Letteratura

Come nasce un’intervista a James Ellroy

4 Aprile 2015

Perfidia è il primo volume della nuova tetralogia di James Ellroy. È appena uscito per Einaudi e noi siamo andati ad intervistarlo. Ecco il racconto gonzo e pieno di errori grammaticali su come è stato incontrare il maestro. Foto: Banhoff con iPhone

Attenzione. quello che state per leggere è un REPORT. Usiamo scriverli con il cellulare e gli errori grammaticali dettati dal t9 e dalla nostra pigrizia li lasciamo tutti dentro. Non vi scandalizzate, disimparate ciò che sapete. Questi pezzi vanno letti così come nascono.

Milano-Torino cosa saranno? Ottanta chilometri? Un’oretta di treno, c’è anche credo il regionale. Invece noi di WNR con che ci andiamo? Con Bla Bla Kazzo Car. Organizzazione viaggio: PISTOH! Pisto Moreno ovvero la variabile assurda dell’universo organizzativo. Pisto Moreno ovvero uno di cui non posso nemmeno contare le telefonate in cui rispondo e succede «oh… ti volevo di…» «…» «cazzo… non me lo ricordo» e poi ti richiama dopo e non si ricorda nemmeno dopo. Ora Moreno è scimmiato con Bla Bla Car, ci andrebbe anche all’Esselunga se potesse, quindi niente treno ma Milano-Torino in auto. Il treno non lo ha considerato.

Il team è Pisto e Banhoff. Pisbanh. Motivo del viaggio: andiamo a intervistare James Ellroy a Torino. Pheeeega se siamo fighi. Io gli faccio addirittura le foto. Io! Le foto… le doveva fare Toni Thorimbert ma quando ho saputo che Ellroy non voleva foto, non voleva video, non voleva nulla, ho pensato che avremmo fatto una figuraccia a portarlo li per mezz’ora. Cioè non muovi Toni (col suo scrittore preferito) per fargli fare forse le foto. Quindi tocca a me, che i ritratti… non li faccio. L’intervista (CHE LEGGERETE DOMANI) l’ho ottenuta io con una magia.

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Prima della partenza. Comasina. Pisto con motorino significativo alle spalle.

Cari scolaretti: come si ottiene un’intervista così?

Tattica. Metodologia: Chiamo Einaudi per paginone di Ellroy su Riders. Sento le farfalline quando faccio ste cose da giornalista. Quando chiamo quei subordinati degli uffici stampa. Non ti rispondono mai. Oppure sono sempre così consenzienti, sempre così servizievoli. Se gli chiedi un the potrebbero pure ingegnarsi per portartelo. È un po’ uno di quei lavori che si dovrebbe imparare alla scuola alberghiera. Però quelli di Einaudi sono tosti. Va detto. Non è ass licking questo eh, si tratta di fatti. Einaudi dice, Einaudi fa, sarà che sono di Torino, che l’Avvocato era l’avvocato, che i piemontesi… comunque sia son seri. Particolare: Un team di ragazze, belle ragazze, una l’ho anche puntata ma mi ha seminato in zero due.

e Gnente al tel con uff stampa chiedo roba noiosa tipo cartella stampa a bla bla vari fino che sento dall’altra parte della cornetta: Ellroy è qui in tour stampa. Abbasso la voce, cambio tono, sono in ufficio, gli insetti colleghi potrebero sentire. Hai detto press tour? Io sono cofondatore di WNR… bla bla bla… penso ci siano gli estremi per… bla… dammi un fisso!
Come scusa?
dammi un fisso! cazzo non posso parlare da questo numero. FISSO! Ti richiamo subito.
Tempi accellerati, adrenalina, lei si si ok eccolo… Tutto a voce sommessa, tutto in imperativo categorico. E ok cinque min dopo parlo al telefono con una voce marpionica dall’altra parte della cornetta e me la lumo a dovere. Tono serissimo, oggi mi sono messo il profumo e mi son fatto i capelli da una decina di giorni. Ormai sono magro… insomma ci do dentro. “non voglio parlare di fronte ai colleghi”

come è ellroyana questa cosa mmmm

si si si.

30 marzo ore 15.30 torino mezz’ra con lui che fa presentazione al circolo dei lettori. Moreno è al settimo cielo, Ellroy è il suo mito da podio assieme a Burroughs e Bukowski. Schiuma paroline freshe e gongola. Mi dice solo: come ci godo! Non lo contengo.

Quindi si sbatte anche lui. Organizza torino, la spedizione.

