Letteratura
Cucumis melo
Inizi a capire che stai invecchiando quando pensi sempre più spesso al passato, il presente lo minimizzi, e l’avvenire non ti entusiasma.
E quando miri a quello prossimo, il cielo lo vedi adombrarsi. Infatti, sei a una settimana dalle elezioni e votare devi, e cercherai di onorare il mandato delle tue idee, che coincidono con i valori espressi in una Carta del 1947.
Non ti fai illusioni, partendo dal presupposto che la maggioranza, la moltitudine, indipendentemente dal prendere alla leggera o con serietà questo compito, si orienterà diversamente da quello che pensi e speri, magari disertando le urne, molto più spesso votando contro le tue idee, e tu dovrai vivere per i prossimi cinque anni sopportando le conseguenze della scelta altrui. Scelta che fingerai di rispettare, anche se ormai non sopporti quasi più nulla di quanto non condividi. Poi pensi che quella scelta avrebbe potuto essere la tua, se non fossi nella condizioni non disagevoli – ma nemmeno sufficientemente agiate – di chi può scegliere con razionalità ciò che ritiene non il meno peggio, ma il meglio plausibile con discrezione.
Un confortevolmente verosimile privilegio ti esime dall’apporre il tuo voto con riluttanza, e ti salva dalla rabbia di farlo a sfregio per punire una intera «classe dirigente» (“loro”) che, a ben vedere, non faresti che confermare parzialmente.
E intanto la giostra del «mondo grande e terribile» continua a girare, virtualmente e non, intorno alla tua senescente anima in piena.
Potresti costruirti eteronimi, fuggendo come persona (Pessoa) nell’immaginazione narrativa, ma sei troppo pigro per sottrarre al tuo sonno le ore necessarie a produrre qualcosa di minimamente leggibile. Dunque, accetti di stare invecchiando, e continui a preferire l’autunno all’estate. Di quest’ultima amavi da bimbo alcuni frutti, rotondi, con la crosta verde, la scorza bianca e la polpa rossa e dolce e succosa. Ma ormai l’estate è bruscamente finita, tu sei troppo cresciuto, e già la poggia torrenziale inonda la terra riarsa. E aspetti con timore e tremore – come molto probabile – che prestissimo, tra una settimana, ti riempiranno le orecchie altri frutti, a saturare con il loro nome le pagine dei giornali e dei social delle giornate che verranno.
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