Fumetti
Elogio a Corto Maltese: Il ritorno di un gentiluomo di fortuna
Indossava un lungo cappotto nero, di quelli con i bottoni dorati. Una camicia bianca ma vissuta, un orecchino ad anello all’orecchio sinistro. Che fosse un marinaio lo si intuiva ma l’origine del cappello da Capitano della Guardia restarono un mistero. La prima volta che ci incontrammo – che io incontrai lui, a dire il vero – era una strana e fredda notte di giugno in una città di mare più meretrice che mai. Qualcuno però, giustamente, l’ha scritto che di notte si incontrano gli eroi ed i furfanti.
Corto Maltese lo si incontra per caso. E’ sempre così. Il caso diventa destino ed anche se mai te ne verrà fatta richiesta, deciderai di partire con lui. Il tempo del viaggio non ha importanza. Il marinaio scomparirà, prima o poi, e non resteranno che voci su vecchie cartoline affrancate in Spagna. Il mondo è una palla d’acqua e terre che si somigliano tutte. La Melanesia è ad un colpo di vento ed acqua dall’Orinoco, Venezia ha dei bei sogni e Borja è il caldo del Perù. Ho imparato che vi sono amori che logorano e, benché ne arrivino altri diversi ma ugualmente intensi, non sarà più la stessa cosa. Le longitudini, come le latitudini, cambiano di continuo su vecchie mappe scarabocchiate ma qualcuno a cui porgere una mano ci sarà sempre.
A ventisette anni dall’ultima pubblicazione del fumetto ed a vent’anni dalla dipartita di Hugo Pratt, Corto Maltese ci racconta una nuova avventura – Sotto il sole di mezzanotte – per mano di Juan Díaz Canales e Rubén Pellejero, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore. Immagino che la gestazione di quest’impresa – crescere i figli d’altri non è mai semplice – sia maturata tempo fa ma proprio come è con i marinai romantici, arrivano sempre quando vi è più bisogno di aver salva la vita o di una sigaretta Gariban Negros.
Corto è un amico che servirebbe a tutti. Appare d’improvviso e poi va via. E’ deludente, l’abbandono. Qualcosa però resta. Cosa? L’anelito del viaggio, la bellezza di partire, di sentirsi a casa ovunque vi sia una tavola imbandita o un cielo stellato a far da coperta. L’essere diventati adulti con il viso sporco di acqua salata e vento.
Apparirò, in queste mie storte e claudicanti parole, insipido ma io questo ho imparato e questo dico. In tempi particolarmente difficili, dove i mari son sepolcreti e i viaggi son disperazione, c’è bisogno di una viaggiatore di vita e non di necessità. Vi è il vitale bisogno, a dispetto delle interminabili tirate di monologhi di morte sulle reti unificate, di mettere a capitale fruttifero il meravigliarsi e l’eroismo. Scegliere gli uomini e le donne in base alle nostre esperienze personali e non in funzione della parte di muro dalla quale si trovano. Abbiamo bisogno di essere realisti senza dimenticarci l’altruismo ed il sogno e, soprattutto, che il mondo non è poi così grande come vogliono raccontarci. Basta una goletta ed un sorriso beffardo, fronte al sole, per una ballata con un gentiluomo di fortuna.
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