Letteratura

Casanova homo eroticus – I ritratti di Stefan Zweig

17 Settembre 2016

Giacomo Casanova scrive versi noiosi.
Ha una grande memoria, ha letto molti libri e incamerato disordinatamente molte nozioni, e questo gli consente di intervenire in qualsiasi discussione, spacciandosi per persona informata e competente.
E’ alchimista (o ama presentarsi come tale) maneggia disinvoltamente carte e dadi, conosce le sottili arti della diplomazia. Conosce le lingue ed è, come si suol dire, uomo di mondo.
E’, in una parola, un dilettante di successo.
In una sola cosa, però, è, indiscutibilmente, un professionista, un genio, ed è l’arte dell’amore.
E perché ?
Cosa lo rende così adatto a primeggiare in questo campo?
Ce lo racconta con la consueta brillantezza Stefan Zweig ( 1881- 1942) autore di uno snello saggio sul grande veneziano: “Casanova” ripreso dalle Edizioni Castelvecchi per la Collana I Ritratti ( collana che ha ripreso, tra l’altro,  molti dei saggi monografici di Stepan Zweig sui grandi della letteratura e del pensiero:  Erasmo, Montaigne, Stendhal, Balzac, Holderlin).
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Casanova, ci dice Zweig, è un pezzo d’uomonon un efebo, ma un vero e proprio stallone, con le spalle dell’Ercole Farnese, con i muscoli di un lottatore romano, con la bruna bellezza di un giovane zingaro, con la virulenza e la sfacciataggine di un condottiero e la lussuria di un villoso dio silvestre”

Un uomo forte : la sifilide presa per ben quattro volte, gli avvelenamenti, le ferite nei duelli, gli anni trascorsi nelle insalubri e fetide celle dei Piombi, le ansie, gli strapazzi, le fughe, per anni non hanno piegato quel corpo, sempre pronto a reagire agli stimoli ( fino a quarant’anni mai un “doloroso fiasco a letto” sottolinea Zweig).
Ma qual è la ragione di tanto successo? Solo il fatto di essere un uomo di bell’aspetto, vigoroso e instancabile?
No, la fisicità è solo una delle carte vincenti.
Quella principale è la dedizione, la concentrazione assoluta.

“Solo il raccogliersi in una direzione unica porta alla prestazione perfetta; come al musicista la musica, al poeta la creazione, all’avaro l’oro, allo sportivo accanito il record, la donna, la corte che le si fa, il desiderarla e il possederla devono diventare per l’erotico di tal nome la cosa più importante, anzi l’unica che conti al mondo.
Per quella gelosia che le passioni hanno le une per le altre, non gli è consentito abbandonarsi che a questa soltanto e in essa soltanto vedere il senso e l’infinita vastità del mondo […]
Tutte le lusinghe del mondo, gloria, cariche e onori, tempo, salute e ogni altro piacere lui li soffia via come fumo di pipa per un’avventura.”
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Chiudo con il racconto di una delle tante avventure di Casanova descritta nel libro.
In viaggio per Napoli, Giacomo si ferma a dormire in una locanda a Parma. Nella camera attigua alla sua dormono un capitano ungherese e la sua donna.
Casanova non sa nemmeno che viso abbia quella donna.
Dalla sua stanza sente però una risata giovane e seducente. E già le narici gli fremono.
Non sa se è giovane o vecchia, bella o brutta, facile o scontrosa. Gli è semplicemente bastato ascoltare quella risata per decidere di rimandare la partenza per Napoli, prevista per il giorno dopo. Quella donna pochi giorni dopo sarà sua.
Niente lo ferma. E sa darsi senza risparmio, è disposto a sacrificare tutto pur di vedere le donne felici, piacevolmente sorprese, affascinate, ridenti, rapite.

“Un vero Dio, un Giove che dona, che sommerge a un tempo l’amata con l’ardore delle sue vene e sotto una pioggia d’oro.
E che Casanova, simile anche in questo a Giove, sparisca subito dopo nelle nubi, non sminuisce, anzi, accresce il suo nimbo : resta loro il ricordo di quell’amatore raro ed eccezionale, di quell’impareggiabile ebbrezza e rapimento, di quella irripetibile e magnifica avventura che non si riduce, come con gli altri, ad abitudine e a un banale dormirsi accanto.”

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