Letteratura
Esiste un codice dell’amicizia? Leggere Due Vite di Trevi, aspettando lo Strega
L’8 luglio, scopriremo il vincitore del LXXV Premio Strega.
Fra i 5 finalisti, c’è un libro che mi ha colpito particolarmente e su cui mi sono cimentato a scrivere una mia personale riflessione, prima ancora che entrasse nella cinquina finale:
“DUE VITE” di Emanuele Trevi, edito da Neri Pozza.
L’ Autore ci accompagna in una profonda storia di amicizia, tra tre persone, due scrittori e una scrittrice, non c’è competizione per la loro professione, anche se si tratta di uno scrittore che scrive di scrittori. Il libro mette in luce il profondo rapporto che lega Emanuele Trevi a Rocco Carbone e Pia Pera ed evidenzia il diverso modo che questi ultimi hanno di intendere l’amicizia e di corrisponderla.
Rocco è uno scrittore nato nel 1962 a Reggio Calabria, da genitori ingombranti: la madre era la sua maestra elementare e suo padre, per lungo tempo, è stato il sindaco di un piccolo paese dell’Aspromonte. Un’adolescenza apparentemente felice, un percorso di studi letterario, fino a diventare scrittore, non l’avevano appagato fino in fondo e non avevano contribuito ad allontanarlo da un senso di infelicità ricorrente. Una persona sempre insoddisfatta, sofferente di un disturbo bipolare, a cui si aggiunge un concetto esclusivo di amicizia.
Non mancano le citazioni delle sue opere, prima su tutte “L’Apparizione” definito, da Trevi e dai più, il suo capolavoro. Pia Pera, traduttrice dal russo di autori classici e contemporanei, descritta dall’autore con un carattere sfrontato ma anche timido, vive accompagnata da una malattia che si presenterà in età adulta. Rimarrà in solitudine, nonostante le persone vicine, soprattutto gli amici, per i quali nutre un concetto di amicizia più aperto, meno esclusivo, rispetto a quello di Rocco. Ambedue sono legati dalla passione per la letteratura.
Trevi racconta il rapporto che aveva con entrambi, riconoscendo ed evidenziando la diversa idea di amicizia di cui ne era partecipe, e corrisposto, in maniera differente. È questa l’importante riflessione che l’autore ci porta a fare: esiste davvero un codice dell’amicizia? L’amicizia deve per forza essere fedeltà?
Per Rocco sì. “Quella mia distanza, quel mio rifiutargli sul più bello la famosa fedeltà, che pure mi aveva chiesto con tanta urgenza nel momento del bisogno, avevano prodotto il loro inevitabile effetto”- scrive l’autore rimproverato da Rocco di non rispettare “i sacri doveri dell’amicizia”.
Pia non richiedeva la stessa fedeltà di Rocco: “ogni tanto la perdevo di vista… ma quando passava da Roma oppure andavo a Milano, il meccanismo della nostra intimità si rimetteva in moto come se ci fossimo visti la sera prima”
Due modi diversi di interpretare e vivere lo stesso sentimento, con le conseguenze dissimili che ne derivano nel rapporto. Due amici, due sfumature di un’unica amicizia, che rivivere attraverso la scrittura di Trevi, due vite appunto. “La prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene“.
Due Vite è un libro che fa riflettere, esplora uno dei sentimenti più antichi, sul quale si è scritto molto e che ognuno interpreta a modo proprio. Porta il lettore a esplorare il proprio concetto di amicizia e come questa possa aver condizionato i rapporti con le persone vicine.
È un libro breve, ma lungo, da assaporare lentamente, da distillare e goderne la rilettura di molte parti per capire meglio un nobile sentimento e fermarsi a riflettere.
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