Letteratura
“Come Pesci sugli scogli”, Simona Moraci torna in libreria con un nuovo romanzo
Il libro edito da Morellini narra di come l’amore nelle sue varie tappe esistenziali possa annodare, recidere e attorcigliare mani, sentimenti e anime in uno scorrere del tempo inesorabile ma pur sempre ricco di nuovi inizi e cicli vitali, in una Messina calda e tormentata, dove le occasioni di riscatto dai torti sociali occorre andarsele a cercare per concedersi il futuro. Abbiamo intervistato Simona Moraci autrice dell’opera
“Come pesci sugli scogli” (p.336) è il nuovo romanzo di formazione edito da Morellini nella collana “Riflessi“, disponibile nelle librerie dallo scorso 19 aprile, e scritto da Simona Moraci che oltre ad essere una autrice di successo,“Duecento giorni di tempesta” e “L’Eterno” le sue ultime due fatiche narrative pubblicate da Marlin Editore, è anche una giornalista professionista ed un’ insegnante.
Ci troviamo a Messina nel 1998 e Save frequenta il quinto anno del liceo scientifico. Figlio di un pescatore, padre violento che avvilisce figlio e moglie, è vittima di scherno ad opera dei suoi compagni tra cui Luca. Mentre Chiara, al terzo anno dello stesso istituto, ha una famiglia che la sostiene e che le permette di coltivare la sua passione per la scrittura, sognando di diventare famosa. Chiara e Save dopo uno scontro casuale nel laboratorio di fisica iniziano una frequentazione che parla di un amore acerbo e turbolento come solo quello adolescenziale sa essere. Fin quando Chiara non si ritrova in una situazione molto complessa e pericolosa, per niente consona alla sua inesperienza. Con l’amica Tilde si lascia coinvolgere da Luca e i suoi amici, in un labirinto di eventi che degenerano molto velocemente, dirottando il corso del destino non solo della stessa Chiara e di Save, ma anche di tutti i protagonisti coinvolti. Sono i sentieri accidentati dell’amore così come della vita che annodano, recidono e attorcigliano mani, sentimenti e anime in uno scorrere del tempo inesorabile ma pur sempre ricco di nuovi inizi e cicli esistenziali, in una Messina calda e tormentata, dove le occasioni di riscatto dai torti sociali occorre andarsele a cercare per concedersi il futuro e sottrarsi a verdetti già scritti. Un omaggio a Erwin Schrödinger ed alla sua teoria-paradosso del gatto: un esperimento mentale ideato nel 1935 con lo scopo di illustrare come la meccanica quantistica fornisca risultati paradossali se applicata a un sistema fisico macroscopico.
Abbiamo intervistato l’ autrice di “Come pesci sugli scogli”, Simona Moraci che ci parlato di questo libro a tutto tondo
Dopo “Duecento giorni di tempesta “e “L’Eterno” torni in libreria con “Come pesci sugli scogli”, narrando l’amore tra adolescenti. Chi sono Chiara e Save?
“-Chiara e Save sono due adolescenti che scoprono insieme l’amore. Il libro si ambienta nel 1998, perché avevo voglia di tornare con la mente ai tempi del liceo, sui banchi di scuola, traendo spunto dalla mia esperienza personale di insegnante, ribaltando il punto di vista questa volta. Save è un ragazzo all’ultimo anno di liceo, l’anno degli esami di maturità, vive in una famiglia con un padre violento ed una madre molto remissiva che gli vuole tanto bene, ma non riesce a ribellarsi al marito. Chiara, invece, ha alle spalle una famiglia che la ama, che la sostiene. Save, infatti, dirà di lei che “sa di buono”, mentre lui sente addosso l’odore del male che confonde con la puzza di pesce, perché suo padre fa il pescatore. Un odore dal quale non riesce a liberarsi e che rappresenta quasi una sorta di persecuzione. Scontrandosi nel cortile del liceo, inciampano nel destino dando inizio alla loro storia.”.
Quale metafora dalle vita secondo te compendia il titolo del libro e la stessa trama?
“– La metafora dei pesci sugli scogli, rappresenta la resilienza che è un tratto tipico dell’adolescenza. Essendo un romanzo di formazione, parliamo del periodo più difficile della nostra vita, dove l’adolescenza è una vera e propria terra straniera, un momento di grande conflitto ma anche di crescita. L’idea dei pesci sugli scogli, mi è venuta in mente un giorno mentre ero a pranzo fuori in un paese lungo la costa tirrenica, vedendo uno scoglio con sopra due pesci innamorati. Ed ho pensato che questo accade in età adulta ma anche e soprattutto mentre stiamo per diventarlo, adulti. Essere vicini, pur essendo a volte molto distanti, con la grande forza di non cadere mai troppo distanti l’uno dall’altra. “.
Questo romanzo regala la possibilità di conoscere in modo non filtrato la realtà della Sicilia più cruda, quella che si tende, spesse volte, ad edulcorare per sedare un po’ il clamore che suscita. Che cosa ti ha spinta a raccontare la luce che si cela dentro l’abisso di alcuni contesti siciliani difficili?
