Fumetti

Fumetti e satira. Arriva il secondo volume di ‘Qvando c’era Lvi’

12 Luglio 2016

Lo scorso aprile alla presentazione del fumetto nella cornice di ‘Romics’, finì con della Coca Cola, versata sui volumi da parte di esponenti di estrema destra. Ora, dopo le 25.000 copie vendute per il primo numero, torna nelle librerie, nelle edicole e nelle fumetterie il secondo dei quattro albi di 36 pagine di ‘Qvando c’era Lvi’ miniserie satirica di Stefano Antonucci e Daniele Fabbri, edita da Shockdom e in uscita venerdì 15 luglio.

Opera in cui i due autori immaginano il ritorno di Benito Mussolini – richiamato in vita da un gruppo di estrema destra – costretto a adattarsi ad un mondo contemporaneo dominato dai nuovi mezzi di comunicazione in cui il consenso si basa su social network e caccia ai ‘like’, con un Duce spinto a diventare Youtuber per stare al passo coi tempi.

Satira pungente per un dibattito, quello su fascismo e anti-fascismo, che in Italia, è ancora aperto – tra modelli, stereotipi e nuovi paradigmi politici dello scenario nazionale – anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che, in questi giorni, hanno attraversato il Paese e di cui abbiamo parlato – alla vigilia del secondo capitolo della ‘saga’- con Daniele Fabbri, classe ‘82, co-autore della serie, scrittore comico-satirico e StandUp Comedian.

Perché questa mini-serie e perché proprio la figura di Mussolini?

”In Italia, almeno secondo noi, c’è ancora un problema di fascismo latente irrisolto che è molto legato alla figura di Mussolini in sé più che all’idealizzazione delle ideologie che stanno alla base del movimento che aveva creato. Mussolini – argomenta Fabbri – è diventato una specie di leggenda che ormai, in Italia, viene esaltato tantissimo come figura mitologica più che come la figura storica che è stata. Questo, per noi, è un processo abbastanza interessante perché da autori satirici, nel momento in cui qualcosa diventa mitologia si presta assolutamente ad essere sbeffeggiata. Il nostro intento – sottolinea – era quello di provare ad accontentare i vari nostalgici che ripetono in continuazione ‘ah, se tornasse Mussolini… ah se ci fosse Mussolini le cose andrebbero diversamente…’: abbiamo provato a usare il suo personaggio come specchio per raccontare quello che sarebbe successo secondo noi se, effettivamente, ci fosse la minima possibilità che quel Mussolini lì,tornasse in vita”.

Quanto e se ha influito sul vostro lavoro ‘Lui è tornato’, best seller di Timur Vernes, divenuto anche un film, in cui si immagina il ritorno di Hitler nella Berlino dei giorni nostri?

“E’ stata una suggestione molto forte – racconta ancora Fabbri-. Nel periodo in cui noi cominciavamo a pensare alla possibilità di realizzare una cosa del genere ci è capitato sotto mano il libro. E chiaramente ci ha toccati, anche se poi ci siamo ispirati soltanto alla possibilità dell’impatto che avrebbe avuto anche in Italia il ritorno della figura del dittatore: fondamentalmente, il punto di vista del libro e anche lo sviluppo della trama e anche il finale sono molto diversi da quello che noi ci prefiggiamo di raggiungere con la nostra storia”.

Proprio negli ultimi tempi, fatti di cronaca hanno riportato al centro della discussione il dibattito fascismo e anti-fascismo.

“I fatti di questi giorni – osserva Fabbri – purtroppo sono una conferma abbastanza triste che un certo tipo di ideologie, non è mai morto. Che il legame tra certe ideologie e certi ambienti in Italia è ancora molto forte e che, soprattutto, è molto complesso, molto poco facile riconoscere certe cose. Quello che è successo a Fermo è abbastanza significativo di tutta una serie di elementi: non è che, necessariamente, essere una persona violenta in generale porti automaticamente a rappresentare lo stereotipo del seguace di Mussolini. Certi segnali che effettivamente esistono, molto spesso non sono facili da riconoscere”.

Il fumetto sembra sia diventato il genere che, più di altri, permette di dire e raccontare quello che altri generi non raccontano ottenendo successo, soprattutto tra i più giovani.

“ Il fumetto sta vivendo un momento fortunato. Dal punto di vista prettamente commerciale è un momento d’oro: vuoi per l’esplosione dei cinecomics che portano sul grande schermo e a un grande pubblico un certo tipo di contesto narrativo, vuoi anche perché in generale, adesso, la cultura, tra virgolette, nerd e geek che ha sempre ruotato attorno al fumetto, è uno dei movimenti che va molto di moda. E’ molto seguito perché è uno dei linguaggi che funziona meglio sui social. Su internet il fumetto è un mezzo che funziona tantissimo. Poi, dall’altra parte, i fumetti hanno ancora un regime editoriale molto vario e molto libero rispetto ad altri media. Non avendo ancora assunto un’importanza così fondamentale dal punto di vista della comunicazione di massa, sono un mezzo che viene tenuto molto meno sotto controllo rispetto a mezzi di comunicazione come i giornali, la televisione. Lì gli editori sono molto più sotto pressione della politica, dei vari poteri economici, della pubblicità mentre il mondo del fumetto, da questo punto di vista, è ancora molto, molto libero, ed è molto facile trovare opere di autori molto bravi che riescono a fare dei fumetti che, da punto di vista dell’opera, sono dei capolavori e dal punto vista dei contenuti riescono ad essere anche molto profondi”.

Soddisfatti di come sta andando la vostra serie? Vi aspettavate proteste come quella avvenuta a Romics a aprile?

“Abbiamo superato, come vendita in edicole, fumetterie e librerie, le 25.000 copie. Siamo molto soddisfatti, è una bella cosa. Quanto alla protesta, in realtà una protesta ce la aspettavamo, sarebbe stato anche il minimo: una protesta del genere no. Il diritto a protestare lo hanno tutti ma quella non è stata una protesta – puntualizza Fabbri – : tecnicamente è un atto vandalico, ci sono stati anche dei danni a scapito della casa editrice. La cosa che ci fece piacere, all’epoca, non fu che il fatto salì agli onori della cronaca, ma che fu marcato molto bene sui media che si trattava di un atto vandalico ad opera di fascisti, cosa che è stata scritta tantissimo, dove sono uscite le notizie, cosa che di solito invece non avviene. Anche questo fa parte del dibattito sul fascismo in Italia e va bene che il nostro fumetto sia accompagnato da un certo tipo di cronaca. Siamo contenti anche perché avendo venduto, sino ad ora, così tante copie, ci aspettiamo un buon riscontro anche per tutta la serie. Sappiamo già che a livello commerciale – conclude – abbiamo i soldi per fare la prossima serie che ci verrà in mente, insomma”.

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