Costume

Cinquanta sfumature dei tempi che corrono

20 Febbraio 2015

Non m’interessano le storie d’amore, ad un certo punto dice Christian Grey ad Anastasia Steele.

Strano, perché Cinquanta sfumature di grigio altro non è che una storia d’amore. Il sesso, la dominazione, il dolore e il piacere sono solo strumenti narrativi per raccontare la storia più vecchia -e più bella e dolorosa- del mondo: due esseri umani che senza ragione s’incontrano e finiscono per amarsi.
Ammetto che, quando ho sentito che la mia estetista livornese aveva prenotato i biglietti del film al multisala con tre settimane d’anticipo –il film è uscito per San Valentino, coincidenza che non può passare inosservata perché dice tutto– ho provato il tipico disagio radical chic che si traduce in: totale ignoranza. Non avevo letto i libri di E. L. James e nella mia testa prendeva forma il film più erotico del millennio di cui ridere con le amiche. Avevo idee confuse, ma la Sfumature-mania la volevo raccontare: dapprima pensavo di correre al cinema per intervistare le coppie di fidanzati che uscivano dopo due ore abbondanti di sesso sadomaso. Avrei voluto chiedere alle donne: avreste accettato le stesse regole se a proporvele fosse stato un cassaintegrato panzone di mezza età? Soprattutto, avrei voluto chiedere agli uomini: che effetto vi fa sapere che, mentre la sera vi infilate il pigiama per andare a dormire e Dio solo sa che altro, la vostra donna in realtà sogna pratiche sessuali fuori dalla norma?

Poi non l’ho fatto, il film me lo sono visto da sola -due volte- e ho letto la trilogia delle Sfumature. Sesso? Molto, ma poco straordinario. Dominazione e sottomissione? Nulla del genere, non nel loro vero senso profondo. È amore, e solo l’amore può giustificare un successo planetario simile -100 milioni di copie vendute nel mondo. Per il sesso, lo sappiamo, basta molto, molto meno.
Leggendo la storia di Anastasia e Mister Grey ho subito rintracciato i meccanismi narrativi che stanno alla base di ogni grande storia d’amore, di vita e da romanzo. E mi è venuto un pensiero folgorante sui tempi che stiamo vivendo: se gli anni Novanta hanno visto milioni di donne piangere di commozione guardando Titanic, gli anni Duemila hanno avuto da una parte Bridget Jones, dall’altra Sex And the City, il secondo decennio di questo millennio ha le Cinquanta Sfumature. Perché?

Lo schema per farci battere il cuore è sempre il solito: lei (o lui, nel caso di Titanic) timido, squattrinato, socialmente inferiore e perdutamente innamorato. Lui bellissimo, ricchissimo, che viaggia in prima classe, in limousine o in elicottero. È il cambiamento dell’ostacolo, necessario a rendere indimenticabile ogni storia d’amore che si rispetti, ad avermi lasciata attonita: una volta bastava una nave che affonda, poi la paura di impegnarsi, scarpe firmate e varie ex mogli. Ora, il sesso. Sì, negli anni Dieci il sesso, spacciato come estremo quando è del tutto ordinario, è l’ostacolo che impedisce a un uomo e una donna di essere felici insieme. Il sesso, di questi tempi, è diventato ancora più pericoloso di un naufragio o, peggio, di un matrimonio.
Tutti vogliamo innamorarci, questa è la verità. Ecco perché in Italia Cinquanta sfumature di grigio ha venduto tre milioni e mezzo di copie: tre milioni e mezzo di persone che vogliono leggere una storia d’amore sperando di viverla davvero. Che sia il sesso a raccontarlo non importa o importa pochissimo. In questi tempi di storytelling, Anastasia e Mister Grey sono la narrazione delle relazioni sentimentali che vogliamo -e Anastasia e Christian si mettono d’accordo per andare al cinema una volta la settimana.

Cinquanta sfumature dei tempi che corrono.
Amore, si diceva. E la dominazione di cui libro e film dovrebbero parlare, la sottomissione dov’è? Una frase del film mi ha colpita, dice più o meno così: “proverai grande piacere, perché lasciandoti dominare ci sarà qualcuno che sceglierà al posto tuo. Da sempre, ogni rapporto personale si fonda su equilibri delicatissimi ma chiarissimi: qualcuno domina, qualcuno è dominato. Consapevolmente. Consenzientemente. Dai rapporti d’amore ai rapporti di lavoro, dalla politica alla cultura, dai giornali alla moda: quanto è liberatorio, a volte, che ci sia qualcuno che sceglie al posto nostro. Che grande piacere, non dover essere chiamati a scegliere. Negli anni Dieci ci stiamo prendendo molto gusto, ammettiamolo.
Questo è uno dei temi che più mi ha colpita del film. Le pratiche erotiche sono solo uno strumento, usato peraltro in modo molto ingenuo, per raccontare un istinto insito nell’essere umano: dominare, lasciarsi dominare.

Quanto alla vera dominazione, fisica, sentimentale e psicologica connaturata ad ogni rapporto sentimentale, il libro/film non ne fa cenno, solo la solita superficie delle cose. In merito, mi viene invece in mente un autore che certo ha venduto molte meno copie di E. L. James, ma è sceso miglia e miglia più in profondità: Domenico Starnone. Prima, con un libro di centinaia di pagine, L’Autobiografia erotica di Aristide Gambia, Starnone ha utilizzato il sesso -quello vero- per raccontare la vita di un essere umano attraverso tutte le storie erotiche che ha vissuto. Poi, con poco più di un centinaio di pagine feroci, in Lacci racconta la vera dominazione sentimentale e psicologica alla base di ogni rapporto. Cito questa frase per raccontare quanto possa essere più estremo l’amore di qualunque giochetto erotico: una volta che hai agito da ferire in profondità, in modo da sfregiare per sempre altri esseri umani, non devi fare passi indietro“. Sfregi sentimentali molto più dolorosi di un rapporto sessuale consenziente -sfregi non consenzienti e dolorosi per sempre, che non guariscono mai.
Una cosa ho trovato davvero geniale nel racconto dell’amore ai tempi di Cinquanta sfumature di grigio: il contratto, una pratica diffusa nelle relazioni fondate sul sadomasochismo. Sarà che i nostri, appunto, sono tempi precari e mettere nero su bianco quanto si è disposti a soffrire rende tutto più programmabile, e più assolvibile. Sono tempi vili, anche in amore, e bisogna tutelarsi. 

Mi chiedo quanto spesso si soffra nelle storie d’amore comuni senza contratto, e senza chiarezza. Anastasia e Mister Grey a quel contratto sono fedeli, si appartengono, negoziano legalmente i loro limiti, che sono soprattutto sentimentali.

In fondo, che altro facciamo noi quando stabiliamo regole con la stupida illusione di non ferirci reciprocamente? Quando contrattiamo libertà in cambio di uscite con gli amici, quando barattiamo parte della nostra natura per essere come l’altro vorrebbe, quando sopravvalutiamo la sincerità e sottovalutiamo la sofferenza? Siamo davvero sicuri, nelle nostre storie d’amore, di soffrire meno dei protagonisti del film, noi che neppure possiamo appellarci, in caso di tragedia, alle clausole di un contratto e recedere da tutto? 

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