Letteratura
Dammi un verso anima mia, l’antologia della poesia universale di Nicola Crocetti
L’uomo ha sempre scritto poesie. Sono le prime parole con cui Nicola Crocetti apre il volume ‘Dammi un verso anima mia’, la sua antologia della poesia universale (Crocetti Editore). Per farsi un’idea della dimensione che assume la materia ‘poesia’ a livello mondiale Crocetti segnala nella sua introduzione al volume che poche migliaia di anni della sua storia e negli oltre centomila idiomi parlati e scritti da quando ha articolato il linguaggio,1 miliardi di individui hanno prodotto miliardi e miliardi di poesie. E anche oggi, nelle settemila lingue superstiti2 (che si riducono drasticamente ogni anno che passa), tutta la popolazione mondiale, in incessante e smisurato aumento e grazie anche a un’acculturazione senza precedenti, continua a produrre una quantità incalcolabile di versi.
Nicola Crocetti è “l’editore dei poeti”, fondatore della rivista “Poesia”, che ha pubblicato migliaia di poesie di ogni angolo del globo. Ha curato questa antologia insieme a Davide Brullo, poeta, fondatore della rivista avventuriera “Pangea”. Entrambi, non sono professori né critici letterari: hanno semplicemente dedicato la loro vita alla poesia. E sono riusciti nell’impensabile: restituire all’arte antica e ancestrale della poesia il giusto posto che essa merita all’interno delle arti scritte e dell’editoria.
Ma perché l’uomo scrive in versi? Questa la domanda che si pone Nicola Crocetti nell’introduzione del libro. Cita Primo Levi che ne ‘L’altrui mestiere’, enumera nove motivi riguardo alla necessità dell’uomo di scrivere in versi: perché se ne sente l’impulso o il bisogno; per divertire o divertirsi; per insegnare qualcosa a qualcuno; per migliorare il mondo; per far conoscere le proprie idee; per liberarsi da un’angoscia; per diventare famosi; per diventare ricchi; infine, per abitudine. E anche questa antologia vuole provare a dare una risposta a questa domanda. Insieme a almeno altre due questioni fondamentali: davvero la poesia ha bisogno di essere difesa? E contro chi? Crocetti fornisce una risposta molto chiara a questi interrogativi: sì, la poesia deve essere difese dall’indifferenza del mondo per questa forma d’arte, dall’ignoranza dilagante e dalla miseria culturale della stragrande maggioranza degli uomini politici e di potere.
La poesia è un’arte antica, antichissima. Lo dimostrano le prime poesie del libro, alcuni testi di letteratura indiana che risalgono al 2000 a.C. E viene da chiedersi dove sia nata la poesia. A scorrere le prime pagine dell’antologia di Nicola Crocetti e Davide Brullo sembra proprio che India e Mesopotamia abbiano offerto una spinta iniziale all’arte di scrivere in versi. D’altronde Aristotele osservava che la poesia nasce dalla tendenza naturale dell’uomo a imitare, attraverso il linguaggio, l’armonia e il ritmo. Armonia e ritmo, due elementi fondanti di quelle civiltà lontane. Lasciando scorrere le pagine si comprende subito l’ordine cronologico che è stato dato ai testi, e si arriva, con un salto di 1000 anni, alla Bibbia, a Qohelet, al Cantico dei Cantici, ai Salmi, a Isaia e al Libro dei Proverbi.
Un’antologia del genere poteva nascere solo dalla passione per la poesia di Nicola Crocetti, fondatore dalla casa editrice Crocetti nel 1981 e della rivista letteraria ‘Poesia’ nel 1988. Crocetti ha tradotto migliaia di pagine di narrativa dal greco e oltre centomila versi di tutti i maggiori poeti greci contemporanei. Dopo sette anni di lavoro, nel 2020 ha completato la traduzione integrale del capolavoro di Nikos Kazantzakis, Odissea, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio per la traduzione del Ministero della Cultura greco. E dalla passione, altrettanto salda per il racconto in versi, di Davide Brullo, giornalista e scrottore, fondatore del quotidiano culturale online ‘Pangea’, in cui compare un’ampia sezione dedicata alla poesia.
L’antologia ripercorre la storia millenaria della poesia mondiale dalle origini, agli antichi, al Medioevo, ai contemporanei, al Novecento, al Terzo Millennio. E andando proprio al Terzo Millennio si possono trovare poesie di tutte le parti del mondo, per esempio: Sugimoto Maiko (Giappone), Marina Serrano (Argentina), Arundhathi Subramaniam (India), Boris Ryzij (Russia), Giovanni Gomez (India), Patrick McGuinnes (Tunisia). A scorrere tutti questi nomi prende un brivido. Perché si possono scrivere poesie in tutte le lingue del mondo e per quanto vasta possa essere la nostra conoscenza sull’argomento non sarà mai esaustiva. E questo vale anche per tutte le poesie italiane di questa sezione, tutte di autori che hanno visto i lori scritti pubblicati su riviste letterarie cartacee o digitali.
Avere cura della poesia è una questione sicuramente culturale, ma anche politica. Crocetti nella sua introduzione fa presente che ci sono paesi – e l’Italia purtroppo non è tra questi – che rispettano e onorano i propri poeti. In Grecia, per fare un esempio, quando muore un poeta, un vero poeta, la sera stessa la televisione di Stato e i canali privati gli dedicano trasmissioni speciali. E ai suoi funerali partecipano il sindaco della città, il ministro della cultura, il presidente del Consiglio e il capo dello Stato, oltre a una grande folla di gente comune. In Grecia… , sospira Crocetti, in Italia questi onori sono riservati ai politici, ai calciatori e ad alcuni attori e cantanti.
Un’opera di questo genere non era mai stata pubblicata. Un’antologia della poesia universale, dai Veda ai poeti odierni, dagli antichi inni egizi a Eugenio Montale, Seamus Heaney, Paul Celan, dai salmi biblici e da Saffo fino a Ezra Pound, Yves Bonnefoy e Mario Luzi. Dentro il volume si possono scovare alcune rarità, non cose da esperti, ma da curiosi, come un sonetto di William Shakespeare proposto in quattro traduzioni diverse, sono quelle di Lucia Folena, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti e Nicola Gardini. A concludere il libro l’elenco delle opere citate e dei nomi di tutti i poeti chiamati a raccolta. Un elenco corposo, a riprova di quanto la poesia sia materia viva. Scorrendolo si capisce che il mare da cui pescare poesie è veramente sterminato e in continua evoluzione. Un mare che è esattamente come la vita. Questo è indubbiamente un libro che non dovrebbe mancare in qualsiasi biblioteca che si rispetti.
Nella conclusione della sua introduzione al volume Nicola Crocetti sintetizza perfettamente il perché di questa pubblicazione. Pensare di poter racchiudere tutta la poesia di una vita e dell’universo in una piccola antologia è come volere – agostinianamente – travasare il mare con un secchiello. Nondimeno, ognuno che in qualche modo si occupi di poesia, o abbia fatto di questa la missione della propria esistenza, ha il dovere di tentarne, come può, una difesa. Certo debole, forse inutile, forse disperata, perché condotta con armi spuntate contro le forze preponderanti dell’incultura e dell’indifferenza. Ma necessaria. Un personaggio dell’Odissea di Kazantzakis, Centauro, alla vigilia di una battaglia cruciale contro un esercito soverchiante, dice al re di Itaca: “Ulisse, domani noi non possiamo combattere questa battaglia”. “Perché?” domanda Ulisse. “Perché è una battaglia persa in partenza,” dice Centauro. “Per questo dobbiamo combatterla,” risponde Ulisse.
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