Letteratura
Diete drastiche
Sono arrivata in ufficio da pochi minuti e ho acceso il computer per finire una relazione.
Non dovrei metterci molto, già pregusto la colazione che farò al bar qui sotto: fanno un ottimo caffè e sono squisiti anche i cornetti.
Quando esco in corridoio, incrocio Giorgia.
“Vieni a fare colazione con me?”, le dico subito.
“Ti accompagno, ma non prendo nulla.”
“Come mai?”
“Sto facendo una dieta drastica!”
“Non mi sembra che tu ne abbia bisogno”, ho risposto.
“Sei gentile, ma anche un po’ bugiarda”, fa lei ridendo.
“Non è così, non sto dicendo che sei già magra, penso solo che quei tre o quattro chili che hai in più rispetto al cosiddetto peso forma ti stiano benissimo.”
“Lo dice anche mio marito. Ma forse lo fa perché teme che la dieta drastica alla fine possa ricadere in qualche modo anche su di lui!”
“Beh, lui non ne ha affatto bisogno. Lo conosco da una vita ed è rimasto sempre secco come un chiodo!”
“E non sai quando mangia! Questione di metabolismo…”
Rientrando nella mia stanza dopo il caffè (e il cornetto) penso ad un amico conosciuto ai tempi dell’università, che ho incrociato, dopo anni che non ci vedevamo, qualche settimana fa: anche lui vittima, evidentemente, di una dieta drastica, ha perso qualcosa come una ventina di chili.
E infatti non l’avevo riconosciuto è stato lui a fermarmi. quasi gridando il mio nome.
“Ma sai che sembri proprio un altro?”, gli ho detto, abbracciandolo, “Sei sicuro di star bene?”
“E’ la domanda che mi fanno tutti”, risponde, “uno non è padrone di mettersi a dieta e perdere un po’ di chili e già tutti pensano che stia male…”
“Hai ragione, scusami. Però lo sai che sei diventato un ometto interessante?”
“Mi stai dicendo che, se questi venti chili li avessi persi una ventina d’anni fa, tra noi poteva nascere qualcosa?”
“Chi può dirlo? Certo che allora eri quasi inguardabile…”
“Sei veramente pessima”
Devi fare login per commentare
Accedi