Letteratura

Distopie e utopie, il romanzo ibrido di Giovanni Agnoloni

19 Febbraio 2019

Il crollo delle connessioni internet a causa del sabotaggio compiuto da un manipolo di persone appartenenti al movimento degli Anonimi è il nucleo fattuale attorno a cui gravita la trama del romanzo di Giovanni Agnoloni L’ultimo angolo di mondo finito (Galaad Edizioni, 2017), ambientato tra l’Europa e gli Stati Uniti in futuro relativamente prossimo, nel 2029. E il medesimo centro tematico è alla base degli altri romanzi, destinati poi a essere ripubblicati come un’opera unitaria, che compongono la trilogia, o la quadrilogia, di cui L’ultimo angolo di mondo finito è l’atto conclusivo, ovvero Sentieri di notte (Galaad, 2012), La casa degli anonimi (Galaad, 2014) e lo spin off Partita di anime (Galaad, 2014).

Sembrerebbe di trovarsi di fronte a una narrazione distopica e fantascientifica. Il che probabilmente è anche vero, o almeno ha a che fare con questo lavoro di scrittura di Agnoloni, ma di sicuro non è tutto. Gli Anonimi, infatti, hanno già nel 2025, come emerge in Sentieri di notte, fatto cadere la rete mondiale di internet, ma il loro non vuole essere un semplice atto terroristico, o di attacco all’ordine costituto, ma un’azione rivoluzionaria, tesa a contestare l’inautenticità delle comunicazioni e delle relazioni imposta dall’era mediatica del web, e volta a ristabilire le condizioni per una connessione e una modalità di relazione tra gli uomini più vera e più profonda. In pratica, una distopia apparente, contiene un’utopia, la quale rappresenta il motore concettuale che alimenta e fa evolvere la storia. Questo elemento di analisi dice già molto della complessità e della pluridimensionalità dell’opera.

Si tratta, inoltre, di tematiche che, per alcuni versi, rivelano il rapporto tra l’autore e il movimento letterario del connettivismo, il quale, attraverso una sintesi originale tra fantascienza e scienze sociali, porta avanti l’assunto che in una società, come quella attuale, in cui in ogni ambito si è raggiunto un grado di specializzazione estremamente avanzato, sia importante stabilire connessioni e creare relazioni tra conoscenze e discipline diverse.

Ragionando a partire da questi aspetti, si potrebbe pensare che il romanzo di Agnoloni proponga una critica sociale ed eventualmente economica al mondo attuale, o futuribile, delle reti informatiche. Ma, sebbene questa sia una delle possibili chiavi di lettura, fermandosi qui si avrebbe una visione alquanto parziale dell’opera. In realtà, L’ultimo angolo di mondo finito è il culmine di una trama complessa e ramificata, proprio come una ipotetica rete in cui, come spesso avviene nelle storie di fantascienza, i passaggi didascalici si combinano con altri momenti non interpretabili in modo altrettanto immediato e unilaterale. Siamo nel 2029, in Europa Internet è crollato da quasi quattro anni, la crisi della comunicazione si è estesa anche alla telefonia, mentre nelle città principali sono apparsi degli ologrammi intelligenti, ovvero dei cloni degli abitanti, capaci di orientare i comportamenti delle persone. Negli Stati Uniti, invece, il sabotaggio degli Anonimi è fallito e la Rete è stata ristabilita tramite una copertura wireless, ottenuta grazie a dei droni. L’autore segue le peregrinazioni di alcuni personaggi: Kasper Van deer Maart a New York alla ricerca della scrittrice scomparsa Kristine Klemens, ed Emanuela, Aurelio, Ahmed e Amina, affiliati al movimento degli Anonimi, e rispettivamente in Bosnia, Portogallo e nel Sud Italia. Le pagine finali portano a una sorta di rivelazione, di soluzione, sia pure forse non del tutto univoca, di questioni e vicende emerse via via nel corso dell’opera.

“Dieci, cento, mille proiettili lo raggiunsero, ma non sentì dolore alcuno.

La luce del fuoco era entrata in lui, caricandolo di un’energia che da lì si sprigionò su tutta la caverna, per riversarsi, incontenibile, sul mondo”.

Un uccello si alza in volo, mentre uno sciame di libellule vibra e scompare. Un cigno, soffiando, si allontana. L’entropia di un precipizio di tronchi lungo la riva. L’energia di un meraviglioso albero che si erge sul margine della foresta.

Verde a perdita d’occhio. Riflessi di sole sparsi come lampi omnipresenti, a estrarre l’anima di ogni singola zolla. Il cielo, nell’immensità di un azzurro senza nome, si piega in una curva spaziotemporale gentile e spietata”.

Un’opera, questa di Agnoloni, che si sviluppa in direzioni diverse, dalla fantascienza al romanzo di avventura e al racconto filosofico, importante anche perchè rara, per contenuti e struttura, nel panorama italiano attuale, e che in questo libro di conclusivo mostra un’evoluzione dello stile, con una scrittura in equilibrio tra oggettività e allegoria.

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