Fumetti
Libertà e “anticlericalismo da osteria” in Charlie Hebdo
Eventi sanguinosi come lo sterminio dei redattori di Charlie Hebdo “stressano” concetti e personalità in maniera tale da sembrare esperimenti scientifici. Se metti una limatura di ferro su un foglio e sotto fai passare una calamita a U inevitabilmente la limatura è attratta dai due poli, divaricanti e opposti. Io sono stato attratto spontaneamente dalla parte delle ragioni del settimanale (Hébdomadaire). Eppure quando sono andato in Francia (e ci sono andato molte volte) non ho comprato mai una volta “Charlie Hebdo” o “Le Canard Enchaîné”, pur campeggiando in edicola, ma gli ho preferito “Magazine littéraire” o altre riviste. Ognuno ha le sue perversioni.
Non sono attratto particolarmente da giornali totalmente satirici e perciò non sono stato in passato né un fan di “Cuore” come del “Vernacoliere” toutes proportions gardées. Avendo letto molto presto Antonio Gramsci (lasciatevelo dire: un ottimo prosatore in lingua italiana) so che quel giovane socialista aveva definito i redattori della rivista satirica “L’Asino” di Podrecca e Galantara (in alto una sua vignetta) affetti da “intorbidante anticlericalismo da osteria”, ossia un greve e grezzo approccio alla materia religiosa, che mi è estraneo. Peraltro il Podrecca passò armi e bagagli dal socialismo radicale e scapigliato al fascismo impettito e in orbace, tra manganello e aspersorio.
Da incredulo non praticante sono vaccinato pertanto rispetto a certe forme outrées, spinte, di trattamento polemico e fustigativo del fatto religioso: vi preferisco le forme scritte e argomentative, mi ci trovo più a mio agio intellettuale. Alcune idee “soffrono” il riassunto icastico attraverso immagini. Non credo che una vignetta sostituisca un “fondo” scritto in buona e appropriata lingua: l’eídos e il logos non si sostituiscono, si compenetrano al massimo. In ogni caso i “Dialoghi” platonici a fumetti non riesco a concepirli, anche se paradossalmente le “idee” (plurale di eídos) sono forme, figure rese però in forma logica e dibattute dialogicamente. La diàiresis platonica o “Il sistema della natura” di d’Holbach in bandes dessinées? No grazie.
So che esiste la satira, non la cerco, ma quando mi viene incontro non la temo né la esorcizzo; se fatta con intelligenza è una scarica della mente salutare. A ognuno le proprie letture e visioni, pertanto. Ma sta proprio qui il succo del discorso. La libertà di espressione è un diritto à part entière, pieno, non divisibile; non puoi concederlo ad alcuni e negarlo ad altri, pretenderlo condizionato da censura o da criteri di opportunità quali le fedi e le tradizioni pubbliche riverite e accettate. Le idee istituzionali, che affermano e dirigono le coscienze, dal mio punto di vista, sono altrettanto violente, oppressive e aggressive, quanto le idee avverse (seppur per immagini quali sono le vignette) sono violente, trasgressive ed eversive. A ciascuno il compito, e direi il dovere, di bilanciare le due forze in campo e alla fine scegliere quelle nel cui polo intende stare: in piena libertà. Da sempre le due forze si scontrano sulla scena pubblica, e spesso chi ha perso storicamente sono state le seconde: succede che il re si scoccia e fa impiccare il jolly perché è stato troppo ardito e irriverente o perché ha detto semplicemente la verità. E io sto dalla parte del jolly.
Se non vuoi essere disturbato dalla carica corrosiva ed eversiva dei giornali satirici non li comprare, come non comprerai (spero) una rivista pornografica se ti disturba la visione integrale della “noble machine” (Baudelaire) del corpo umano in pose ridicole e scomposte ( in fatto di sesso siamo inglesi: “la fatica tanta, il piacere poco, la posizione ridicola”). In ogni caso non puoi ritenere che il sesso che fai tu si chiama erotismo e quello che fanno gli altri pornografia.
Oggi chi si rifiuta di farsi attrarre dalle ragioni di Charlie Hebdo protesta additando la forza bruta del capitalismo americano o del colonialismo francese o occidentale in genere, dimenticando che l’Islam, come tutte le religioni eristiche (combattive, attive, profetiche) per lungo tempo si è diffuso sulla punta delle scimitarre, con altrettanta veemenza imperialista, dall’Atlante fino all’Estremo Oriente con forti propaggini in Occidente; quell’imperialismo che oggi spera di riprendere la scena pubblica mondiale persa a Poitiers o a Lepanto, trovando forza attrattiva anche nelle quinte colonne di occidentali odiatori di se stessi e dell’Occidente che oggi sono una legione, e che forse sperano di essere arruolate come un tempo nei battaglioni dei giannizzeri.
Se la mia scelta iniziale ha virato spontaneamente per il giornale satirico, oggi di fronte alle scomposte reazioni che si leggono in rete (taccio quelle ridicole del “gomblotto” da Giulietto Chiesa all’estrema destra grillina) vi aggiungo l’elemento volontaristico: Oui, je suis Charlie Hebdo.
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