“- La Sicilia che racconto è in parte quella della mia adolescenza ed in parte quella vissuta da insegnante. La luce sono sempre riuscita a coglierla nel buio del disagio, delle situazioni difficili che vivono i miei studenti, che ho incontrato anche io, o i miei amici alla loro età. La spinta a voler trattare di questo argomento è data dalla voglia di liberarsi di alcuni fantasmi. Come se fossimo inseguiti da fantasmi che ci portiamo dentro, nel buio dell’anima. Alle volte bisogna affrontarli per poter andare avanti. Quindi la scelta di raccontare questa vicenda di Save e Luca, che partono da contesti differenti, sta ad indicare che il disagio giovanile è trasversale alle classi sociali. Ma Save riesce a trovare una forza interiore per resistere, una resilienza che lo porta a combattere, mentre Luca si lascia travolgere dagli eventi, dal suo vissuto, votandosi all’autodistruzione. Credo che sia importante raccontare la sofferenza dei giovani, in quanto i lettori adolescenti o adulti, avranno modo di ritrovarsi in questi quadri reali.”.
L’essere a contatto quotidianamente con i ragazzi, da insegnante, da madre e da donna, cosa ti lascia in dote? E quanto c’è di autobiografico negli odori, colori e vissuti tratteggiati dalla tua penna in queste pagine?
“- Dico sempre che i ragazzi sono la mia forza. Insegnare mi ha dato tantissimo e soprattutto insegnare in contesti difficili mi ha dato la fortuna di conoscere ragazzi, colleghi e dirigenti straordinari. Perché, quando si naviga tutti nella stessa direzione, i risultati si ottengono. Io credo nel valore della scuola che salva. Anche se, ovviamente, non si possono salvare tutti, essendo alcune situazioni troppo disfunzionali. Anche quando un solo studente decide di prendere in mano la propria vita, di proseguire negli studi, questo è motivo di grande soddisfazione. Ancora oggi sento i miei studenti che oramai adulti, mi raccontano quello che fanno, la loro vita, e allora capisco che forse, qualcosa di buono è stata fatta. Nel romanzo c’è molto di autobiografico. Alle volte mi identifico con Chiara, altre con Saverio, e quello che c’è di me sono i ricordi che mi legano a mio nonno Saverio, a mia nonna Vittoria, a mio padre Nino. La famiglia di Chiara è costruita un po’ sulla mia, sulle mie esperienze. Io ero per certi versi come lei, vedevo le parole che prendevano vita che diventavano immagini, coltivando sempre questo grande sogno della scrittura. Quello che tengo a sottolineare è che questo libro è dedicato in parte anche ai miei professori, persone eccezionali che mi hanno dato tanto e se ho scelto di scrivere è anche merito loro.”.
Nel modo di raccontare utilizza il flashback ed una sorta di flashforward, quale gioco del destino può dirottare l’Amore secondo te?
“- Sicuramente l’amore salva. Io l’ho pensato in tanti momenti della mia vita, anche durante quelli più bui. Ed il destino guida un po’ l’amore. In questo libro mi sono divertita molto ad andare indietro nel tempo, soprattutto con il paradosso di Schrödinger che al liceo mi aveva molto affascinata come fiaba, riguardo all’idea che il tempo si potesse spezzare, come il grande sogno di Save, che vive in un modo che vorrebbe cambiare, insieme a tutto il dolore ed il male che ha incontrato. A livello narrativo ho voluto imprimere proprio questa scia di possibile cambiamento e di rinascita, spezzando l’Universo e azzerando il destino.”.
Di cosa avrebbero bisogno oggi i nostri adolescenti, per non rischiare di scontrarsi contro il fallimento da adulti?
“- Oggi secondo me, gli adolescenti avrebbero bisogno di riflettere, essendo la nostra società molto veloce. Sembra quasi di scorrere i social network anche nelle nostre azioni quotidiane, quando si prendono le decisioni, non c’è più il tempo della riflessione, dell’amore, del corteggiamento, della scoperta. Credo da mamma, da insegnante, da donna, che sia importante dare un indirizzo ai miei studenti, a mia figlia stessa, incentivandoli a prediligere la concretezza al posto di una virtualità esasperata. Occorrerebbe un approccio più sereno con la realtà ed il tempo necessario per riflettere per godersi quel periodo meraviglioso che è la adolescenza, quella giovinezza che non torna più”.
Quali le date prossime di presentazione del libro?
“-Presenterò il libro il 10 maggio a Messina, presso la libreria Bonazinga, alle ore 19, durante la giornata dedicata all’apertura delle biblioteche. Chiacchiereremo con il Provveditore agli Studi di Messina, insieme al pubblico ed alla libraia e cara amica Daniela Bonazinga. Mentre il 5 maggio, sarò alla Biblioteca di San Filippo del Mela, ospite di Sicilia Mater, alle 18.”.
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