Letteratura
Carnevale
È domenica, è Carnevale e c’è il sole.
Scendo a bere il caffè al solito bar.
Alcune delle persone che attraversano Campo Santa Margherita sono in maschera.
È in maschera anche la coppia che sta seduta al tavolino vicino al mio.
“Devi chiedermi scusa” dice lei, vestita da dama del Settecento rivolta al suo compagno.
“Non capisco perchè” ribatte lui, un maturo Casanova.
“Ah, non capisci?”
“Cosa dovrei capire?”
“Che in presenza di altri non mi devi contraddire!”
“Va bene, lo farò, a patto che tu non dica sciocchezze”
“Non dico mai sciocchezze”
“Le diciamo tutti!”
“Tu soprattutto!”
“Ma va, ogni tanto mi piace scherzare e forse esagero, ma schiocchezze vere e proprie non mi sembra di dirne così tante”
“A proposito di scherzi, già che ci siamo, ti dico che non mi è piaciuta neanche quella tua battuta..”
“Quale?”
“Quella che hai fatto mentre guardavo la vetrina di Intimississimi.”
“Quale? Non ricordo…”
“Ah, non ricordi? Io ho detto: adesso vado dentro e compro un tanga”
“E allora? Continuo a non ricordare.”
“E non ricordi nemmeno che eravamo in compagnia di Giorgio e Piera? E che in loro presenza, quando ho detto che volevo comprare un tanga tu hai detto: Per chi?”
“Guarda che la mia non era una battuta…”
“Nessuno come te…”, dice lei scuotendo la testa.
“Nessuno come me cosa?”, chiede Casanova.
“Nessuno come te è maestro nell’arte di peggiorare la situazione!”
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