Letteratura
100 anni di luce: l’Ulisse di Joyce
Il 2 febbraio 1922, cento anni fa, la letteratura mondiale è cambiata: usciva l’Ulisse di James Joyce, il libro più importante della storia letteraria moderna, un romanzo da leggere e rileggere, perché ad ogni ri-lettura si scopre qualcosa di nuovo, qualcosa di illuminante. Come alcuni sapranno, il racconto si svolge in un’unica giornata, dall’alba a notte inoltrata. È la giornata del 16 giugno 1904, il Bloomsday, dal nome del protagonista del romanzo, Leopold Bloom.
L’Ulisse, e quella data, rappresentano il trionfo della quotidianità, della banalità quotidiana che diventa epica, il principio e la fine di tutte le cose, pur restando una giornata qualsiasi, dove qualcuno nasce, qualcuno muore, qualcuno tradisce il marito, o la moglie, si fanno nuove amicizie, altre si spezzano; ci sono liti, sorrisi, pensieri, parole, incontri e scontri tra gente normale, tra gente che dalla normalità si eleva fino a diventare eroica, archetipica, un microcosmo che riassume in sé i tanti microcosmi di tutti i luoghi del mondo.
Gesti banali, situazioni banali che però, da quel giorno, sono diventate eterne, e rappresentano tutte le nostre giornate, noiose, allegre, simpatiche o grigie che siano: il Bloomsday è l’elogio della nostra vita quotidiana, così inutile eppure così importante. Joyce ce le racconta così, queste ore che popolano la nostra giornata, e ci fa gustare minuto per minuto ogni piccola azione, ogni piccolo gesto fino a farle diventare il senso della vita, il senso della nostra storia e della storia dell’uomo e della donna dei nostri tempi.
Siamo a Dublino. Ma potremmo essere a New York, Milano, Roma, Parigi, Berlino. In qualsiasi grande città occidentale. Con le miserie e le gioie di tutti i giorni. Le parole che Joyce utilizza, il suo stile di scrittura, però, è quello che impressiona di più. È capace di usare tutti i linguaggi del mondo, tutti gli stili del mondo, alcuni facili, altri più difficili. Ma sempre degni di essere letti, e vissuti. Leggere l’Ulisse per alcuni non è semplice (per molti di noi, direi), ma quando gli si diventa amici, non ci si può più staccare, diventa una parte di noi, della nostra vita, della nostra storia.
E questo è un piccolo omaggio per uno scrittore da cui tutti hanno imparato, anche senza saperlo, o senza volerlo. Secondo me, il più grande di tutti i tempi. Grazie, JJ.
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