Letteratura

Bambini e coronavirus: una storia per essere protagonisti. Capitolo VIII

8 Aprile 2020

Capitolo VIII

La Terrazza Mascagni era una grande e famosa passeggiata lastricata posta direttamente a picco sul mare e separata dai suoi flutti da una balaustra che correva seguendo il profilo della costa. Sembrava proprio un’enorme terrazza pubblica! All’interno della Terrazza, prima di incontrare la carreggiata della strada, si trovava una zona di svago sagomata da molte aiuole ben curate con al centro delle bellissime palme basse. Un gazebo in muratura poi costituiva il fulcro di tutta quell’ordinata opera architettonica che caratterizzava la città di Livorno.

Giovanna era una vecchiettina di ben 84 anni che abitava nel grande palazzo antistante la Terrazza Mascagni. Era l’amica d’infanzia della nonna di Giulia ed anche lei era stata raggiunta dal quel nuovo sentimento provocato dal diffondersi del motto “nessuno si salva da solo”. Quella notte, come accade spesso agli anziani, Giovanna non riusciva a dormire. Ma questa volta la sua insonnia non dipendeva soltanto dall’età. Sentiva come un fremito nell’aria, le sembrava che stesse per accadere qualcosa di molto importante. Sentiva dentro di sé l’energia di una ragazzina e il sangue le ribolliva nelle vene proprio come ai tempi della sua remota adolescenza. Si alzò dal letto rinunciando a cercare il sonno e si avviò verso la sala. Giovanna abitava all’ottavo piano e il muro ovest della sua casa era costituito da enormi vetrate che permettevano di ammirare tutta la costa. Si avvicinò alle finestre. Guardò fuori e notò qualcosa di molto strano. Un bagliore all’orizzonte. Corse in camera sua, prese gli occhiali e tornò in sala. Uao! Ancora non ci credeva. Pulì gli occhiali col bordo della sua camicia da notte e se li rimise. Contò fino a dieci per calmarsi e guardò di nuovo: all’orizzonte non c’era soltanto uno strano bagliore ma sembrava apparire l’inizio dell’arcobaleno. O la fine? Non capiva. Era come se l’arcobaleno fosse dalla parte opposta del globo e lì spuntasse soltanto la base di quella meravigliosa arcata. Qualunque cosa fosse era strabiliante: l’arcobaleno nasce dalla scomposizione della luce del sole…di notte questo fenomeno naturale non poteva in nessun modo realizzarsi!

Intanto, con pochi movimenti calmi e decisi della sua gigantesca coda, la balena-Elia aveva raggiunto la Terrazza Mascagni. I volatili seguivano dall’alto gli spostamenti di tutti e calcolavano che The Crown ci avrebbe impiegato almeno 15 minuti per raggiungerli, considerando che tutto il resto degli animali stava tentando in tutte le maniere di rallentare la sua avanzata. L’aquila-Pietro si era levata nel cielo più in alto di tutti e, lanciando uno sguardo verso l’orizzonte vide quello strano principio di arcobaleno. Chiamò la civetta-Andrea e il falco-Tiziano. Anche gli animali marini lasciando emergere la testa dalla superficie marina si erano accorti di quel prodigio. Ognuno stava cercando di interpretare quello che vedeva ma nessuno riuscì a trovare una spiegazione convincente. In quel preciso istante la Voce si fece presente dicendo: <Bambini! Dovete distruggere The Crown! Adesso è il momento decisivo, è stremato perché è a digiuno da molto tempo!>

<Ma come faremo? Come si annienta una simile creatura?> chiese sconfortato lo squalo-Suan.

< Ricordate che spesso i nemici si sconfiggono utilizzando le loro stesse armi! E guardate quello strano arcobaleno. Penso proprio che porti buone notizie!> concluse la Voce.

In quel momento la talpa-Dario, che se ne era stato tutto il tempo aggrappato alla schiena dell’elefante-Zeno ebbe un’idea!

