Letteratura

Chi di noi di Mario Benedetti: quando un presentimento influenza tre esistenze

6 Marzo 2016

Se Mario Benedetti, giornalista, narratore e poeta uruguayano di origini italiane, è entrato di diritto nella cerchia degli autori imprescindibili del Novecento lo dobbiamo al lavoro di ricerca e di traduzione della Nottetempo. Nel 2014, La tregua, romanzo rivelazione che ci ha stregati tutti, riappare tra gli scaffali, dopo un primo infruttuoso tentativo dell’editore romano di instradarci verso lo scrittore. Le reazioni dei lettori sono manifestazioni di entusiasmo, per la gioia di editori, traduttori e amanti della buona lettura. Oggi la casa editrice propone Chi di noi (traduzione di Stefania Marinoni), romanzo che Benedetti scrisse nel 1953, sette anni prima de La tregua. Il destino, il tempo, i rimorsi, l’amore, certe amarezze sono i grandi temi del romanzo. “Provo una sorta di soddisfazione a posteriori nel fantasticare sui possibili sviluppi di certi dubbi del passato e immaginarmi come sarebbe stato il presente se in un certo istante avessi preso un’altra strada. Ma esiste veramente quest’altra strada? In realtà, esiste solo la direzione che prendiamo. Quello che avrebbe potuto essere ormai non vale più. È una moneta che non accetta nessuno, nemmeno io” scrive ad un certo punto Miguel, uno dei protagonisti.

Miguel è sposato con Alicia, una donna che conosce da anni, una donna che gli sfugge, nonostante il matrimonio e i figli. Una donna che lui vorrebbe vedere remissiva, sprovvista. Ma Alicia è ironica, a volte dura. Tra Alicia e Miguel stagnano pensieri inconfessati, fissazioni, una generale incapacità di afferrare la vita. Il matrimonio scricchiola. Miguel, tra fobie e mancati suicidi, non fa che pensare a Lucas, amico storico, e a come sarebbe stato meglio se a Alicia avesse sposato lui. Alicia e Lucas li ha presentati lui, anni e anni addietro. Non facevano che litigare, offendersi. Poi hanno scoperto di volersi bene, di non potersi evitare, di provare gioia nello stare insieme. Nessuno sapeva se fossero amici o amanti. Per una circostanza di cui leggerete, Alicia sposa Miguel. Lucas esce di scena e parte per Buenos Aires. Miguel scrive regolarmente a Lucas e ogni volta desidera che anche Alicia gli rivolga un pensiero. Questo per undici anni. Finché implora Alicia di andare a Buenos Aires. Miguel lo conosciamo a questo punto della sua esistenza, mentre rinuncia definitivamente alla moglie e riversa le sue congetture sulle pagine di un diario. Il resto è un lungo flashback: a comporlo gli sguardi, le sensazioni, i pensieri, i ricordi, le elucubrazioni di tre persone.

Gli sviluppi, i risvolti psicologici di questo rapporto a tre, che rievoca il triangolo amoroso letterario per antonomasia (Jules, Jim e Catherine), ce li raccontano anche Alicia e Lucas, nella seconda e terza parte. Ciascuno ci offre una visione personale dei fatti, delle responsabilità. Alicia è arrabbiata (“Non ho mai capito perché hai insistito tanto per farmi avvicinare a Lucas” scrive al marito ormai lontano), Lucas è esterrefatto, ma reattivo davanti al passato che torna, anche se niente sarà più uguale (“Alicia è un dettaglio troppo tipico di quegli anni per poterla dimenticare tanto facilmente”). Benedetti è tre voci, tre teste, tre cuori contemporaneamente. Questo romanzo è pregevole nella sua complessità stilistica ed emozionale e al contempo è godibile nella sua poesia, nella sua levatura letteraria. Noi lo leggiamo, coscienti che la mancanza di coraggio a volte si paga e che la vita o la vivi o la scrivi, che sia nella tua testa o in una lettera ad un vecchio amico/nemico.

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