Letteratura
Battere il Brasile
“Dottore, abbiamo un problema”.
“Mi dica”.
Egidio Benincasa entrò nella mia stanza e si sedette nella poltroncina che stava davanti alla mia scrivania.
“Ecco cosa succede”, disse “Stamattina vengono da me i ragazzi della Centrale e mi dicono che sono incavolati con Benedetti”.
“Scusi, mi ricordi chi è Benedetti”, risposi.
“Benedetti è uno di loro. Non si ricorda che tempo fa gliel’ho mandato perchè lei gli facesse un discorsetto?”
“Come no? Certo che me ne ricordo. Che ha combinato adesso?”
“E’ andato dai suoi colleghi con un dito fasciato e li ha presi per i fondelli”.
“Non capisco”.
“Grazie a un piccolo infortunio domestico al dito della mano destra si è fatto dare un mese di malattia.”
“E allora?”
“Allora adesso si vanta del fatto che, mentre i colleghi rimarranno a morire di caldo in centrale, lui passerà l’estate al fresco in riva al lago ad affittare le barche. Cosa possiamo fare?”
“Ci vorrebbe la prova che effettivamente lui lo farà”
“Non si preoccupi di quello” mi rispose il capotecnico, alzandosi e infilando la porta.
Ebbi la prova.
Quindici giorni dopo sul mio tavolo arrivarono alcune foto.
Nitide, chiarissime, a colori.
Un servizio professionale, niente da dire.
Vi si vedeva chiaramente Benedetti seduto in riva al lago accanto ai suoi pedalò.
Nella prime foto lo si vedeva intento a spingere in acqua un moscone, facendo uno sforzo molto più pesante di quello che gli avrebbe richiesto un’intera giornata passata in una centrale telefonica a pulire i contatori.
Nelle altre invece leggeva il giornale, La Gazzetta dello Sport.
E il titolo della prima pagina ci consentiva di non avere dubbi sul giorno in cui erano state scattate le foto.
Il titolo era: FANTASTICO!
Cosa era successo il giorno prima?
Il giorno prima era il 5 luglio del 1982 e, in una delle partite più incerte ed emozionanti della storia del calcio, l’Italia aveva affondato il Brasile per 3 a 2 con tre gol di Paolo Rossi, fino ad allora parso decisamente fuori forma, quasi il punto debole della squadra.
Insomma avevamo la certezza che quelle foto sul lago erano state scattate il giorno dopo la partita cioè il 6 luglio.
Un giorno nel quale Benedetti aveva due possibiltà: essere in Azienda per il suo turno in centrale o stare a casa a curarsi il dito malato.
Per sua sfortuna aveva scelto la terza: dedicarsi ad un altro lavoro durante un periodo di malattia.
Il giorno dopo chiamai Benedetti per un chiarimento sulla questione. Alla fine di quel colloquio firmò una lettera di dimissioni.
Fuori anche lui.
Come il Brasile.
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