<Amici! Dall’altra parte del mondo è giorno! Il nostro compito di diffondere il messaggio che nessuno si salva da solo non era ancora concluso perché nell’altra parte del mondo era ancora notte ma adesso il messaggio ha raggiunto quasi l’intero globo terrestre e non so perché ma forse è il nostro messaggio che sta creando questo arcobaleno che sta abbracciando il mondo! Forse non è un arcobaleno ma un tondo-baleno! E noi non riusciamo a vederlo perché qui è ancora notte!>

Tutti accolsero l’idea della talpa-Dario come un bicchiere d’acqua fresca nel deserto. Stavano combattendo dalle 21,30 e ancora non sapevano come distruggere The Crown. Quell’ipotesi li convinse che non stavano faticando invano.

L’aquila-Pietro si era appollaiata proprio sul davanzale della signora Giovanna e fu così che la sentì dire tra sé e sé: <Che bello! Sento il mio animo così fresco e giovane, come fossi una bambina.  Mi sembra di avere uno specchio al posto del cuore capace di riflettere gli altri invece di fissarsi sempre su me stessa!>.

Che illuminazione furono quelle parole per l’aquila-Pietro!

<Ascoltatemi! Forse ho capito come distruggere The Crown! Ma non c’è tempo per spiegare! Portate i sub nel gazebo ma lasciateli lì. Serviranno da esca. Talpa-Dario sei pronto? È arrivato il tuo momento! Comincia a scavare un cunicolo sotterraneo profondissimo e larghissimo ci dovranno passare dentro l’elefante-Zeno e gli animali marini con la loro bolla d’acqua. La civetta-Andrea custodirà i sub nel gazebo. Tutti gli altri si impegneranno a rallentare The Crown. Il cunicolo dovrà arrivare a pochi metri dal gazebo. Poi aspetterete lì fino al mio segnale. Capito tutto?> disse l’aquila-Pietro.

<Più o meno> risposero gli altri.

<Se tutto andrà come credo capirete tutto più tardi. Adesso, forza! Ognuno al suo compito!> concluse.

La talpa-Dario cominciò il suo difficilissimo lavoro. Era così concentrato e attento che scavò una galleria tanto larga che l’elefante vi poteva entrare senza fatica. Ma la galleria doveva espandersi per diversi metri ancora ed era un lavoro enorme per la povera talpa-Dario. I suoi compagni cominciarono a fare il tifo per lui mentre l’elefante e gli animali marini lo aiutavano come potevano.

I quadrupedi veloci raggiunsero The Crown e cominciarono a correre intorno a lui circondandolo, lo stesso fecero più in alto l’aquila-Pietro e il falco-Tiziano. Un altro cerchio più esterno era formato dal gregge di pecore, dallo sciame di api, dal cane-Emma, dal gatto-Camilla e dalla giraffa-Ginevra ed aveva il compito di bloccare eventuali coroncine che avessero cercato di sfuggire dal vortice che gli altri animali avevano creato. The Crown non riusciva ad avanzare di un passo. Anzi, forse aveva anche retroceduto di qualche metro. L’attacco congiunto di tutti gli animali era formidabile.

Intanto la galleria scavata dalla talpa-Dario era giunta proprio sotto The Crown. Col suo udito finissimo Dario aveva capito dov’era arrivato ma, come se ce ne fosse stato bisogno, la civetta-Andrea lo avvertì:

<Ancora cento metri!>

<Forza Dario, il sole sta per sorgere!> lo spronò l’ape-Ada.

La talpa-Dario impiegò al massimo le ultime energie che gli erano rimaste. I grandi animali lo seguivano in silenzio perché non volevano disturbarlo. Tutti però si stavano chiedendo quale fosse il piano di Pietro.  Le prime luci dell’alba stavano cominciando a rischiarare l’orizzonte mentre quel braccio di arcobaleno continuava impercettibilmente ma inesorabilmente ad allungarsi nel cielo. Che cosa sarebbe successo allo spuntare del giorno? Sarebbero tornati bambini? Avrebbero fatto in tempo a sconfiggere The Crown?

Mentre queste domande si facevano sempre più ingombranti per tutti, l’aquila-Pietro disse alla talpa-Dario: <Ci sei! Adesso scava verso la superficie e rimanete immobili là sotto a circa venti centimetri dal suolo. Al mio segnale saltate più forte che potete. D’accordo?>

<D’accordo!> risposero.

La galleria era giunta nel punto indicato mentre The Crown era sempre bloccato dal vortice degli altri animali che iniziavano ad essere davvero stremati.

Il sorgere del sole era imminente.

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