Letteratura
Bompiani ripubblica L’ultima estate in città di Calligarich
La notizia è che Bompiani ripubblica L’ultima estate in città, romanzo capolavoro di Gianfranco Calligarich, scrittore e sceneggiatore. Trovare questo libro era diventata un’impresa, con grande dispiacere di quanti, complice il passaparola, lo cercavano tra bancarelle e mercatini. Un passaparola che dice da anni la stessa cosa: è un romanzo imperdibile, da leggere, bellissimo. Confermo tutto, l’ho letto e l’ho amato. Chiariamoci: L’ultima estate in città è uno di quei libri dove non succede altro che la vita. Uno di quei libri dove la scrittura scopre i particolari per sottrazione, come piaceva a Hemingway. Il protagonista si chiama Leo: trent’anni, sfuggente, in preda ad un desiderio perenne di fuga, sensibile. Lavora in una redazione sportiva, ma si annoia. Intorno a lui, in una Roma sconfinata e mutevole, una ragazza che gli somiglia e qualche amico. La frenesia della sera smorza appena certi dispiaceri, certi pesi che lui e gli altri personaggi si portando appresso. Il disagio, l’alienazione sono sentimenti scomodi e vividi, raccontati da dentro e senza clamore. Un romanzo esistenzialista, emozionante. In una parola: necessario. “Per quel che mi riguarda scrivo le storie che mi piacerebbe leggere. Dettate da una necessità interiore, insomma. È il solo modo per raggiungere le corde intime di chi ti legge” mi ha raccontato una volta Calligarich, durante un’intervista.
L’ultima estate in città viene pubblicato per la prima volta nel 1973. Calligarich propone il testo a diverse case editrici ma senza esito. Su consiglio di Raboni, lo fa avere a Natalia Ginzburg, autore di punta della Garzanti. La Ginzburg lo legge in una notte e consiglia al giovane scrittore di mandarlo al Premio Inedito, premio letterario per il quale lei è in giuria. Calligarich vince il premio, lo contattano diversi editori e sceglie Garzanti. Il libro va a ruba, diventa una chicca, una meteora. Aragno lo ripubblica nel 2010. Oggi Bompiani ricompie il miracolo.
Buona lettura.
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