Fumetti

Zerocalcare al rogo: la profezia dell’amico fragile

20 Luglio 2016

La vicenda è nota. Zerocalcare, al secolo Michele Rech, scrive un post sulla sua pagina Facebook ufficiale per segnalare un evento in Piazza Alimonda in memoria di Carlo Giuliani a cui parteciperà insieme a tanti altri artisti. Oltre ai soliti commenti violenti e brutali, stavolta arrivano anche numerose segnalazioni che chiedono la rimozione del post. Come spesso accade, Facebook fa una valutazione meramente quantitativa: superata una determinata soglia di segnalazioni, oscura la pagina e obbliga il suo autore a ripristinarla senza il post censurato.

L’intera vicenda mi ha fatto ripensare ad “Amico fragile”, uno dei tanti capolavori di Fabrizio De Andrè. Anche in questo caso, i fatti sono piuttosto noti. Una sera d’estate, mentre si trova in Sardegna con la famiglia, De Andrè ha una gran voglia di parlare del più e del meno, come capita a tutti in vacanza davanti ad un bicchiere di vino e un bel panorama. La questione del momento sono alcune dichiarazioni di Paolo VI sull’esistenza del diavolo e sulla pratica degli esorcismi. De Andrè, “meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci”, vuole dialogare con il prossimo. I social network non esistono ancora. Il suo prossimo è quello che gli siede accanto, di fronte a qualche calice sempre da riempire in una delle isole più belle del mondo.

Ma quel prossimo non ha nessuna voglia di ascoltarlo parlare.

Scambiare punti di vista ed osservazioni sull’argomento del giorno non è una prospettiva allettante. C’è Fabrizio De Andrè a portata di mano, no? E allora che canti!

Di cantare, però, Faber non ha nessuna voglia. Non quella sera, almeno. Lui vuole soltanto esprimere un’opinione. Non che con le canzoni già non lo faccia. A volte, però, anche un grande artista desidera semplicemente parlare, continuando comunque ad essere se stesso.

Per i presenti è un dettaglio incomprensibile.

Siccome l’uomo è di una coerenza titanica (nel senso del metallo), Fabrizio De Andrè pianta in asso la compagnia. Evaporando come una nuvola rossa, si ritira nelle sue stanze. In poche ore, nasce “Amico fragile”, canzone definitiva sulla frattura che a volte separa l’artista e il suo pubblico.

A Michele Rech è capitata la stessa cosa.

Non era in Sardegna, ma nella sua pagina Facebook. Ha condiviso un’iniziativa che gli stava a cuore (il punto non è come la si pensasse sull’argomento, ma cosa ne pensasse lui e soprattutto se avesse o meno il diritto di esprimersi anche in quella forma e in piena libertà). Chi legge i suoi fumetti, libri che scalano le classifiche di varia, sa che l’universo ideale di Zerocalcare è perfettamente intellegibile. Basta solo volerlo. O saperlo fare. Non serve condividere i suoi punti di vista, basta riconoscerli come elementi essenziali della narrazione. Eppure qualcuno di passaggio, infastidito all’idea che un fumettista geniale (“l’unico vero erede di Pazienza!”) ne avesse pure di sue, ha chiesto a Zerocalcare di tornare a fare fumetti. Il vecchio “America’, facce Tarzan!”.

Michele Rech, come spesso gli capita, ha reagito da vero signore. La sua risposta la potete leggere qui.

Resta, purtroppo, un forte retrogusto di sfiducia nel futuro. Un conto è prendere atto che il gusto per il confronto tra opinioni diverse si stia poco a poco perdendo, in favore di una visione binaria della realtà, dove tra il “noi” e il “loro” non resta più spazio per le sfumature; un altro è accorgersi che questa deriva mentale si accompagna alla perdita totale del rispetto per le persone.

Ormai basta un niente per accendere un rogo 2.0. E ogni volta qualche nuova idea rischia di spegnersi. Inevitabile, tra amici di questo tipo, sentirsi amico fragile.

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