Letteratura
8 marzo
La signora che mi precede al bancone della gastronomia, al supermercato, è palesemente spossata, quasi affranta.
C’è una sedia di plastica vicino al bancone, chissà perché.
Fatto sta che la signora vi si accascia con il suo bigliettino della coda in una mano e un mazzetto di mimose nell’altra.
Sbuffa di tanto in tanto.
Quando arriva il suo turno, si alza e comincia a dare le sue indicazioni al commesso, consultando ogni tanto una lista della spesa scritta su un pezzo di carta poco più grande di un francobollo.
Quando arriva al pane, indica i “malcotti”,
“Ormai prendo solo quelli”, sospira, “con i denti che mi ritrovo, sono gli unici che mi vadano bene!”
Il commesso a quel punto si rivolge alla donna e con tono confidenziale le chiede:
“Xe a ‘to festa ancùo?”(è la tua festa oggi?).
Lei prima sembra non capire, poi guarda i fiori che ha in mano e ride:
“Tasi, che me tocca eavoràr più che staltri dì !!”(“Stai zitto che mi tocca lavorare più degli altri giorni!!!”)
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