Letteratura
“A conti fatti Casanova non era un gran Casanova”
Ho letto le memorie di Casanova una quarantina d’anni fa.
Era un’epoca in cui telefonini, serie tv e social non toglievano spazio alla lettura e la materia era così avvincente che in poche settimane ero arrivato alla fine dell’opera (stiamo parlando di oltre 3500 pagine…).
Un lavoro sorprendente sotto tutti i punta di vista.
Protagonista indiscusso del Settecento europeo, nato a Venezia, nei 73 anni della sua vita viaggia dappertutto e conosce moltissime città, l’una diversa dall’altra, come Londra, Parigi, Costantinopoli, San Pietroburgo.
Incontra ben dodici sovrani regnanti e cita nel suo libro oltre duemila persone, molte delle quali sono personaggi di spicco della sua epoca: attori, musicisti, intellettuali. Tra questi Jean-Jacques Rousseau, Voltaire, Madame de Pompadour, Mozart, Benjamin Franklin, Papa Benedetto XIV, Caterina II di Russia e Federico II di Prussia.
Finisce nelle celle di cinque diverse carceri ed evade rocambolescamente da una, quella dei Piombi a Venezia.
Gioca d’azzardo (spesso barando) e ama il buon cibo e le belle donne.
Insomma, una vita singolare e avventurosa come poche.
Ma una vita che rischiava di non arrivare fino a noi. O di essere dimenticata.
Perché ?
Ce lo spiega bene nel suo bellissimo libro – “Casanova”, Laterza- Alessandro Marzo Magno, giornalista e storico.
Cominciamo dal fatto che, pur avendo dedicato alla stesura delle sue memorie gli ultimi 13 anni della sua vita, quell’imponente manoscritto trova uno spazio di pubblicazione solo nel 1822.
La prima pubblicazione è in tedesco e solo tre anni dopo, nel 1825, comincia ad essere pubblicata la versione originale, in francese.
La prima reazione tra coloro che la leggono è di incredulità, ci dice Marzo Magno: “troppo mirabolanti per essere vere quelle avventure, troppo sopra le righe quel personaggio per essere davvero esistito”.
Ugo Foscolo, nell’aprile del 1827 “demolisce” l’opera in un suo articolo che appare nella Westminster Review: ipotizza che il protagonista dell’opera sia un personaggio di fantasia, un “eroe da romanzo”, sostiene che le avventure descritte nei Mémoires siano state costruite consultando le gazzette del secolo precedente ed assemblando tra loro le opere lì riportate.
Altre stroncature celebri dei Mémoires sono quelle di Giosuè Carducci e della scrittrice Georges Sand.
Il primo sostiene che il protagonista dell’opera “porta a spasso lo spettacolo della vergogna italiana, attestando che la vecchia Italia irrideva, vendeva e prostituiva tutto”, la seconda definisce Casanova “un uomo strano, che si fece valere dappertutto e nulla valse, scettico furfante e libertino osceno”.
Tra gli estimatori dell’opera e del suo autore troviamo però anche molti letterati di primo piano come Stendhal, de Musset, Apollinaire.
Sulla veridicità, invece, delle vicende raccontate nei Mémoires si sono espressi negli ultimi due secoli molti ricercatori, arrivando a conclusioni opposte rispetto a quelle espresse da Ugo Foscolo.
Sul tema riporto integralmente quello che ci dice Marzo Magno:
“Dobbiamo ringraziare i casanovisti per le verifiche che hanno effettuato, per le conferme che hanno ottenuto e per la deduzione finale: Casanova non mente quasi mai.
Qualche volta esagera, amplifica, riporta aneddoti su episodi che forse non ha vissuto in prima persona, ma ha soltanto sentito raccontare, tal’altra ricorda male, talvolta modifica i nomi -oggi si direbbe per salvaguardare la privacy -in altre mescola eventi per esigenze narrative.[…]
Resta in ogni caso, incontestabile il fatto che le sue memorie siano nella sostanza un testo affidabile: ben difficilmente gli episodi dei quali narra non hanno trovato un riscontro nei documenti storici.
Oggi, conclude Marzo Magno, l’opera è considerata una delle più importanti fonti storiche del Settecento (“l’archivio segreto” di quel secolo, arrivò a dire Benedetto Croce).
Ovviamente il libro non si occupa soltanto delle fortune postume dell’opera di Casanova, il tema viene affrontato solo in premessa.
Il seguito ci offre un dettagliato e divertente ritratto di un personaggio di grande vitalità e di un’epoca lontanissima dalla nostra.
Ovviamente uno dei principali argomenti del libro è costituito dalla “conquiste” femminili di Casanova.
Sul tema l”autore ci offre anche un riscontro, diciamo così, statistico.
Il dato di partenza è quello del numero delle donne citate nell’autobiografia, 116.
Casanova ha vissuto 73 anni, ha avuto il primo rapporto sessuale a 18 anni e negli ultimi 13 anni, quelli trascorsi come bibliotecario nel castello di Dux, pare non abbia avuto alcuna compagnia femminile.
Sottraendo ai 73 anni di vita i 31 di inattività, restano 42 anni di sesso. 113 diviso 42 fa 2,7.
Meno di tre donne l’anno, media che l’autore del libro confronta con quella del suo concorrente diretto e di fantasia, Don Giovanni, il cui catalogo ricorda che soltanto “in Spagna son mille e tre”.
Insomma, conclude Marzo Magno, “a conti fatti Casanova non era un gran casanova“.
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