Letteratura

Decalogo 5: non uccidere

9 Settembre 2024

Omaggio a Krzysztof Kieślowski

 

Il ragazzo feroce di rabbia si sfoga

contro chi non si merita rabbia,

bersagli indifesi incolpevoli

da punire per troppa noiosa

innocenza. Lorda una vetrina

pretenziosa, spaventa stupidi

piccioni zampettanti, scaglia

sassi dal cavalcavia sugli ignari

passanti. Poi stringe tra le mani

la corda assassina, meditando

un’atroce sentenza di morte.

 

 

Anche la vittima ha le sue colpe,

ebete grasso di laidezza, indegno

di esistere. Strozzarlo quindi,

spaccargli la testa, buttarlo

nel fiume: non pensare

ai suoi occhi sbarrati, ai piedi

contratti, alla smorfia del volto

sgomento. Con calma finire

il panino che il porco aveva iniziato;

un peccato lasciarlo ammuffire.

 

Tu non ucciderai. Non spargerai sangui viventi

che gridano a me dal suolo, lì dove sono sparsi.

O della vita tua chiederò conto, e sarai sottoposto

a giudizio. Non far morire l’innocente

e il giusto, non sfinire nemmeno chi ha sbagliato,

per non essere bandito dal mio altare.

Domina la tua ira e il desiderio, non cercare

vendetta contro ciò che respira nel creato.

Perfino un bruco è stato amato e scelto,

io l’ho voluto e così costruito:

unico e solo.

 

 

Grottesco il trionfo omicida

si affaccia alla mente,

vittoria istantanea esultante

eterna irrimediabile sconfitta.

Il male esploso: da dove il male,

furente grido, grido abissale,

assoluto potere di un gesto

di sfida sovrumana.

“Sono forse il custode di qualcuno?

Nessuno è come me, se uccido”.

 

Il ragazzo assassino pagherà

la sua colpa all’ordine sociale

trasgredito. Il boia generoso

gli concede un’ultima boccata

di fumo senza filtro.

Non la corda che ha usato

per strozzare, ma un’altra

lo attende più pesante:

il suo corpo bambino penderà

irrigidito, burattino innocente

come mai era stato.

 

 

 

Dalla raccolta inedita “Decalogo”.

 

 

 

 

 

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