Letteratura
Addio a Imre Kertész narratore delle dittature
Nel 2002, quella volta lì, gli Accademici Svedesi davvero colsero un po’ tutti di sorpresa. In pochi infatti conoscevano Imre Kertész (Budapest 9 novembre 1929 – 31 marzo 2016), in Italia il suo romanzo Essere senza destino aveva conosciuto una sua traduzione addirittura dal tedesco negli anni ’70 per poi essere ristampato nel 1999 da Feltrinelli. Ma si sa i Nobel per la letteratura hanno sempre seguito percorsi oscuri spesso misteriosi non facendo eccezione Kertész. Nato da famiglia ebraica non osservante in quell’Ungheria ancora con le atmosfere della Cacania conobbe, ancora quattordicenne, la deportazione ad Auschwitz, Buchenwald e Zeitz. Scampato allo sterminio conoscerà dopo la dittatura del governo filonazista delle croci frecciate, quella del comunismo fino all’89. Giornalista durante il comunismo per una testata ungherese se ne allontanerà. Vi riconoscerà infatti, come racconterà più tardi, la stessa atmosfera asfissiante vissuta da adolescente. Divenuto quindi romanziere e traduttore soprattutto dal tedesco, la distribuzione delle sue opere non venne autorizzata. Caduto il muro ha sempre rappresentato una voce critica nei confronti delle autorità contro cui si è scagliato in particolare negli ultimi anni con l’ascesa al governo di Viktor Orbàn. Ha più volte infatti denunciato la politica estremista attuata soprattutto contro gli immigrati. Dell’esperienza della deportazione non ha mai fatto mistero che rappresentasse la fonte delle sue opere e per quanto tragica ha sempre guardato al futuro.
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