Fumetti

Perché fumetti e vignette hanno un ruolo centrale nella cultura francese?

11 Gennaio 2015

Il fumetto rientra nella categoria delle arti visuali più moderne. Definito da Hugo Pratt  ‘letteratura disegnata’, è uno strumento espressivo e narrativo relativamente recente. Si è diffuso nel Novecento ma trova le sue radici nel secolo precedente. Il fumetto ha la caratteristica di mettere al centro le immagini permettendo così una comunicazione immediata, diretta e popolare. L’ambito franco-belga è stato la culla del fumetto fin dalle sue prime comparse: dall’images de Epinal ai primi periodici illustrati e racconti disegnati fino al Tintin di Hergé e alle contemporanee graphic novels e vignette.  Ma non intendo fare qui un trattato sulla storia del fumetto in Francia. Il mio obiettivo è, invece, rendere merito a questa straordinaria forma espressiva aprendo una finestra per sbirciare la lunga e ricca tradizione francese.

Personalmente sono sempre stata affascinata dall’universo del fumetto e dalle vignette che con pochi tratti raccontano e stigmatizzano un mondo. Ho sempre adorato gli autori francesi domandandomi perché la Francia avesse così tanti esponenti di spicco. Probabilmente perché si tratta del paese che ha guidato l’età dei Lumi, che ha dato i natali al Candide di Voltaire, che ha fatto della critica della ragione e della logica un suo tratto distintivo.  Questa cultura profondamente imbevuta di spirito critico e razionalismo ha sicuramente un suo approccio distintivo rispetto alla nona arte (il fumetto). Fumetti e vignette satiriche incarnano una modalità moderna di raccontare, ironizzare e decostruire un pensiero o un’opinione. Questo li rende, da sempre, una forma espressiva congeniale alla cultura e alla società francese.

In queste giornate così drammatiche e disorientanti, scelgo di celebrare la grandezza della cultura francese nel campo della nona arte. In molti abbiamo amato l’ironia e il senso critico di Asterix e Obelix, personaggi nati dalla penna di René Goscinny – nato a Parigi da una coppia di emigranti polacchi di origini ebraiche – e Albert Uderzo, francese di origini italiane. Forse, però, in Italia un numero minore di persone conosce altri autori francesi non meno interessanti e travolgenti. Quest’articolo è quindi l’occasione per celebrare tre dei miei fumettisti e vignettisti preferiti: Claire Bretecher, Jean-Marc Reiser e Raul Damonte Botana – in arte Copi.

Claire Brethécher: fumettista francese. Inizia la sua carriera collaborando con René Goscinny. Nel 1976 Roland Barthes la definisce “il miglior sociologo francese” per la sua capacità di raccontare in maniera ironica, caustica e irriverente la proposopea della generazione sessantottina, le contraddizioni della liberazione sessuale, le nevrosi, il conformismo e lo snobbismo intellettuale della sinistra più libertaria e anticonformista. Nell’umanità tratteggiata dalla Bretécher ci riconosciamo un po’ tutti e il riderne diventa liberatorio. Tra le sue strisce più conosciute la serie “I frustrati” – in originale “Les Frustrés”. Esce nel 1973 e racconta uomini e donne che sono borghesi intellettuali, annoiati ed intrappolati in un quotidiano fatto di minutezze e piccoli problemi spiccioli. In definitiva una graffiante analisi sociale. Altro suo celebre personaggio è la pestifera adolescente Agrippina.

Jean-Marc Reiser: fumettista francese famoso per il suo umorismo cinico, controverso, dissacrante e mordace. I suoi fumetti e le sue vignette dipingono una costellazione di personaggi sgradevoli, irriverenti, disturbanti e grotteschi. Le sue storie sono generalmente avventure di poche pagine e hanno l’indiscussa capacità d’essere incisive e taglienti. Di certo non lasciano indifferenti. Reiser è stato un autore famoso per la sua capacità di mettere in discussione tabù di vario tipo. Morto prematuramente nel 1983 per malattia, è stato tra i fondatori della rivista Hara-kiri e, alla sua chiusura, è stato tra i collaboratori di Charlie Hebdo.

Copi (Raùl Damonte Botana): drammaturgo, fumettista, scrittore e attore argentino. Ha lavorato principalmente in Francia, pubblicando in francese. Si trasferisce in Francia negli anni ’60 e si fa subito conoscere come fumettista pubblicando ne Le Nouvel Observateur il suo celebre personaggio “la donna seduta”.  Si tratta di una donna senza età e senza caratterizzazioni particolari, seduta in un angolo del foglio, incollata alla sedia dove permane mentre dialoga con se stessa o con un’anatra, un pappagallo, un topo o una ragazzina.  La donna seduta parla di Dio, degli uomini, del sesso, della luna e della vecchiaia, delle sue frustrazioni e dello stato delle cose. Nei suoi dialoghi non ci sono riferimenti alla vita attuale, non fa satira politica, piuttosto filosofeggia. La donna seduta di Copi dà spazio al surreale, è spesso egoista e malvagia, a volte addirittura sadica. Ciononostante a volte ha dei guizzi di cocente lucidità e questo la getta in stati di solitudine metafisica. Ciò nonostante la vitalità della donna seduta prende sempre il sopravvento e la vita ricomincia. Si tratta indubbiamente di un personaggio magnetico. Leggere per credere. Morto prematuramente per malattia, Copi lascia anche un interessantissimo numero di opere teatrali da lui scritte e interpretate.

 

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