Letteratura
Autobiografia di Laura Lepetit, la donna che fondò La Tartaruga
“Raccontiamoci le nostre storie, per non vivere di riflesso, per non dover scegliere di essere sempre Madama Bovary o Giovanna D’Arco”
Non so se avete mai sentito parlare de La Tartaruga. È una casa editrice memorabile, che negli anni Settanta ha pubblicato scrittrici ormai di punta (Woolf, Gordimer, Stein, Munro, Lessing, Paley, Colette e tante altre), con una sola missione: consegnare ai lettori libri necessari “da leggere ad ogni costo”. La storia di questa impresa è legata indissolubilmente a quella della sua fondatrice, Laura Lepetit, che per Nottetempo esordisce con il suo Autobiografia di una femminista distratta. Il libro segue l’ordine (o il disordine) dei ricordi. Conosciamo una ragazza cresciuta sui libri e una città, Milano, animata dai gruppi di autocoscienza femminile. I libri per questa editrice votata alla scrittura sono un antidoto, uno scudo. Dai libri Laura trae ispirazione per stare al mondo, per affrontare i fatti piacevoli o spiacevoli che il vivere le mette davanti. Costeggiarli o attraversali è una scelta. Lei, a suo tempo, ha scelto di tuffarsi nella giovinezza e nella sua passione (la lettura) facendone un lavoro, prima come libraia e poi come editrice.
Mentre si racconta, Laura Lepetit è in campagna. Indisciplinata com’è teme di non farcela a rispettare le scadenze, a compilare tutti i capitoli. Racconta della donna che è stata, e memore di un “lontano Novecento”, condivide considerazioni sulla società, sulla crisi, sull’era della comunicazione nella quale, invero, nessuno parla davvero. Ricorda la dirompenza degli slogan femministi e la girandola di piccole grandi avventure. E dei libri dice: “Davanti ai libri mi sento come un cane da tartufi. Li cerco col naso, ne sento l’odore, capto i segnali che mandano e batto il terreno con il muso tra i cespugli (…). Un vero editore è dotato di questa capacità olfattiva, se pubblica per ragionamento o per calcolo non è bravo e ci se ne accorge”. Tutta l’esistenza di Laura Lepetit contempla romanzi, racconti, poesie, incontri, persone, ma anche consapevolezze. I flash sugli anni andati si alternano a quelli sui giorni più posati di una donna adulta che ama i gatti ed è pronta a riconsiderare quanto da ragazza rifiutava. Noi la leggiamo con riguardo, attendendo altre parole, altri aneddoti. Il racconto sapiente e misurato di chi può dire: “io ho vissuto”.
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