Pisto chiama beatrice che dirige il circolo dei lettori. La rivista preferita di Beatrice è proprio Riders quidni Beatrice si sbatte per trovarci pure l’albergo. Fatto! Ecco un quattro stelle tuuuuuutto Pisbanh. Paga il circolo, quindi la regione, quindi il pd, quindi lo stato, quindi i miei colleghi con la forfora sottopagati. È l’Italia bellezza!
Non te lo insegnano al master di giornalismo eh? Non te lo insegnano che la bistecchina la devi coce su du lati! Hai presente le email e il «ti mando una imeiiiiiiii» Ecco.. sai cosa farci ora con la tua email.

E ora eccoci in macchina per Torino. Uno dei viaggi più brutti e pericolosi della mia vita. Lo racconto perché è burroughsiano. È assurdo. È scabroso.

Il viaggio stampa

Appuntamento alla Comasina, nel pieno del degrado urbano. La macchina la guida uno che non penso esistesse veramente. Era un robo che veniva da un warmhole dal futuro di sicuro. Un essere spiritico, un’allegoria di noi stessi nel futuro. Si chiama forse mario, o marco, o manzo. Non lo sappiamo ancora. È identico a Ellroy, ma microsopico, coi piedi torti, penso sia mezzo scemo. Puzza, è osceno si muove come un lombrico viscido coperto di plancenta aliena. Iiiii iiiiii lame su ghisa, stridio di ossa e denti. La macchina mi dice moreno che è una renault scenic, a me pare un furgone. Trattasi di Una cazzo di scassona blu viola cobalto del 1990. enorme. Tutta ammaccata, tutta piena dimmerda. Gli oggetti ci entrano dentro, varcandola diventano subito oggettimmerda. Si insabbiano tipo che ne so. Briciole ovunque, resti di unto, tutto abbriccato, tutto tenuto con lo scotch, tutto incollato. Carica batterie non originali, un ipad con cover rosa appiccicato al paraberezza. Cartoni della pizza aperti, caccole e peli di cazzo. Mani di mario nelle palle e poi stretta di mano con noi all’arrivo, infatti a pelle gli ho messo il pugnetto e lui non ha capito.

È il mondo di mauro. Un mondodimmerda. E la cosa più brutta? Mario guida così male, ma così male che non ho mai visto nessuno guidare così male. Nemmeno la mi cugina quando imparava nel parcheggio dell’ipercoop. E nella vita che fa? vende veicoli. Almeno è questo che mi trasmette ma non riuscivo nemmeno a fissarlo per quanto lo odiavo. Le auto dietro suonavano il clacson e lui faceva finta di nulla. Ha bucato anche la sbarra dell’autostrada, si è fermato un metro dopo. Un casino. Poi non arrivava a prende la ricevuta. Non sapeva fare un cazzo. Era il disagio incarnato. Faceva domande alle quali poi non ascoltava le risposte. E me lo sono puppato tutto io. Quella merda di pisto che è un giornalista sgamato si mette sul sedile dietro subito e mi serve il pacco a me. Stai te davanti con androide mario. Quando mario parla non si capisce un cazzo. Squirla, ciurla, sluma tronchetti di frasi sconnessi. Giuro che non si capisce un cazzo. Mi viene la risata nervosa, me ne fotto rido, guardo moreno che ride soffocando. All’autogrill – sbiancato – mi fa: ho paura per la nostra incolumità. Ora mi devo sorbire anche lui in para. Io sto pensando solo alle foto. Ma perché mi son messo in testa difare le foto? È troppo per me Ellroy… è troppo. Meno male che Mario/Marco è mezzo tonto e la maggior parte del tempo sta zitto. Dopo un ora e venti siamo a Novara. Abbiamo fatto benza, mangiato la pizza, gonfiato una gomma, fatto inversione a u nel benzinaio dell’autogrill e provato a chiedere a androide mario di lasciarci a novara in stazione. Niente. Odio moreno lo odio perchè dorme.

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Mario, l’autista pericoloso.

Comunque non abbiamo i soldi perché noi stiamo a milano e a milano si va a giro SOLO COL BANCOMAT. Chi non sta a Milano non lo capisce, qui se prelevi prelevi che ne so 20. di più è quasi immorale. Moreno si narra che ci abbia pagato cappuccio e caffè per protesta contro un barista. Mario non capisce continua a chiederci dei contanti continuiamo a dirgli che deve portarci a fare bancomat.

Arriviamo a torino, mario ellroyino del caz ci lascia all’inizio della città. Non lo paghiamo, è lo stesso. Ci ha accompagnati li, poi si è dissolto è tornato nel futuro. Prensiamo senza biglietto un tram per venti fermate. Arriviamo al quattro stelle alle 2. ci siamo già stati qui. Sempre circololettori sempre beatrice amico nostro. In un’occasione in cui ubriachi andammo in reception e moreno si fece amico Alberto, il pinguino nella hall. “ma com’è qui… la situazione… eh? (movendo circolarmente la mano e facendo boccuccia) Capito…? Donne…” “ahhh certo capisco… si c’è un night club exlusive di la” . Si bona, il night, non ci s’ha i soldi per piange. Stacco. siamo sbronzi sul letto e moreno continuava a chiamare Alberto per chiedergli prima una sigaretta, poi un accendino, poi Alberto (conosciuto otto minuti prima nella hall del 4 stelle turno di notte) non ce l’aveva allora moreno gli chiedeva se poteva farselo prestare da delle giapponesi che aveva visto nella hall. Alberto? Pronto? Pronto? Ha riattaccato.

