Letteratura

Animali d’abitudine

30 Gennaio 2020

Le due donne viaggiano in treno sedute di fronte a me.
Una di loro sta leggendo una copia di un vecchio libro di Alberoni, “Innamoramento e amore”.
L’amica seduta al suo fianco le chiede, indicando il volume: “Non lo avevi ancora letto? E’ uscito più di quarant’anni fa…”

“No, veramente”, risponde l’altra, “poi, giorni fa, ne ho trovato una copia in una bancarella di libri usati”
Dopo qualche secondo, aggiunge: “E’ un libro che fa riflettere. Anche se devo dirti che, al di là dei clichè, non credo molto nella separazione, prima l’innamoramento e poi l’amore”

“Beh”, gli risponde l’amica, “a me, invece, sembra una separazione logica, intuitiva, un teorema che non richiede dimostrazione”

“Mi sono espressa male, voglio solo dire che è una distinzione che non fa parte di me”, risponde la lettrice di Alberoni, “Io so che sono capace di mantenerli insieme a lungo, anzi, per me una storia finisce quando queste due metà non stanno più insieme, quando l’amore sedimentato e rodato non riesce più a trovare quei momenti in cui, della persona amata vorresti mangiare a bocconcini anche la pelle del gomito (pure un po’ cadente).”

L’altra donna ride: “Bella immagine! La pelle del gomito…!”

“Certo, se l’altro non ci sta sono dolori. Che si merita mai uno che non ti vuole come se fossi l’acqua nel deserto?”

“Altra bella immagine: l’acqua nel deserto! Sei in vena oggi…”

“Il problema sono gli uomini, sai cosa dice Alberoni? Dice che noi donne desideriamo prolungare il più a lungo possibile l’epoca dell’innamoramento, dell’eccitazione, dei brividi e degli spasimi, mentre l’uomo è in genere più pronto a tornare alla banalità quotidiana, al tran tran…”

“Mi sa che hai ragione. Però ho avuto solo due storie importanti, quindi mi sa che la mia esperienza vale poco sul piano statistico”

“Mia nonna, che non aveva letto Alberoni, e aveva fatto solo la scuola dell’obbligo, a proposito degli uomini diceva una cosa secondo me molto giusta e profonda”

“Cioè?”

“Diceva che gli uomini sono animali d’abitudine”

L’altoparlante del treno annuncia la stazione di Vicenza. Le due donne raccolgono le loro cose e si avviano verso l’uscita del vagone.

Mi accorgo che hanno dimenticato Alberoni, mi alzo per portarglielo.

Lo tendo alla proprietaria del libro, e, quando lei mi ringrazia, non resisto alla tentazione e cito la sua espressione che mi ha colpito di più: “Animali d’abitudine…”.

Lei ride, divertita.

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