Fumetti
“Come la gente normale”, la generazione Y secondo Hartley Lin
Non è cosa semplice raccontare la generazione dei millennial, perché siamo (ne fa parte anche chi scrive) una generazione che è costretta a seguire le dinamiche velocissime della società alla quale appartiene con una mentalità che la rende probabilmente non ancora pronta a sostenere il peso della quantità smodata di responsabilità che è costretta ad assumersi giorno dopo giorno. Sono gli atteggiamenti culturali della generazione che ci ha preceduto ciò che ci ha sempre fregato, perché è come se il nostro corpo fosse qua mentre il nostro cervello trenta anni indietro a causa dell’influsso subito proprio per colpa di quella.
In un modo arguto prova però ad effettuare questo complesso racconto Hartley Lin con Come la gente normale (tit. or. Young Frances), suo graphic novel d’esordio (pubblicato precedentemente a puntate sulla rivista Pope Hats e da noi edito da Edizioni BD), focalizzandosi sulla vita di Frances Scarland, giovane paralegale alla quale le cose accadono e basta. Perché d’altronde Frances è così, vive la sua giovinezza senza esserne realmente consapevole, ossessionata dall’impossibilità di comprendere il perché continui a svegliarsi la mattina per affrontare un lavoro che, in realtà, non ama né capisce fino in fondo.
Ecco perché Lin centra il punto: il suo ritratto è tanto statico quanto dinamico, muove pensieri e ansie nello stesso istante in cui mostra una delle strettissime vie possibili per la felicità. E ad amplificare ancora di più questo moto immobile, ci sono poi due altri personaggi fondamentali, concepiti dal fumettista canadese con maestria sia dal punto di vista stilistico sia da quello caratteriale: da una parte Vickie, l’amica del cuore, l’unica in grado di ascoltare e anticipare Frances, suggerendole quelle che potrebbero essere le scelte migliori per la sua vita privata, dall’altra Marcel Castonguay manager voluminoso e dai modi stravaganti con il quale si crea un rapporto che lascia spesso spazio ad ambiguità e sottili incomprensioni.
Quello che però Lin riesce perfettamente a cesellare più di ogni altra cosa è un mondo fatto essenzialmente di abitazioni e uffici. Un mondo in cui non esiste la pienezza delle emozioni e nel quale è difficile farle fuoriuscire nello stesso modo in cui è complicato poter esistere all’esterno della propria dimora o dello spazio incasellato nelle intercapedini di un grande palazzo.
C’è un desiderio fondamentale in Come la gente normale, ed è quello che tutta una generazione mette in bocca a Frances: “Vorrei solo avere quella cosa che tutti gli altri sembrano possedere. Quella verità su loro stessi… Che permette di tuffarsi con grazia nel mondo”. Il problema è che in realtà nessuno la possiede, ma alcuni sono solamente bravi a far apparire che sia così. Ma allora dove sta la felicità? Probabilmente e semplicemente in un abbraccio, gesto fisico e simbolico al quale la nostra protagonista darà un valore speciale facendoci capire che anche per noi (soprattutto di questi tempi) sembra sia possibile trovarla solo e unicamente lì.
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