Fumetti

Cari colleghi, “Salvezza” ci salverà?

13 Giugno 2018

Dopo tutto questo discutere su chi ha vinto e chi ha perso politicamente nella disfida dell’Aquarius, che a parere di chi scrive è brutto  (e poco utile) quanto fare i sondaggisti sul gradimento sulla pena di morte dopo gli attentati, quel poco (o tanto) di dignitoso che ci resta, forse possiamo ritrovarlo tra le pagine di un fumetto. O, per dirlo in maniera più a là page, di un’opera di graphic journalism pubblicata il mese scorso da Feltrinelli Comics, Salvezza, del duo siciliano Marco Rizzo (ai testi) e Lelio Bonaccorso (ai disegni).

Dignità del mestiere giornalistico, dignità di esseri umani. I due, volendo capire e conoscere meglio, hanno fatto ciò che si deve fare in questi casi. Che è, semplicemente, alzare il culo dalla sedia e mettere le mani, i piedi e tutto ciò che possa essere utile alla bisogna, in quello che volevano investigare. Né più e né meno di quello che tanti altri giornalisti d’inchiesta hanno fatto prima di loro.  E, come tanti prima di loro, ad un certo punto della storia, si sono trovati a dover dismettere il ruolo di semplici osservatori/narratori e a dare una mano.

Oggi, nell’oggi devastato da piccoli e grandi egoismi tutto ciò sembra straordinario, mi rendo conto. Oggi che siamo abituati a scrutare talk show, post, tweet e istagram per far finta di capire come va il mondo, invece che attaccarisi i scappi stritti e cuminciari a caminari*, come diceva un vecchio politico di mia conoscenza riguardo alla sua attività.

Il libro non è nient’altro che la cronaca fedele, quasi notarile, di ciò che è accaduto ai due nelle tre settimane a bordo dell’Aquarius  e per questo è inutile, da parte mia, provare a farne una sintesi, una recensione in testo di ciò che non può filtrare se non dal combinato disposto (più che egregiamente) di testo e disegno. Quanto scrivo è solo un invito alla lettura.

E anche un invito a prendere esempio da loro e dal loro consumare suole di scarpe piuttosto che fondi di occhiali e di pantaloni, a forza di star seduti a scrutare il mondo dalle nuove palle di vetro che sono diveuti gli schermi degli smartphone o dei pc che compulsiamo freneticamente. Chissà che non si riesca a fare meglio, il nostro bistrattato mestiere. E a rendere migliore il mondo che ci circonda, cosa che dovrebbe essere il nostro impegno, non solo come giornalisti, ma come esseri umani.

*legarsi bene le scarpe e cominciare a scarpinare. Legandole bene si evitava il rischio di perderle, nei lunghi chilometri  fatti tra manifestazioni, comizi e incontri vari.

 

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