Letteratura
“Oltre ogni cosa” e i tabù di cui mai si parla
Ci sono temi di cui, ancora oggi, è difficile parlare. Tabù che, nonostante l’apparente libertà di pensiero ed espressione in cui viviamo quotidianamente immersi, non vengono scalfiti. Sessualità e disabilità, eutanasia, sex workers sono fra questi argomenti, affrontati con tenacia da alcune associazioni, negati dai grandi media e dal dibattito pubblico “mainstream”.
Eppure c’è chi ha deciso di affrontarli in modo diretto, senza rifugiarsi in visioni edulcorate, né – allo stesso tempo – in quell’estrema razionalizzazione pragmatica che, a volte, insterilisce la discussione. Due coppie, quattro vite che si intrecciano fra loro per casuali giochi del destino e che affronteranno cambiamenti sconvolgenti, capaci di mettere in discussione il punto di vista, il sistema valoriale del lettore.
Alba e Piero sono sposati da qualche anno: lei pianista, lui docente universitario di fisica. Hanno un rapporto solido, fatto di passioni condivise e di complicità. Vorrebbero un figlio, il “pezzo mancante” nella loro vita. Anche Carlo e Greta cercano un bambino. Uniti da una relazione fatta di sostegno reciproco e affetto sincero da quando, ancora giovanissimi, hanno visto le loro famiglie disgregarsi, vogliono costruire per qualcuno quell’infanzia serena di cui non hanno potuto godere. Tutto procede in modo ordinario fino a quando due tragedie si abbattono su di loro disgregando le loro vite. Greta muore in un incidente stradale e Alba, sempre a causa di un incidente, rimane paralizzata, costretta a farsi accudire dal marito.
Il drastico cambio di prospettiva porta Piero a perdere in poco tempo il suo ruolo di compagno e amante e trasformarsi in una figura di cura, amorevole certo, ma distante dalla passione di un tempo. Alba vorrebbe morire, ma lui non è pronto a lasciarla andare e la sostiene con dedizione, al punto di accettare che lei possa rivolgersi, per quelle attenzioni che lui non riesce più a concederle, a un altro uomo, un escort, che entrerà così nelle loro vite: Carlo. Questo strano rapporto porterà i tre protagonisti a riflettere sulla vita, le relazioni, i bisogni essenziali dell’individuo e le prospettive, che in un istante possono cambiare “sradicandoci” da quell’universo di certezze nel quale credevamo di essere solidamente inseriti.
Oltre ogni cosa, nuovo romanzo di Claudio Volpe, ci racconta tutto questo e lo fa con una prosa leggera, capace di muovere, in poche frasi e senza facili patetismi, i sentimenti del lettore. Attraverso le sue parole entriamo in un mondo, quello della sofferenza fisica e psichica, della disabilità, dell’elaborazione del trauma, del lutto, censurato nel quotidiano e lo facciamo senza moralismo, senza quel retrogusto da “lezione di vita”, con il quale storie individuali di dolore vengono prese come esempio di qualche tesi. Volpe non ci vuole convincere di nulla, non vuole dare una lettura univoca rispetto alle storie che racconta, ma ci accompagna con garbo in una riflessione personale dalla quale non possiamo esimerci, pagina dopo pagina. Cosa significa amare nelle difficoltà? Quali sono gli elementi che rendono una vita degna di essere vissuta? E quali i limiti che immaginiamo al nostro saper affrontare il cambiamento, anche traumatico?
Ci si affeziona ai personaggi di Oltre ogni cosa, come se fossero vecchi amici, ma il libro impone anche una ricerca di silenzio, uno spazio di riflessione personale, ineliminabile. Il libro lascia nel lettore la sensazione dell’urgenza di alcune domande, anche se, in fondo, non si dovessero mai trovare risposte certe. Domande che, forse, è tempo tutti arriviamo a porci collettivamente.
Claudio Volpe, Oltre ogni cosa, Laurana editore, 2021
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