Letteratura
Beatrice, Laura et Fiammetta
Ne l’anno Domini 1327, Francesco Petrarca incrocia lo viso de la quattordicenne Laura mentre esce da la chiesa di Santa Chiara, in Avignone, innamorandosi di lei a l’istante. Una vera e propria saetta in pieno core! La fanciulla entra ne lo animo e la mente de lo poeta per restarci vita natural durante. “Madonna Laura” sarà lo centro di tutta la sua productione poetica, che si farà struggente quando la pulcherrima puella more lasciando Petrarca affranto e disperato. Anche se non la conobbe mai di persona, l’amore di Francesco per Laura fu sì forte da portare a la scrittura di alcuni de li più bei sonetti d’amore de la letteratura italiana, contenuti ne la raccolta “Il Canzoniere”.
Anche Dante, incontrò la sua femina caelesti in chiesa, quella di Santa Margherita de li Cerchi, ne lo centro di Firenze. E anche questi, e prima ancor che Petrarca, fu colpito in pieno petto da lo fulmine de l’amor, senza mai venir a canoscenza de l’amata, perfecta “donna angelo” e mediatrice di grazia tra l’uomo et Dio. Per simil iattura, a ritroso ne lo tempo, la gentil dama, di nome Beatrice, morì precocemente per assurgere a lo ruolo di guida che lo sommo poeta le fa assumere ne la sua Commedia, dove per l’appunto Beatrice conduce Dante ne li cieli de lo Paradiso.
Tirate a indovinar dove Boccaccio incontra la napoletana Maria d’Aquino, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Fiammetta? Ma, in chiesa, ovvio! Dove, sennò? Li 30 marzo de lo 1336, Boccaccio et Fiammetta s’incontrano ne la Basilica di San Lorenzo Maggiore, frequentata da li reali et li nobili, oggi tappa imperdibile di ogni itinerario turistico di Napoli. Ma, come reagisce Fiammetta a l’incontro con Boccaccio?
È un Sabato Santo, attorno a l’ora dieci, quando, durante la messa celebrata da li frati francescani, li occhi fulgidi de lo poeta juvenis vengono catturati da quelli meditati de la donna, la quale ricambia sospirando con punto di vista ribaltato rispetto a la tradizione cortese e lo stilnovo:
“Credendo che la mia bellezza affascinasse qualcun altro, avvenne che quella di un altro affascinò me, a lo momento doloroso de l’innamoramento. Protesi li occhi, alzati con la dovuta lentezza, con sguardo penetrante tra la folla de li circostanti. Vidi un giovane posto di fronte a me. Iniziai a pensare tra me e me di lui e dei suoi modi. Anch’egli mi guardava tra la gente, non meno implorante che timoroso. Come la fiamma de lo fuoco si appicca da una parte all’altra, così da li occhi suoi uscì una luce che colpì li occhi miei e da lì arrivò a lo core mio. Nessun altro pensiero ebbe luogo in me, se non cercare di piacergli.”
Lo futuro autore de lo “Decameron” credette di aver trovato l’amore eterno e lodò la pulchritudo de la donna con sonetti et canzoni. Ebbe inizio un travolgente amore clandestino che durò anni tre, fino a quando lei, stanca e distratta da una nuova passione, lasciò lo piacente fiorentino a lo suo smagliante destino. Tutti e tre li autori hanno menato vita nel trecento. Dante, fino a lo 1321, Petrarca a lo 1347 e Boccaccio a lo 1375. Han vissuto, adunque, lo stesso tempo. Ma, mentre li primi due hanno lavorato in maniera sublime e da par loro a un’ipotesi di donna, a dir poco iconografica, lo terzo, Boccaccio, ha elevato ad arte la propria pratica di vita, toccando e ritoccando una donna reale, reagente, rispondente, uno de li primi esempi letterari di donna evoluta et moderna.
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