Letteratura

Decervellarsi per salvarsi

Questa raccolta di brevi saggi di René Daumal ha come tema fondante la ricerca del vero, che l’essere umano deve porsi come obiettivo nell’esplorare la propria interiorità.

5 Febbraio 2025

Il rovescio della testa - René Daumal - copertina

Nato nel 1908 nelle Ardenne, René Daumal nel 1925 si trasferì a Parigi, dove studiò filosofia, soprattutto nei suoi fondamenti teologici e orientali. Nella sua breve vita fondò la rivista Le Grand Jeu, in polemica con i surrealisti; pubblicò poesie, racconti, traduzioni e il romanzo-saggio Il Monte Analogo, rimasto incompiuto. Morì di una malattia polmonare nel 1944. In Italia, tutte le sue opere sono pubblicate dalla casa editrice Adelphi, a cura di Claudio Rugafiori. L’ultimo volume uscito nella collana “Piccola Biblioteca” si intitola Il rovescio della testa, e raccoglie dodici brevi scritti eterogenei: parabole, racconti, schizzi, interventi critici, tutti accomunati da uno stile giocoso, talvolta sarcastico e provocatorio, spesso aforistico, nell’affrontare lo stesso tema di base, cioè il rapporto che l’essere umano instaura con la verità. A partire dal brano di apertura, in cui tre personaggi simbolici (L’Assetato, l’Innamorato e l’Ottico) si interrogano su cosa produca nell’uomo l’idea di meraviglia, individuandone il contrassegno nella figura della Portatrice d’acqua, di cui ciascuno di loro offre una interpretazione particolare: l’acqua, la donna, la brocca sono ugualmente fonti inesauribili di stupore e necessario appagamento. L’acqua perché estingue la sete, la donna perché è la metà dell’uomo, la brocca perché contiene le immagini del mondo. Nessuno può dire niente sulla verità, perché ognuno è molteplice e “governato talvolta dal cervello, talvolta dallo stomaco, talvolta dal cuore”, quindi mai univoco nelle sue espressioni.

Sparsi nel volume sono altri apologhi divertenti, come quello del Curato che nell’ora di catechismo interroga la classe su cosa sia Dio. Alle risposte tradizional dei ragazzini (è Padre, è puro Spirito, è il Creatore ecc.) reagisce con sfuriate e punizioni, premiando invece il più somaro di loro che incredibilmente afferma “Dio è una sberla”. C’è poi un grande mago in grado di eseguire straordinari prodigi per guidare l’umanità (“ah! se avesse voluto!”), che per non opporsi ai voleri della Provvidenza muore povero e abbandonato, senza rivelare a nessuno –nemmeno a se stesso –, il proprio potere divinatorio.

Chi dice la verità, e cos’è la verità? Lo chiedeva Pilato a Cristo, nella domanda che Nietzsche definì l’unica ad avere valore nella storia umana. Sulla relatività del vero e di ciò che si definisce reale, Daumal insiste con verve polemica. Né la filosofia, né la teologia, né la politica possono dare risposte certe. Solo lo scavo interiore, e la raggiunta conoscenza di sé, possono illuminare nella ricerca del vero: “L’uomo che pensa è il violento nemico di ogni fede imposta, di ogni dogma, di ogni tirannia. È per essenza Rivoluzionario. Tu parli di Verità. Ma chi parla in te? Cerca dunque te stesso prima di tutto: ma ecco! il sentiero si allunga all’infinito, non smetti mai di cercarti. E cercarsi è la stessa cosa che cercare la Verità… Si può essere solo nella misura in cui si rinuncia a ciò che si crede di essere”.

René Daumal y una expedición que no tiene fin

Bisognerebbe inventare una “macchina per decervellare”, capace di svuotare la testa da tanto ciarpame inutile, e rendere il pensiero di nuovo pulito, originario, sincero. “Cosa impedisce all’uomo di restare semplicemente al centro di se stesso e di vivere misurandosi con il mondo esterno attraverso il mondo interno di cui è re?” Sono le varie ideologie, i falsi miti, le madri Chiese, la cultura occidentale che, separando la razionalità dalla fisicità, hanno distrutto ciò che negli esseri umani era semplicemente naturale: “Ciò che vi è di più morto nella testa opprime e sfrutta ciò che vi è di più vivo nei piedi… Il problema è riconciliare la testa con il resto dell’uomo”. La testa infatti è fatta dalla faccia, che guarda all’esterno e non è capace di osservarsi dentro, e dal cranio, situato in una posizione posteriore e cieca, che pretende di capire senza vedere: forse è il caso di rovesciare la testa, e cambiare atteggiamento.

Non l’intellettuale, non il religioso, non lo scienziato, non il condottiero potranno mai attingere alla verità, perché presumono di poter circoscrivere l’esistenza al sapere, rifiutando il dubbio, l’errore, il pressappoco. In tal modo non arriveranno mai a conoscere se stessi. Solo il Poeta può farlo, perché “è sommamente chiaro che la sua parola, sotto il senso unico, offre una pluralità, o meglio una totalità, di significati”. E sulla Poesia, come unica possibilità di attingere al vero, Daumal afferma con severità che essa non può definirsi solamente ispirazione, o improvvisazione e spontaneità. Deve rispettare regole, canoni precisi, tradizione, dominando l’elemento personale (l’invenzione e l’espressione) e  acquisendo uno stile non solo estetico, ma anche etico: “lo stile è l’aspetto non personale della bellezza”.  Attraverso lo scavo nel silenzio e il recupero della parola poetica “dalle infinite risonanze” l’umanità potrà sconfiggere le menzogne che hanno corrotto la sua natura più limpida e pura.

 

RENÉ DAUMAL, IL ROVESCIO DELLA TESTA – ADELPHI, MILANO 2025, p.98

A cura di Claudio Rugafiori

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