Fumetti
“Love and Rockets X”, la Los Angeles di Beto Hernandez
La saga di Love and Rockets dei fratelli Hernandez è sicuramente tra le cose più incredibilmente epiche della storia del fumetto. Uno dei giochi più intriganti da praticare è quello di osservarne la magniloquenza da differenti prospettive. Si può preferire Jaime a Beto o viceversa, si può provare più empatia per un personaggio piuttosto che per un altro, ma la cosa principalmente stimolante credo sia quella che i mondi messi in piedi dagli Hernandez contengano talmente tanto materiale sul quale stare a discutere che tutto il resto passa rapidamente in secondo piano.
Prendiamo Beto (che onestamente è anche quello che ho letto di più): la sua grandezza sta nella semplicità con la quale riesce a rendere invisibili anche le scelte di scrittura e messa in scena più ponderate. Mi viene in mente in questo senso Love and Rockets X realizzata dopo aver per molto tempo ambientato le principali vicende dei suoi racconti nella ormai famosissima Palomar. Gli aspetti di questa storia che mi hanno più colpito sono in particolare due: il primo è legato al modo molto serrato di organizzare le tavole. Fino a quel momento Beto non aveva mai sentito il bisogno di dare un rigore così evidente all’organizzazione sequenziale. A Love and Rockets X, invece, non si sfugge: le tavole contengono sempre e solo nove vignette tutte di grandezza identica.
Questa griglia incatena la narrazione e la inquadra come all’interno di una gabbia dalla quale le vicende della Los Angeles degli anni Novanta e delle sue micro tensioni razziali e di genere sono come stentatamente costrette. Il mondo vivace, a tratti violento e impulsivo, della comunità raccontata dal californiano vibra paradossalmente ancor di più grazie proprio a questa costruzione visiva.
Il secondo aspetto che ho trovato incredibilmente affascinante è la rapidità con la quale si giunge a trattare, verso il finale della storia, quasi in contemporanea tutte le vicende: la tavola, con le sue nove vignette, a un certo punto racchiude nove situazioni nello stesso tempo e in luoghi differenti, come in un grandioso split screen o un mastodontico montaggio alternato (a seconda di come il nostro occhio attraversa la tavola, si può avere infatti o una visione sequenziale – con una panoramica, potremmo dire – o uno sguardo d’insieme e quindi una specie di totale). Questi due motivi mi hanno fatto riflettere su come la grandezza di certe espressioni e soluzioni sia molto più efficace in un contesto in cui non si esplicitino immediatamente: è appunto il caso del fumetto di Gilbert Hernandez.
Non ho quindi dubbi che Love and Rockets X sia tra le cose più raffinate che abbia letto dei “Los Bros” e questo mi fa pensare che forse Beto sia destinato veramente a diventare il mio preferito. Forse.
Devi fare login per commentare
Accedi