sogni. Perché il futuro della comunità siete voi cittadini.»
I lavoratori si guardano e confabulano, Betty ha toccato alcune corde importanti. Si alza un addetto alla reception che afferma «Apprezzo molto il discorso, per quanto confuso e con tante blaterazioni. Ma noi siamo dei semplici lavoratori, che vivono molto meglio rispetto a prima. Ci siamo affidati alla scienza e alla tecnologia e abbiamo ricevuto un netto miglioramento nelle nostre vite. Perché dovremmo partecipare alle decisioni? E soprattutto perché dovremmo pacificarci con i sapiens? Sono esseri incivili che dobbiamo solo disprezzare. Io voglio solo vivere con regole certe, decise da chi ha le opportune conoscenze. Del resto, nel mondo dei sapiens, quando venivamo interpellati, prendevamo sempre la decisione sbagliata. Ora basta, vogliamo affidarci alle istituzioni! E poi che c’entra la rivoluzione d’ottobre? Credete davvero che sia stato un evento positivo?»
Betty rimane sbalordita. Si alza una ragazza un po’ in carne, con i capelli ricci e rossi, un evidente piercing sul sopracciglio destro. Prende la parola «Non sono d’accordo con il collega! Non possiamo sempre far scegliere agli altri. Ci vuole coraggio, dobbiamo anche rompere i coglioni e provare a sognare un confronto pacifico con i sapiens. Vi ringrazio per il messaggio di speranza. Mi ricorda quando manifestavamo rievocando il ’68 francese. Noi lesbiche ci baciavamo in strada per dimostrare che eravamo diverse. Avevamo qualcosa per lottare e un futuro da sognare. Qui non bisogna più pensare, perché la scienza ha già tutte le risposte. Io voglio avere la facoltà di scegliere e di sbagliare.»
La maggior parte dei lavoratori disapprova. Ma quattro di loro si avvicinano e l’abbracciano, come avessero ricevuto una liberazione. Ci ringraziano. Betty si complimenta con la ragazza e promette di incontrarla di nuovo. Sembra che un muro si sia rotto. Gli occhi verdi di Joe, luccicano davanti alla luce che penetra dalla finestra.
Si avvicina il direttore che ci comunica che il tempo è scaduto. Ce ne andiamo felici di aver racimolato qualche voto.
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