Letteratura

È giusto pubblicare il libro di Schettino?

24 Giugno 2015

È notizia di questi giorni la pubblicazione del libro di Francesco Schettino “Verità sommerse” scritto a quattro mani con la giornalista Vittoriana Abate. Il libro, di oltre 600 pagine, è dedicato “a coloro che quella notte sono stati colpiti negli affetti più cari, a loro è dovuta la verità più che a ogni altro – e, parole di Schettino, – ripercorre con il mio racconto e con gli atti del processo, minuto dopo minuto l’incidente della Concordia. È una risposta a tanti interrogativi rimasti in sospeso”.

“Ho affidato a queste pagine le mie riflessioni – continua Schettino – le mie valutazioni e quegli aspetti emotivi che le hanno accompagnate e finora mai raccontate”.

Dal momento in cui ho appreso della pubblicazione di questo libro, il primo gesto è stato capire chi fosse l’editore. Si tratta della casa editrice napoletana Graus, con un catalogo abbastanza eterogeneo in cui alterna testi di narrativa a libri di carattere locale, con una distribuzione prevalentemente regionale.

Una volta appurato chi fosse l’editore, mi sono chiesto se fosse giusto pubblicare il libro di Schettino, se da un punto di vista etico fosse corretto dare spazio e voce – soprattutto in questa fase in cui c’è ancora un processo in corso – a Schettino?

Di conseguenza mi sono interrogato sulla responsabilità etica dell’editore: fino a che punto può spingersi un editore nella scelta dei testi da pubblicare? C’è un limite etico e morale che dovrebbe impedire di pubblicare un libro anche se da un punto di vista commerciale può portare a buoni risultati di vendite e visibilità? Immagino il ragionamento dell’editore: tutti parleranno di questo libro, avremo un’imponente rassegna stampa gratuitamente – cosa che sta avvenendo –, le librerie ordineranno il testo e la gente, incuriosita, comprerà il libro di Schettino. Tutto vero. Ma è giusto nei confronti delle persone morte nel naufragio della Concordia? Nei confronti dei loro parenti? Non sarebbe stato meglio attendere l’esito del processo piuttosto che pubblicare il libro in un momento ancora delicato?

D’altronde è frequente leggere libri scritti da ex terroristi, assassini o delinquenti di ogni genere, fino a che punto il diritto di parola e di espressione è lecito e dove, se non altro per rispetto o pudore, sarebbe giusto chiudersi nel silenzio?

Neanche giudicare è giusto, questo è vero, ma del libro di Schettino ne avremmo fatto volentieri a meno.

Francesco Giubilei

@francescogiub

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