Costume
Ascoltare
Chi ascolta partecipa, accoglie, si lascia riempire dal racconto dell’altro.
Ascoltare richiede passività, capacità di farsi come un vaso vuoto, che sa fare posto a quello che l’altro ci vuole dire di sé.
“Ascoltare non è solo sentire, tanto è vero che nell’ebraico “Shemà” vuol dire anche obbedire, aderire.
Dunque non si ascolta solo con l’udito, ma anche con l’anima e con il cuore.
Chi ascolta è un eletto di Dio, perché sa di affrontare le difficoltà sue e quelle degli altri, che si aprono e cercano conforto, isolati dal mondo che corre e li lascia indietro.
Chi ascolta medita, conferisce importanza all’altro, alle sue paure, insicurezze, turbamenti, obnubilamenti.
L’ascolto è un grande atto d’amore, che ha la sua pregnanza nel prendere per mano l’altro che vede un conforto che prima non c’era, che non dovrà piangere più, qualcuno lo farà sorridere e lo accompagnerà in una gioia ritrovata.
Molto spesso lasciamo soli quelli con il mal di vivere, perché non li ascoltiamo.
Bisogna sentire, immedesimarsi, scavare nella mente e nell’anima del malato, lasciarlo parlare, farlo teneramente piangere, aiutarlo a spostare il macigno che lo opprime e gli chiude lo sguardo e gli fa la notte ancora più buia, nera con un cielo senza stelle e senza la compagnia delle cicale.
Ascoltare chi è solo, è donare l’amicizia perché si dà la parola a chi pensava di averla perduta.
Colui che parla, ascoltato dall’altro, si sente come l’usignolo che non solo vola, ma accarezza la giornata con il suo dolce canto. Vede una luce ritrovata,sente la liberazione di un sacco pieno di ingiustizie, che opprimono la sua forza di vivere. È come spezzare catene che ti avvinghiano e non ti lasciano correre, come strappare una benda che chiude una bocca che vuole gridare al vento la sua riacquista libertà.
Il prestare attenzione si realizza non solo con lo sguardo, ma anche con il silenzio che lascia posto alla parola dell’altro.
Senza ascolto non c’è comprensione.
Ascoltare si pone in una la relazione di cura, come riflessione profonda dei vissuti dell’altro.
Il linguaggio dell’ascolto significa comunicare la nostra considerazione, svelare il nostro essere, ma anche disposizione a cogliere il senso delle cose che l’altro mi comunica: risuonano dentro di noi le parole dell’altro; solo quando la postura della mente è aperta e riflessiva, l’ascolto è come il mare che accoglie il fiume, la madre che abbraccia il figlio, si determina in ultima analisi lo spazio di incontro.
Il tacere, ci ricorda Heidegger, recupera l’Essere che sta andando via, perché è segno dell’attenzione totale per l’altro.
Chi ascolta ha l’aiuto di Dio, che gli porta la preghiera e la compagnia: non bisogna parlare, accavallare, coprire con la voce e la prepotenza le parole dell’altro.
È segno di acuta attenzione: l’ascolto deve essere accompagnato da uno sguardo che scava nei recessi e nelle profondità ancestrali l’anima dell’altro che vuole liberarsi e sfogarsi. Ascoltare un malato è come lenire il suo insopportabile dolore, partecipare con lui alla rimozione della sofferenza. Fargli vedere un po’ di sole, dopo una notte fittamente buia.
L’ascolto accompagna e fa sgorgare lacrime che bagnano gote di bellissime fanciulle e di donne che bisogna accarezzare come un fiore, non maltrattarle, ucciderle, violentarle, perché segnano la bellezza della vita.
Ascoltare è anche degli innamorati che sono quelli che parlano poco, sentono l’altro più con il gioco degli sguardi fuggitivi, perché lasciano incontrare i cuori che si ritrovano come la luna ed il mare nelle sere fresche d’estate.
Ascoltare è anche vedere l’altro, il suo volto: così si dispiega l’alterità dell’essere, il fatto di esserci dell’altro, il suo essere considerato, in primo luogo per il suo volto, che rappresenta un’epifania, ci ricorda Levinas.
Per ascoltare non bisogna stare al centro della scena, ma capire che l’Io, che ha dunque conosciuto un’altra entità al di fuori di sé, deve fare spazio a quest’ultima, disporsi in una dimensione orizzontale, di accoglimento dell’altro. Siamo al cammino dell’Essere, alla necessità che per la legge dell’amore, l’Essere lasci una traccia indelebile, non per sé, ma per l’altro.
L’approccio dell’Essere si compie in termini di luce, di disvelamento, perché la manifestazione del nuovo essere cui prestare ascolto, supera l’alterità.
La comprensione dell’Essere-altro rimane l’ultima parola nella struttura costitutiva dell’Uomo, che conosce un’altra scrittura comportamentale con l’ascolto delle pene e vicissitudini altrui.
La riconsiderazione dell’Essere ci porta ad inclinarci verso l’altro, tendere al suo ascolto, sporgerci nel suo recinto. Prestare una completa dedizione.
Ascoltiamo il racconto degli altri, le loro narrazioni, senza sbirciare l’orologio e rispondere al telefonino.
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