Questo è GANZO JOURNALISM. Tuuuuuuutto pagato!

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Eccolo!

L’intervista

Torniamo a ellroy. Alle 15.30 Mangiamo e arriviamo. Un mega cinquye stelle serio. Ci siamo noi e la rai tipo,. Cazzo nessun altro blog lo sta intervistando, moreno è gasato come un ragazzino. Ellroy è semisdraiato su un divano di pelle nera e una pancia mega avvolta stretta in una camiciona hawaiana. Smascella tutti i suoi tic, dinoccola il collo come un piccione. È raffreddato e ancora in jet leg, la mattina dopo parte per la Germania, Scatarra in un fazzolettino bianco e davanti ha tre bicchierini. Acqua, miele, acqua. Li beve in seguenza tipo tre shottini. La stanza è piena di lui, tutto è elettrostatico, siamo tutti in adre, zigzaghiamo da una parte all’altra come palline di flipper tutti tesi e entusiasti. All’esame di maturità ero più tranquillo. Le traduttrici e tutto lo staff einaudi sono gentilissimi. Lui anche se parlasse armeno credo che si farebbe capire. ha una voce che è un tuono, la modula con una consapevolezza che nemmeno un attore. Sa dare peso a ogni sfumatura,a  ogni afggettivo, una mimica facciale pazzesca lo aiuta e poi ti Incalza con le sue espressioni americane, sdeng! sdeng! Ogni parola è un gancio, ogni risposta è definitiva, ogni sguardo fa parte di qualcosa di più grande. Ellroy è un pezzo della sua opera, un proseguimenti se lo hai letto e lo ascolti parlare capisci tutto. è l’unico che ha tante palle per narrare se stesso e le storie di cui parla. Non gli stiamo leccando il culo, ci proviamo a inchiodarlo, ma il tizio è troppo più sgamato di noi. Siamo cacchette! siamo cacchette (cit). Moreno combatte con la guardia alta, ogni tanto lo impressiona. non siamo quelle pappe molli della stampa italiana… noi i tuoi libri li abbiamo letti… e sono malloppi da 800 pagine l’uno, quindi possiamo dire di essere sicuramente tra i pochi che hanno studiato la tua opera. noi ci siamo dentro fino al collo. e allora ci rispetta di più. Mi guarda e mi dice. Si le foto ma NON MI ALZO DI QUI. Intendendo per qui il divano. Ok capo, sei tu il capo.

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Sala gremita per il Kapo

Intervista (CHE LEGGERETE DOMANI, L’AVETE CAPITO?) procede duramente. Moreno gli chiede di masturbazione, sesso, morte, amore. Lui non vuole rispondere a niente. Ne ho parlato ne I miei luoghi Oscuri… non mi frega… Nn vuole scoprirsi, ma è gentile, è diretto. Pynchon? Fanculo Pynchon! Burroughs? Segaiolo. Proust? Segaiolo! Lui risponde cosi. Moreno è in estasi. Io fsfoggio una calma insterica da ambrogio quando guida la macchina alla contessa che vuole il cioccolatino, Ellroy Sorride a rtrenta denti quando lo aduliamo, poi arrivano gli autografi e lui e moreno si abbracciano. Invece dell’autografo gli disegna un cane con il cazzo enorme e fa solo BANKO! BANKO! MY DOG. E RINGHIA e a noi non ce ne frega quasi più niente delle domande, delle risposte, ce ne frega solo di essere li davanti a uno dei più grandi di sempre. La sera lo seguiamo fino allo sfinimento, risponde alle domande in pubblico e firma cento autografi. In sala, pochissimi lo hanno letto, pochissimi sanno chi sono Ward Littel o Kemper Boyd… Pochissimi. Ma tutti sono qui come attratti dal magnete. Ellroy è settario. Ellroy è il kapo della setta. Tutti abbiamo bisogno di eroi! E lui ogni tanto ci guarda, ogni tanto ci fa il gesto del pugno e si bacia il polso. e noi zitti come dei soldatini a cui il caporalmaggiore da il premietto. Noi li lontani da casa, senza soldi, senza un cazzo, solo con il nostro animo groupie letterario, ci sentiamo parte di qualcosa.
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